01 Silent Mobius QD Vol4

Dopo un articolo introduttivo ed una recensione del Vol. 1 prima e del Vol. 2 poi, nell’ormai lontano 2017 mi dilungavo in un poco lusinghiero commento del terzo volume del mangaSilent Mobius QD”, sequel di quel gioiello del 1989 che risponde al nome di “Silent Mobius”. L’autore di entrambi è Kia Asamiya (coadiuvato dallo Studio Tron), mangaka che ha segnato gli anni ’80 e ’90 con opere che hanno certamente contribuito al successo del fumetto giapponese nel mondo ma che non sembra essere stato in grado di rinnovarsi e trovare una propria via artistica una volta sopraggiunto il nuovo millennio.

E’ veramente difficile non considerare “Silent Mobius QD” un  fallimento. Anche volendo porre in “Silent Mobius QD quel tanto di fiducia da escludere a priori che sia un manga nato solo per una becera operazione commerciale, resta il fatto che un fumetto, presumibilmente nato con l’intenzione di richiamare e rinnovare i fasti di un’opera fondamentale come “Silent Mobius”, è stato incapace di sfruttare appieno tutte le potenzialità offerte dal plot originario.

E’ evidente che i tempi sono cambiati rispetto al 1989. L’ambientazione cupa e con evidenti citazioni all’immaginario generato dal film “Blade Runner” che era cuore pulsante in “Silent Mobius”, ha ormai fatto il suo tempo e necessita di essere profondamente rinnovata come, del resto, ha fatto quella perla di “Blade Runner 2049”. Nelle tavole di “Silent Mobius QD” si avverte il tentativo di reinterpretare in modo innovativo tale aspetto ma i risultati non sono stati positivi. Gli sfondi estremamente semplici non conquistano e impallidiscono al confronto di quelli complessi e curatissimi di “Silent Mobius”. Il senso di angoscia ed oppressione è perso senza che al suo posto si sostituisca un contesto altrettanto convincente.

La semplicità degli sfondi si appaia con quello dei personaggi. Lo stile di Kia Asamiyasi è certamente evoluto ma più per seguire la moda attuale focalizzata sull’essenzialità del tratto che per creare qualcosa di innovativo ed originale. Il risultato genera protagonisti anonimi, incapaci di bucare le vignette per conquistare il lettore. Offuscati da un design privo di dettagli significativi, i personaggi risultano scialbi in confronto alla complessità ed alla ricchezza di particolari mostrata in ogni singola vignetta che, soprattutto nei capitoli finali, aveva caratterizzato “Silent Mobius”. Ciò è tanto vero che nemmeno quando entrano in scena alcuni dei vecchi personaggi il lettore riesce ad emozionarsi come avrebbe dovuto.

Ciò premesso, “Silent Mobius QD” resta un prodotto di qualità, spesso superiore graficamente a quanto generalmente proposto dal fumetto nipponico, troppo spesso compromesso da ritmi di pubblicazione inumani per poter proporre disegni precisi e dettagliati. La marcia in più è certamente garantita dall’esperienza di Kia Asamiya, un maestro capace di dare un anima anche ai progetti come “Silent Mobius QD”, opera in cui, probabilmente, egli stesso non ha mai creduto fino in fondo.

Da appassionato, nonostante avessi fin quasi subito espresso un poco lusinghiero giudizio, non ho potuto esimermi dall’acquistare tutti i volumi di “Silent Mobius QD” in quanto omaggio ad una serie storica che ho assai amato. Ciononostante, resta viva la delusione per aspettative tradite e uno spreco di potenzialità indiscusse. Benché non sia in grado di giudicare la storia narrata, anche i lettori giapponesi devono aver cassato senza appello “Silent Mobius QD” la cui pubblicazione, dopo lunga attesa  e ritardo, si è conclusa già col quinto volume.

Viene messa così fine ad un’opera dimenticabile che dubito lasci vuoti esistenziali nei lettori ma che ha l’indiscusso pregio di incentivare ed incoraggiare la (ri)lettura di “Silent Mobius”.