Appoggiandomi al sito JList (www.jlist.com) ho potuto acquistare on line il primo volume di “Silent Mobius QD” di Kia Asamiya. Per maggiori dettagli, vi rimando all’articolo precedente sull’argomento dalla cui lettura immagino non sia difficile intuire il mio entusiasmo per l’opera suddetta. Dopo qualche settimana di spasmodica attesa, è infine arrivato il tanto desiderato pacchetto che ha prontamente svelato il piccolo tesoro in esso contenuto.

Il volumetto si distingue subito per le dimensioni inusuali. Esso, infatti, è un 20×15 centimetri e, conseguentemente, si presenta decisamente più grande della maggioranza dei tankobon pubblicati in Giappone. Questo permette con maggior facilità di apprezzare le qualità grafiche delle tavole e la maestria di Asamiya nel disegno.

Essendo per me il Giapponese una lingua assolutamente sconosciuta, non posso esprimere alcun giudizio sulla storia narrata perciò sono costretto a limitarmi ad ammirare i disegni contenuti nel volumetto in attesa di una pubblicazione italiana che, se mai avverrà, avrà il vantaggio di essere in Italiano ma, temo, non potrà competere con la qualità di stampa dell’originale.

Sulle doti artistiche di Kia Asamiya non credo ci sia molto da dire. Ovviamente si tratta di giudizi estetici strettamente personali ma, per quanto mi riguarda, è uno degli autori giapponesi da me preferiti perciò non posso che subire l’incanto di ogni suo disegno. L’arte grafica mostrata in questo volumetto di “Silent Mobius QD” è quella moderna e tagliente sviluppata dal mangaka negli ultimi anni e che ha consolidato uno stile originale e prontamente riconoscibile che, personalmente, apprezzo molto.

I dettagli delle figure e del vestiario sono come sempre eccellenti e molto accattivanti ma è soprattutto il taglio delle vignette a dare una tale sensazione di dinamicità e rapidità da mozzare il fiato nelle scene d’azione.

Il mio giudizio, però, non è pienamente positivo. L’ambientazione risulta molto diversa da quella della serie originaria. “Silent Mobius”, infatti, traeva ispirazione ed era chiaro omaggio al film “Blade Runner“ di Ridley Scott. Ciò si traduceva principalmente in una storia ambientata in una Tokyo cupa e desolante, sovrappopolata e piagata da piogge acide persistenti. “Silent Mobius QD”, al contrario, mostra tessuti urbani così moderni, puliti e luminosi da essere asettici, stranianti ed apparentemente quasi disabitati. Ciò non è un male in sé, avrà sicuramente una spiegazione a livello di trama. Il problema è che ciò si associa a tavole dagli sfondi poco dettagliati o comunque lasciati a secondaria importanza, spesso coperti da onomatopee di grandi dimensioni e troncati da vignette ipercinetiche. La sensazione che tutto ciò mi ha dato è che Kia Asamiya si occupi dei soli personaggi, probabilmente in molti casi dei soli volti, lasciando il resto del lavoro ai propri collaboratori. Il risultato di ciò è un forte calo della personalità delle tavole e del lavoro complessivo con conseguenze che, credo, penalizzeranno “Silent Mobius QD” nel suo complesso.

Quanto precede è un giudizio ovviamente personale estrapolato sulla visione del primo volume di un’opera che certamente ne includerà parecchi di più. La qualità del lavoro resta eccelsa perciò la miglior cosa da fare è godersi il ritorno di “Silent Mobius” ed ammirare l’arte del suo autore.