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Il tempo scorre ed ecco andare in stampa anche il secondo volume di “Silent Mobius QD”. Per le ragioni già raccontate negli articoli precedenti, è per me impossibile esimermi dall’acquisto di un tale tankobon a causa della mia passione per “Silent Mobius” ed il suo autore Kia Asamiya. Restano in ogni caso confermate le perplessità da me precedentemente espresse sul seguito di questo manga negli anni ’90 che tanto efficacemente incarnò una fantascienza cupa e mistica simile a quella mostrata nel film “Blade Runner” di Ridley Scott.

La pubblicazione di “Silent Mobius” durò dieci anni. Un decennio in cui, in un processo simile a quello realizzatosi nel caso di “Ah! My Goddess” di Kosuke Fujishima, lo stile, il disegno e le capacità narrative del suo autore, Kia Asamiya, migliorarono esponenzialmente. Le prime tavole di “Silent Mobius” sono profondamente diverse da quelle dei capitoli finali della saga. È, in particolare, la qualità nel disegno dei personaggi e delle ambientazioni a lasciare meravigliati e ad affascinare un lettore trascinato in un modo fantascientifico in cui magia e tecnologia si fondono per combattere pericolose entità paranormali. Quel che più mi lascia interdetto è la perdita di tutto ciò in “Silent Mobius QD”. Se risulta un poco più accettabile che i volti dei personaggi abbiano subito un’evoluzione (forse) mirata ad aggiornarne il look, la semplicità e la pochezza degli sfondi e del dettaglio generale appare veramente ingiustificabile considerando le eccellenze raggiunte dalla serie originale.

Come in passato non sono in grado di giudicare la qualità della storia. Mi è impossibile dire se “Silent Mobius QD” sia un prodotto valido o un bieco tentativo di parassitare commercialmente la notorietà di un’opera del passato. In egual modo non so dire se Kia Asamiya creda veramente nel progetto oppure se gli sia stato imposto dagli editori o, ancora, lo abbia elaborato perché incapace di inventare qualcosa di nuovo. Comunque sia, sfogliare il secondo volume “Silent Mobius QD” significa avere conferma delle impressioni date dal primo. Kia Asamiya non sembra impegnarsi molto nella realizzazione delle tavole che, salvo per quanto concerne i volti, appaiono lasciate alla buona volontà degli assistenti privi, tra l’altro, di un coordinamento attento.

Tutto ciò, però, non deve fuorviare più di tanto. “Silent Mobius QD” resta un prodotto di qualità nettamente superiore a quanto comunemente proposto dal fumetto nipponico. Mercato nel quale troppo spesso i ritmi di pubblicazione inumani vanno a discapito della qualità narrativa e grafica. Kia Asamiya si conferma un maestro capace di dare vita a personaggi accattivanti e contesti coinvolgenti da cui è un piacere lasciarsi conquistare soprattutto se spinti dall’onda della nostalgia per la prima serie di “Silent Mobius”.