Masamune Shirow è uno dei miei fumettisti ed illustratori giapponesi preferiti. La mia passione per questo artista è nata con la lettura dei suoi manga arrivati in Italia agli albori degli anni ’90 grazie a Granata Press prima ed a Star Comics poi. I suoi lavori sono immediatamente riconoscibili non solo per lo stile originale ed estremamente dettagliato ma anche per le trame complesse ed affascinanti che hanno, a pieno titolo, rinnovato e ampliato esponenzialmente quel mondo immaginifico che porta il nome di cyberpunk. Con tale background, la trasposizione animata delle sue opere è stata inevitabile e copiosa e, benché non tutto abbia portato a risultati soddisfacenti, è col materiale offerto dalle opere di Shirow che grandi autori hanno dato vita ad opere immortali che hanno contribuito come non mai al successo internazionale dell’animazione giapponese ed alla sua consacrazione quale opera d’arte. Basti allo scopo citare “Ghost in the Shell” di Mamoru Oshii, film d’animazione che, grazie a questo talentuoso regista, è a tal punto entrato nell’immaginario collettivo da meritarsi una recente trasposizione dal vivo con Scarlett Johansson nei panni del Magg. Motoko Kusanagi.
Se le principali opere di Masamune Shirowhanno ormai assunto vita autonoma rispetto al loro autore tanti sono i progetti che li riguardano (è recentemente stata annunciata una serie in CGI per “Ghost in the Shell”), il loro creatore vive in una sorta di limbo da circa vent’anni. Masamune Shirow sembra essersi completamente alienato dal mondo del fumetto restando attivo solo come illustratore, ambito in cui ha concentrato le proprie forze. Pioniere nell’utilizzo di nuovi strumenti digitali, Shirow è diventato un maestro nell’uso delle tavolette elettroniche ove il disegno a mano si congiunge ad illimitate potenzialità pittoriche e grafiche. Tutto ciò ha fatto letteralmente esplodere l’estro di Shirow permettendogli di superare barriere visive che sembravano insormontabili. Non è, però, tutto oro quel che luccica. L’autore ha inaspettatamente deviato sul genere hentai il cui punto di forza non è certamente la varietà di soggetti o la resa grafica. Se ciò non bastasse, il massiccio uso del digitale consente di replicare all’infinito una stessa immagine variandola solo per alcuni dettagli. Così facendo è evidente quanto facile diventi creare il materiale necessario alla pubblicazione di libri d’illustrazione. Non voglio sembrare eccessivo ma mi sembra doveroso segnalare che, da ormai vent’anni, un estimatore di Masamune Shirow come me debba prendere atto di un talento oggettivamente sprecato e rassegnarsi a pubblicazioni dedicate alla sua arte non sempre all’altezza delle aspettative.
In tale contesto, approdo sicuro è l’ormai storica collana “Intron Depot”. Pubblicato ad inizio anni ’90, “Intron Depot” è stato il primo volume dedicato alle illustrazioni di Masamune Shirow ed è diventato capostipite di una lunga genia di volumi che hanno raccolto le immagini realizzate dall’autore nel corso della sua carriera. Proprio su questo blog ho avuto occasione di parlare di Intron Depot 8 “Bomb Bay” e di Intron Depot 9 “Barrage Fire”; sono ora qui a mostrare l’ultimo nato della collana: Intron Depot 10 “BloodBard”.
Intron Depot 10 “BloodBard” raccoglie le illustrazioni realizzate da Masamune Shirow dal 2004 al 2019 e si distingue nettamente dai precedenti volumi in quanto l’autore si cimenta in un genere a lui decisamente nuovo. Se, infatti, gran parte delle opere di Shirow sono a tema fantascientifico, Intron Depot 10 “BloodBard” è una raccolta di immagini i cui soggetti appartengono al genere fantasy/horror.
Devo riconoscere di aver assai apprezzato questa incursione di Masamune Shirow in una materia a lui non particolarmente congeniale e ritengo il risultato nettamente superiore a quanto offerto dai più recenti volumi della citata collana. Intron Depot 10 “BloodBard” non è immune dalla piaga rappresentata dall’inutile riproduzione del medesimo soggetto in infinite varianti create con il facile ausilio della tecnologia. lo stesso Shirow sembra incapace di trattenere la componente erotica dei propri personaggi femminili entro una soglia più contenuta. Ciò premesso, l’originalità delle tavole, la maturità dei soggetti rappresentati e gli espedienti visivi creati rendono ogni illustrazione un tripudio di suggestioni che determinano nell’osservatore emozioni fra loro contrastanti. Il tema horror applicato anche a soggetti femminili dai corpi conturbanti gioca un ruolo fondamentale in questo inaspettata dualità di sensazioni.
Tutto ciò detto, nonostante alcune ombre del volume, Intron Depot 10 “BloodBard” rivela alla massima potenza le qualità artistiche di Masamune Shirow che si esprimono in tavole tanto complesse quanto dal livello di dettaglio sorprendente. Mi pare giusto soffermarmi su un esempio che mostra al meglio tutto quanto fin cui detto.
La qualità del libro è, infine, eccellente sia per quanto concerne lo spessore e la consistenza della carta che per la precisione e lucentezza della stampa.
Concludo consigliando l’acquisto di Intron Depot 10 “BloodBard” a tutti i fan di Masamune Shirow segnalando quest’ultimo volume come il migliore fra quelli pubblicati negli ultimi anni per la collana a cui appartiene.