Come anticipavo nel precedente articolo da me stilato ad introduzione del mio quarto viaggio in Giappone svoltosi a cavallo di maggio e giugno di quest’anno, ho preso albergo a nord di Akihabara. Le ragioni sono semplici, godere della comodità di alloggiare a due passi dal quartiere per eccellenza dedicato ai Nerd come me ma senza essere ammorbato dal quartiere stesso e dai suoi frequentatori. Pensate questa scelta evidenzi una contraddizione in termini? Avete ragione! Il motivo è che sono un Nerd che si rifiuta di accettare fino in fondo la propria natura.
Tutto ciò premesso, il mio albergo si è dimostrato ottimamente posizionato non solo rispetto ad Akihabara ma anche per altre ragioni. Prima di tutto mi sono quasi inconsapevolmente ritrovato a pochi passi dalla linea Yamanote, l’unica fra le metropolitane di Tokyo ad essere compresa nel Japan Rail Pass e, quindi, utilissima per spostamenti gratuiti. In secondo luogo, mi sono ritrovato vicino al Parco di Ueno nonché a breve distanza dal Tokyo Dome e dal quartiere di Asakusa; come avrò occasione di raccontare, queste sono state mete di affascinanti passeggiate per le vie di Tokyo. Se ciò non bastasse, aggirandomi nei dintorni dell’albergo, ho scoperto che, appena fuori la vicina fermata di Okachimachi della linea Yamanote, si estende il mercato di Ameya Yokocho. Esso si sviluppa lungo due strade principali e convergenti nonché sotto la stessa linea Yamanote che, essendo sopraelevata, consente a ristoranti e negozi di ramificarsi in mille forme e colori sotto i binari della citata metropolitana, appoggiandosi ai piloni che reggono la stessa ed occupando ogni spazio disponibile fra le due massicciate. Il risultato è un affascinante labirinto al limite della follia, reso ancor più originale e vivace dalle pittoresche bancarelle ove è venduta ogni sorta di prodotto.
Il folclore visibile nel mercato di Ameya Yokocho, soprattutto per quanto concerne l’abbigliamento, è dovuto alla nomea di illegalità che ancora aleggia fra le strade e cunicoli dell’area dove sorgeva l’ultimo mercato nero di Tokyo alimentato, nell’immediato dopoguerra, da mercanzie americane di dubbia origine. All’incrocio delle due vie principali che compongono Ameya Yokocho, è collocato un’originale monumento dedicato al luogo di nascita di Tohoku Joetsu Shinkansen; non so dire altro sull’argomento se non che un affare del genere poteva trovare spazio solo in Giappone.
È di notte che, a negozi chiusi, il mercato di Ameya Yokocho cambia radicalmente aspetto abbandonandosi ai numerosi ristoranti e piccoli locali che lo abitano. Affollato di turisti e di impiegati finalmente liberi dagli impegni lavorativi, i chiassosi camerieri che animano gli stessi diventano accaniti cacciatori di clienti mettendosi in divertente concorrenza con i loro colleghi dirimpettai. I tentativi di persuasione, per lo più vocali, sono assai divertenti ma non aspettatevi comportamenti molesti e fastidiosi come spesso avviene nel resto del mondo, si tratta sempre di atteggiamenti molto rispettosi come si confà alla natura giapponese.
A conferma del generale rispetto giapponese per luoghi e comunità, non crediate che il mercato di Ameya Yokocho sia un luogo di caotico disordine a qualunque ora. Al contrario, i ristoranti chiudono improrogabilmente a mezzanotte e tutti tornano (più o meno) compostamente alle loro case. È così che il mercato acquista una sua terza dimensione nel tempo e nello spazio, trasformandosi in un luogo completamente diverso rispetto a come si mostra di giorno e nelle prime ore serali.
Vorrei dedicare due parole finali ai ristoranti del mercato di Ameya Yokocho che, come facilmente intuibile, sono numerosi, assai vari e generalmente (ma non sempre) a buon mercato considerando la vocazione da “mercato delle pulci” di tutto l’area. Ovviamente non posso certo vantarmi di averli provati tutti ma il fatto di avere l’albergo a poca distanza mi ha certamente incoraggiato a vivere i dintorni anche da questo punto di vista. Mi divertirò ad elencare alcuni ristoranti qui di seguito premettendo che non tutti sono propriamente all’interno degli spazi del mercato di Ameya Yokocho poiché mi sono dedicato anche a quelli lungo le strade che mi riportavano in hotel.
Appena arrivato a Tokyo e lasciate la valige in albergo, le gambe mi hanno condotto in direzione del mercato di Ameya Yokocho. Lungo la strada mi sono imbattuto in un Izakaya dove sono entrato per un primo e lungamente agognato contatto con la cucina giapponese. Il locale non ha nulla di particolare che lo differenzi da altri simili ma mi ha accolto con garbo e riguardo in un momento in cui, stanco per il viaggio ed il fuso orario, avevo bisogno di coccole e di un paio di fresche birre rigeneranti.
Collocato in una delle direttrici principali del mercato di Ameya Yokocho, Kyushu Ramen Motomaru è un piccolo ristorante dedicato principalmente ai Ramen, specialità nipponica di cui sono grande estimatore. Come tradizione impone, si mangia al bancone ammirando i cuochi preparare al momento la pietanza ordinata.
Quale esempio di chiassoso ristorante aggrappato ai binari della metropolitana, cito quello che penso sia fra i protagonisti più fulgidi delle notti di Ameya Yokocho ma di cui non conosco il nome e di cui ho recuperato a fatica la posizione su Google Map non essendo espressamente citato neanche in quest’ultima sede. Grazie alle sue mille luci, i tavolini esterni e gli agguerriti camerieri, è davvero difficile passare nella zona senza accorgersi della presenza di questo ristorante. Nel caso non resistiate alla tentazione di fermarvi, prestate un poco di attenzione ai prezzi in quanto più alti della media locale.
Sono un grande appassionato di cucina giapponese che, come ho già avuto modo di dire in altre sedi, è molto più varia di quanto la moda italica del sushi/sashini ci faccia credere. I piatti con o a base di carne sono innumerevoli ma resto un occidentale fin nel midollo perciò devo ammettere che, sul finire della mia vacanza nipponica, la voglia di carne alla griglia con patate era alle stelle. Se doveste vivere lo stesso desiderio nel corso del vostro viaggio, Tokyo non lesina modi per saziare tale fame ma vorrei comunque segnalarvi Tokyo Butchers With Okachi Beer Lab che è venuto in soccorso al sottoscritto nel momento di maggior bisogno. Senza dimenticare le proprie origini giapponesi, con uno stile europeo che, però, non scimmiotta i pub inglesi o i BBQ americani, Tokyo Butchers è veramente un ottimo posto dove ritrovare i piaceri di casa non solo legati alla carne alla griglia ma anche alla birra artigianale. Quest’ultima, spillata sul posto, è prodotta dal birrificio Okachi che, come mi hanno detto e fa intuire il nome, ha sede a poca distanza dalla stazione di Okachimachi.