37 Oshima Island

Il 2019 è stato caratterizzato dal mio quarto viaggio in Giappone dopo quelli del 2015, 2016 e 2017. Fulcro dell’intera vacanza sono certamente stati i giorni trascorsi nello Shimanami Kaido. Nei precedenti articoli ho raccontato la mia prima esperienza in Shinkansen e quanto da me vissuto ad Onomichi e Imabari, le due cittadine in cui ho alloggiato nei giorni passati nello Shimanami Kaido. Quest’area è nota per essere il paradiso dei ciclisti giapponesi grazie a sette ponti che, unendo sei grandi isole, creano un circuito interamente ciclabile lungo settanta chilometri. Entro ora nel vivo dell’esperienza parlando dell’isola di Oshima, la prima da me visitata e certamente quella che ha lasciato in me i ricordi a cui sono più affezionato.

L’isola di Oshima è la più vicina ad Imabari ed è collegata alla terraferma grazie al Kurushima Kaikyō Bridge, lungo poco più di 4 chilometri. Il ponte è diviso in tre sezioni sospese sul mare le cui due torri centrali poggiano sulle isole di Ma e Mushi. Al Kurushima Kaikyō Bridge si accede in bicicletta partendo dal Sunrise Itoyama, una struttura polifunzionale che funge da hotel, ristorante, centro informazioni e punto panoramico. Prendendo l’autobus alla fermata davanti alla stazione ferroviaria di Imabari, ho raggiunto il Sunrise Itoyama in circa mezz’ora. Qui ho preso una bicicletta al noleggio pubblico che si trova all’esterno del complesso ed ho iniziato la mia avventura. Noleggiare una bici è molto facile. Lungo tutto lo Shimanami Kaido non mancano punti di noleggio pubblici. Collocati nei pressi delle stazioni degli autobus o in vicini complessi di promozione turistica come il Sunrise Itoyama, è sufficiente compilare un form (in inglese) fornito dagli addetti per noleggiare una bici per 2.000 Yen (circa quattordici Euro). La bicicletta vi sarà messa a disposizione per tutta la giornata e potrete restituirla in qualunque punto di noleggio entro l’orario di chiusura dello stesso. Se consegnate la bicicletta nello stesso noleggio in cui l’avete ritirata, vi saranno restituiti 1.000 Yen. Il sistema è molto ben rodato ed efficiente, è solo necessario verificare in anticipo l’orario di chiusura in quanto varia a seconda della località. Quelle più frequentate come il Sunrise Itoyama chiudono alle sette di sera, altri più piccole già alle cinque del pomeriggio. Con una differenza di orari così importante, è necessario non dare nulla per scontato ed informarsi preventivamente così da poter gestire la giornata al meglio.

Presa la rampa di accesso al Kurushima Kaikyō Bridge, ho percorso l’intera lunghezza di questo ponte sospeso sul mare e le isole sottostanti. Un panorama indubbiamente notevole grazie al quale ho avuto consapevolezza dell’ambiente tropicale in cui mi trovavo. Ciò sarebbe stato ulteriormente confermato da un contatto più diretto con la fauna e la vegetazione locale dandomi l’impressione di trovarmi in una fiction ambientata nel medioevo giapponese, con pagode in legno che navigano fra decine di isole grandi e piccole.

Sceso dal Kurushima Kaikyō Bridge, mi sono goduto la vista di questo straordinario ponte da tutte le angolazioni possibili comprese quelle offerte dal piccolo paese di Yoshiumicho Fusuma che sorge proprio a due passi dallo stesso.

Devo ammettere di non aver fatto molto strada perché, proprio a Yoshiumicho Fusuma, sono incappato  quasi istantaneamente nella pescheria locale che funge anche da ristorante sui generis. Con qualche difficoltà, ho capito che mi era offerta la possibilità di riempire un cestino con il più tipico street food giapponese a base di pesce. Una volta pagato, sono stato accompagnato ai tavoli esterni in cui mi attendeva una piccola griglia dove ho potuto cuocere di persona quanto acquistato. Inutile dire che quest’esperienza del tutto inattesa mi ha entusiasmato in quanto indissolubilmente legata ad un immaginario nipponico profondamente radicato in me. Benché fossero solo le dieci del mattino, non ho rinunciato a tutto quanto il destino mi ha offerto e mi sono concesso senza indugi anche un apprezzatissimo bis.

Ho quindi iniziato l’esplorazione dell’isola di Oshima puntando verso sud. Per descriverla, non posso che far parlare le immagini. Non metto in dubbio che esistano panorami ben più suggestivi ed esotici di quelli che mi si sono parati davanti agli occhi (anche nello stesso Giappone) ma devo attirare l’attenzione sul fatto che il vero valore che ha reso l’intera esperienza indimenticabile è insito nell’intensità con cui ho vissuto quei momenti. Il viaggiare in bicicletta, in un paese così lontano, a diretto contatto con un ambiente tanto diverso ha reso il tutto straordinariamente prezioso. In un modo che nemmeno le foto possono comunicare e che è profondamente soggettivo.

Non pago di quanto gustato poche ore prima, a poca distanza da Tomoura, mi sono fermato sotto un’anonima e malmessa tettoia attratto da un’insegna che reclamizzava birra fresca e dissetante. Sedutomi ad un tavolino ho attaccato bottone con un australiano che insegnava lingua inglese a Tokyo ed ho scoperto che mi trovavo in un ristorante gestito dalle mogli di alcuni pescatori locali (giusto intenti alle mie spalle a riparare le loro reti). Qui, mosso dalla curiosità, mi si è offerta un’esperienza culinaria che temo non replicherò facilmente. In un contesto di grande semplicità, mi è stato portato un piatto di assoluta perfezione estetica e dal gusto incredibile. Ciò mi ha dimostrato ancora un volta come il Giappone sia tutto da scoprire e quanto sia essenziale non fermarsi mai alle apparenze.

Da Tomoura ho proseguito fino a raggiungere l’Hakata-Oshima Bridge, il secondo ponte dello Shimanami Kaido che unisce l’isola di Oshima a quella di Hakata. Mi sono così ritrovato sul lato opposto dell’isola, passando davanti al Murakami Suigun Museum e attraversando il paese di Miyakubo dove, oltre al panorama, sono rimasto suggestionato da enormi Koinobori appese nel porto.

Seguendo la pista ciclabile ho costeggiato il mare fino a salire in cima ad una lunga salita che mi ha portato all’interno dell’isola dove una vegetazione lussureggiante brillava al sole di metà pomeriggio.

Sono poi disceso verso la costa fino a ritornare al Kurushima Kaikyō Bridge al tramonto.

Imboccato il ponte, sono tornato al Sunrise Itoyama giusto in tempo per restituire la bicicletta a noleggio e, in autobus, sono rientrato ad Imabari. Si è così conclusa una giornata semplicemente perfetta di cui conservo, ad un anno di distanza, un ricordo intensissimo che, sono certo, non sfumerà col tempo.