Dal 31 maggio al 23 giugno 2019, si è tenuto presso la Gallery AaMo, collocata nel complesso del Tokyo Dome City, il Shoji Kawamori Expo, evento mirato a celebrare i quarant’anni di carriera di Shoji Kawamori, il vulcanico artista giapponese che ha contribuito al successo di numerosi anime ed è universalmente riconosciuto come il deus ex machina di “Chōjikū Yōsai Macross”, saga fantascientifica iniziata con l’omonima serie animata televisiva trasmessa sulle tv nipponiche nel 1982 ed arrivata in occidente rimaneggiata dagli Americani col nome di “Robotech”.
Chiunque abbia la pazienza di seguirmi sulle pagine di questo blog, ha certamente ben presente la mia smodata passione per la prima serie di “Macross” e, soprattutto, per il relativo film cinematografico “Chōjikū Yōsai Macross: Ai Oboete Imasu Ka” del 1984. A prova di ciò basti citare tutti i modelli che ho realizzato tratti da tale saga compresi i recenti VF-1J “S-Fast Pack” e VF-1S “Strike Valkyrie” SD. Sono proprio i “Valkyrie”, i caccia trasformabili caratteristici ed icona di tutte le serie che compongono la saga di “Macross”, ad essere stati creati da Shoji Kawamori che non è solo illustratore, sceneggiatore e regista ma anche e soprattutto Mecha Designer, cioè creatore di macchinari, armamenti e veicoli che sono parte predominante in ogni serie animata fantascientifica.
Date tali premesse, non stupirà sapere che non ho mancato l’occasione di visitare il Shoji Kawamori Expo grazie al fatto che nei giorni di apertura della mostra mi trovavo a Tokyo per quello che è stato il mio quarto viaggio in Giappone dopo quelli del 2015, 2016 e 2017. Non potevo assolutamente non approfittare di un colpo di fortuna così clamoroso che non solo mi ha permesso di avvicinarmi ad un artista da me amatissimo ma anche di scoprire il Tokyo Dome City ove non ero mai stato prima.
Il Shoji Kawamori Expo ha rappresentato un omaggio alla creatività dell’artista con una particolare attenzione alla sua attività come Mecha Designer. La mostra aveva fulcro in una grande area centrale con esposti i modelli di “Valkyrie” tratti dalle varie serie di “Macross” a cui Kawamori ha lavorato. Particolare enfasi era giustamente data ai VF-1 della prima serie del 1982 grazie ad un grande display collocato al centro della sala. Su di esso troneggiava una composizione assemblata con le scatole dei vari modelli da costruire realizzati sulla base dei disegni di Kawamori.
Dall’area centrale si proseguiva al cuore dell’esposizione ove erano esibiti i disegni e gli studi grafici realizzati da Kawamori. È in tali corridoi zeppi di tavole ed illustrazioni che si entrava veramente in contatto con l’estro e la maestria di un creativo veramente senza eguali. Tra l’altro ho da sempre una passione assoluta per il disegno puro incarnato dagli schizzi a matita e vederne così tanti di Kawamori è stata davvero una grande emozione. Ho anche scoperto di ignorare che quest’ultimo ha lavorato per molte produzioni da me particolarmente amate. Suoi sono, ad esempio, i “Gundam” RX-78 GP01, GP02 e GP03 del cartone animato “Gundam 0083 – Stardust Memory”(probabilmente la mia serie preferita nella lunga saga di “Mobile Suit Gundam”) o gli elicotteri della scena finale del film cinematografico “Ghost in the Shell” del registra Mamoru Oshii e tratto dall’omonimo manga di Masamune Shirow. Purtroppo, nell’area in oggetto non era possibile scattare fotografie, perciò dovrete accontentarvi delle mie parole per cogliere la portata della mostra in oggetto che, cosa buona e giusta, non ha mancato di ricostruire il tavolo da lavoro di Kawamori e tutto quanto lo ha influenzato come persona e come artista. Di seguito mostro le immagini dell’ultima ala dell’esposizione ove era possibile scattare foto ed era rappresentata una sorta di albero cronologico con riportate tutte le serie animate per cui Kawamori ha lavorato negli anni.
Molto originale era anche il tabellone ove erano riportati gli omaggi di altri grandi artisti influenzati da Kawamori o con cui hanno lavorato. Cito, uno su tutti, Hidetaka Tenjin, certamente l’illustratore che meglio ha riproposto nelle sue tavole i “Valkyrie” di “Macross” come dimostrato da volumi come “Valkyries Third Sortie”.
Non poteva mancare, infine, un piccolo shop che gadget appositamente realizzati per la mostra. Nulla di eccezionale a voler essere sinceri anche perché molto era dedicato a “Macross Delta”, recente serie a cui non sono particolarmente legato.
Concludo segnalando una cosa che mi ha colpito nel profondo rappresentandomi chiaramente quanto il lavoro artistico incarnato in un cartone animato possa essere tanto universale da influenzare profondamente la fantasia e le passioni di persone tanto distanti. Quando ero ragazzo, sui 15 o 16 anni circa, ero un alacre disegnatore e mi piaceva moltissimo prendere come soggetto i personaggi o i robot degli anime che più mi piacevano. Preziosissima fonte di illustrazioni era la rivista giapponese “New Type” che, agli inizi degli anni ’90, era miracolosamente acquistabile nei negozi specializzati sorti a Milano sull’onda della riscossa che i fumetti nipponici stavano vivendo. Proprio una di queste copertine, dedicata al citato “Gundam” RX-78 GP01 “Zephyranthes”, fu da me usata come soggetto di un disegno che ho ancora oggi appeso in casa. E’ stato proprio grazie al Shoji Kawamori Expo che ho scoperto che quell’illustrazione fu disegnata proprio da Kawamori determinando un legame emotivo profondissimo che è difficile spiegare a chi certe cose non le ha vissute.
L’immagine in questione suscita ancora in me una fortissima attrazione tanto che non ho mancato di acquistare la maglietta che la riproduce e che era in vendita nello shop della mostra.