Come dimostrano i lavori in corso sul modello Dragon di Heinkel He-162 D in scala 1/48, adoro realizzare soggetti inusuali. Come nel caso in questione, ciò mi spinge sempre più spesso verso aerei e mezzi corazzati mai costruiti, materia obiettivamente vastissima quando ci si focalizza sui progetti tedeschi della Seconda Guerra Mondiale. Non essendo, nel contempo, un abile selfmade man, per realizzare tali soggetti mi appoggio serenamente alle tante conversioni in resina offerte dal mercato come, ad esempio, quelle di Antares Models che ho usato per sostituire l’usuale motore BMW-003 con uno Jumo-004 sull’He-162 D o quella recensita nell’articolo dedicato al Me-262 “Lorin”. Sono ora a parlare della terzo ed ultimo set Antares Models in mio possesso e destinato alla realizzazione di un Me-262 W1.

Il Messerschmitt Me-262 fu il primo caccia con motori a getto ad essere utilizzato in combattimento. Rappresentò un balzo tecnologico sorprendente per l’epoca, non solo per i due motori Jumo-004 di cui era dotato ma anche per tutta una serie di espedienti tecnici unici ed all’avanguardia come, ad esempio, le ali a freccia. Il Me-262 fu oggetto di un gran numero di sviluppi, compresi alcuni destinati a diminuirne il costo produttivo. L’innovazione tecnologica, infatti, aveva costi altissimi che mal si confacevano ad un’economia di guerra.  La versione W1 del Me-262 è un ottimo esempio di quanto precede trattandosi di un modello standard in cui i due Jumo-004 sarebbero stati sostituiti con ben otto motori a pulsogetto Argus As 014. Tali motori erano gli stessi della bomba volante V-1 e sarebbero stati posizionati, quattro per lato, in posizione subalare.

Non era casuale che gli Argus As 014 fossero utilizzati per la V-1, null’altro che un drone primitivo destinato ad esplodere schiantandosi sull’obiettivo. Tali motori, infatti, erano, tecnologicamente parlando, assai semplici e, conseguentemente, economici. Gli ingegneri tedeschi dell’epoca cercarono, così, di compensare l’enorme divario esistente fra i costi di produzione della V-1 e la natura monouso della stessa. Per quale motivo equipaggiare un Me-262 con dei motori a pulsogetto? La ragione principale era di dare vita ad una versione più economica del Me-262. Un Argus As 014 aveva, infatti, costi di produzione molto più bassi di quelli necessari per realizzare uno Jumo-004 e tale divario restava tale anche montandone ben otto sullo stesso aereo. Inoltre, tale economia era conseguita con modifiche minime al Me-262 che, al contrario, avrebbe dovuto essere profondamente ridisegnato per alloggiarvi uno o più motori ad elica.

Sorge a questo punto spontanea un’altra domanda: a cosa sarebbe servito il Me-262 W1? Si possono ipotizzare due ruoli: il primo e, a mio personale giudizio, più probabile è l’uso del Me-262 W1 come bomba volante in configurazione “Mistel“. In altre parole il Me-262 W1, privo di pilota ed imbottito di esplosivo, sarebbe stato condotto da una aereo guida (magari un altro Me-262) fino ad un obiettivo contro cui sarebbe esploso una volta separatosi dall’aereo guida. Il sacrificio dell’intero velivolo sarebbe stato in parte compensato dal mancato uso dei costosi motori a getto Jumo-004. La seconda funzione è ravvisabile nel possibile divario fra il numero di Me-262 costruiti e quello di Jumo-004 disponibili. In pratica, le cellule di Me-262 in eccedenza sarebbero state equipaggiate con gli Argus As 014 permettendone l’utilizzo operativo anche se con prestazioni inferiori.

L’uso del Me-262 W1 come caccia è affascinante ma soggetto a non poche perplessità. Gli Argus As 014 erano, per loro stessa natura, soggetti a forti vibrazioni che avrebbero reso il volo instabile ed estremamente complesso per il pilota. Si sarebbe, inoltre, presentato il problema di come far decollare il velivolo. I motori a pulsogetto come gli Argus As 014 non erano, infatti, molto differenti dagli statoreattori (Ramjet) già descritti parlando del Me-262 “Lorin”. In entrambi i casi, è la velocità del velivolo a comprimere l’aria nella camera di combustione. La differenza sostanziale fra i due motori a reazione in oggetto è che nel pulsogetto il passaggio dell’aria è regolato da una valvola che sia apre e si chiude ritmicamente; la combustione dell’aria miscelata al combustibile avviene nel momento in cui la valvola è chiusa. La combustione che genera i gas propulsivi non è quindi continua come nello statoreattore ma ad “impulsi” (come il nome del motore suggerisce) con l’apertura della valvola (e conseguente ingresso di nuova aria) stimolata dal vuoto creatosi nella camera di combustione dopo l’esplosione. Non è, quindi, un caso che la V-1 necessitasse della spinta di una catapulta a vapore per iniziare a volare. Tutto ciò premesso, è evidente che il Me-262 W1 avrebbe avuto bisogno di un aiuto esterno in fase di decollo; con tutta probabilità un carrello eiettabile dotato di motori a razzo che permettesse al velivolo di raggiungere quella velocità minima necessaria all’attivazione dei motori a pulsogetto. Nulla impedisce di immaginare, anche per il Me-262 W1 quale caccia pilotato, l’utilizzo del carrello già previsto per il Me-262 “Mistel”.

Il kit Antares Models è un insieme di pezzi in resina da assemblare ed aggiungere al modello in plastica di un Me-262 standard. Dovendo le parti in resina sostituirsi agli Jumo-004, sarà certamente necessario un attento lavoro di taglio e modifica del lato inferiore delle ali. Operazione non facile che, con tutta probabilità, comporterà non pochi grattacapi perché le parti in resina entrino correttamente in contatto con quelle in plastica. Come già avvenuto per l’He-162 D attualmente in corso di realizzazione, solo al momento della costruzione del mio Me-262 W1 sarà possibile dare un giudizio circostanziato sull’effettiva qualità del set Antares Models.