Dopo i racconti delle mie scorribande ciclistiche sull’isola di Oshima e di Hakata, eccomi a tornare nello Shimanami Kaido per ripercorrere con la memoria quanto visto e fatto sull’isola di Omishima nel corso della mia vacanza in Giappone del 2019. Devo, per prima cosa, confermare che, a dimostrazione dell’intensità con cui ho vissuto l’esperienza, i ricordi di quei giorni sono ancora molto vivi in me nonostante sia passato più di un anno. Penso non si possa chiedere di più da una vacanza! Come anticipato, Omishima è stata la terza isola da me esplorata sulle due ruote ma, a differenza dei casi precedenti, non l’ho percorsa in lungo ed in largo a causa del tempo incerto e piovigginoso che condizionò inevitabilmente il programma della giornata. Preferii, per ovvie ragioni, sfruttare una ciclabile che, passando per l’interno dell’isola, mi ha condotto direttamente alle due principali attrattive del luogo: il tempio di Oyamazumi ed il porto di Miyaura.

Come ormai usuale, sono partito la mattina presto da Imabari e sono arrivato in autobus alla fermata di Omishima. Qui, come da prassi consolidata, ho trovato la stazione di noleggio pubblico dove ho preso in consegna la bici che mi avrebbe accompagnato per il resto della giornata ed ho visitato il mercatino di prodotti locali che non manca mai in questi contesti. Sarò ripetitivo e scontato ma subisco sempre il fascino delle merci giapponesi, delle loro confezioni e del modo in cui vengono esposti. Spesso, quindi, finisco per scattare foto agli scaffali. Immagini che non posso certo esimermi dal mostrare qui sotto. Non ho perso occasione di acquistare il necessario per una colazione vista mare, opportunità impreziosita dalla disponibilità di una confezione di fragole comprata ad un banchetto di un agricoltore locale.

A conclusione di questa pausa relax, prima di iniziare a pedale, sono salito in cima ad un vicino punto panoramico dove è possibile godere della vista sul Tatara Bridge, ponte che unisce l’isola di Omishima con quella di Ikuchi.

Da qui, seguendo le indicazioni ed i pannelli espressamente destinati ad orientare i ciclisti, ho imboccato la ciclabile che mi ha portato fino a Miyaura. Se ho ben compreso, la ciclabile è stata ricavata dal tracciato di una vecchia linea ferroviaria che serviva a trasportare le merci da un capo all’altro dell’isola. Ciò ha certamente favorito l’ottima resa della pista ciclabile che permette di attraversare con facilità i rilievi boscosi di Omishima.

Arrivato all’altezza del tempio di Oyamazumi, non ho perso occasione di visitare questo antico luogo di culto che custodisce anche una secolare pianta di canfora. Lascio alle foto il compito di comunicare il fascino esotico del tempio ma non perdo occasione di segnalare che, a poca distanza, sorge un museo dedicato ai samurai che, dalle informazioni presenti, contiene la collezione più grande e preziosa di armi e armature di tutto il Giappone. Purtroppo non era possibile scattare fotografie ma lascio alla fantasia di tutti voi galoppare frenetica immaginandosi i tesori custoditi.

Inforcata di nuovo la bici, sono arrivato al porto di Miyaura la cui originale banchina di attracco intende evidentemente richiamare lo stile ed i colori delle caratteristiche porte d’ingresso ai templi shintoisti. Immagino che lo scopo sia quello di accogliere in modo consono i visitatori via mare del vicino tempio di Oyamazumi. Per il resto Miyaura non offre particolari attrattive, il paesino sonnecchia pacifico al centro di un’insenatura che ha certamente favorito i trasporti marittimi passati, ciononostante piccole perle si nascondono dove meno te le aspetti come dimostreranno le righe seguenti.

La “perla” di Miyaura è, a mio parere, il ristorante Yoshikawa. Come spesso accade in Giappone, il locale non fa molto per distinguersi dall’esterno ma la cucina di pesce offerta è stata un’esperienza che consiglio davvero a tutti.

Si è conclusa così la mia giornata sull’isola di Omishima. Sulla via del ritorno non è mancata una pioggerella fastidiosa che, per fortuna, è diventata torrenziale solo quando ero ormai in autobus in direzione di Imabari. Poco male, avevo fatto tutto quanto mi ero prefissato ed il giorno successivo mi sarebbe stata regalata una bellissima giornata.