TnT 65

Torno, dopo una lunga pausa, a parlare della collana Trucks & Tank Magazine grazie alla lettura del numero in oggetto. Come ho già avuto modo di dire in questo mio blog, sono un affezionato cliente delle pubblicazioni Caraktere Sarl (http://www.caraktere.com) in quanto le giudico mediamente molto ben fatte e scritte. Ritengo che l’editore francese offra una validissima alternativa all’acquisto di costosi libri di storia militare. Resta inteso che, escludendo i numeri speciali, le riviste Caraktere contengono articoli dagli argomenti più svariati perciò l’acquisto delle stesse dipende fortemente dall’interesse per quanto proposto.

Se numeri appartenenti a collane come Batailles & Blindes (http://www.batailles-blindes.com/index.php)  sono per me imprescindibili poiché dedicati a fatti storici narrati dal punto di vista di uomini e mezzi sul campo (tema su cui ho una passione totale), Trucks & Tank Magazine (http://www.trucks-tanks.com)è un più border line in quanto collana dedicata ai veicoli militari ed ai loro  aspetti più tecnici. Ovviamente sono interessato all’argomento ma non sono ossessionato dai dettagli più minuti della produzione militare passata ed odierna perciò l’acquisto di uno specifico numero è condizionato dai veicoli trattati. Nel caso della rivista in questione, non ho potuto fare a meno di procurarmela in quanto l’articolo principale è dedicato allo Sturmgeschütz III (abbreviato in StuG. III) Ausf. G, in altre parole, l’ultima versione prodotta del noto cannone d’assalto tedesco. Sull’argomento avevo già avuto il piacere e la soddisfazione di leggere il numero speciale Trucks & Tanks Magazine – Hors-Série n.8 proprio dedicato allo StuG. III di cui questo articolo è una sorta di complemento. Consigliando senza indugio la lettura di tale volume in quanto completo e molto appassionante, lo scritto pubblicato sul questo numero di Trucks & Tanks risulta un compendio più che altro finalizzato ad identificare i vari particolari che permettono di distinguere un periodo di produzione rispetto ad un altro e, quindi, riconoscere a quale ciclo produttivo appartiene un certo StuG. III Ausf. G. Tali premesse rendono evidente come l’articolo in questione sia finalizzato ad offrire al lettore informazioni estremamente specifiche la cui utilità e valutazione non può che essere strettamente personale. Più oggettivamente ritengo che i numerosi schemi tecnici che mostrano gli StuG. III per come via via usciti dalle fabbriche avrebbero dovuto essere arricchiti da brevi note in grado di evidenziare almeno gli elementi più distintivi rispetto al ciclo produttivo precedente. Ciò avrebbe favorito la comprensibilità dell’articolo e permesso al lettore di cogliere chiaramente questi aspetti evitando di fare un gioco al confronto da Settimana Enigmistica. Intendiamoci, le differenze sono descritte nel testo ma manca quel plus visivo che avrebbe permesso ad un argomento così ostico di essere meglio assimilato dal lettore.

Il secondo articolo per me degno di nota è quello dedicato al T-34/85, cioè al potenziamento a cui gli ingegneri sovietici sottoposero il famoso T-34 nel tentativo di mantenere il passo con la nuova generazione di Panzer giunti al fronte nella seconda metà della guerra. Ho trovato il testo molto ben scritto ed interessante con alcune delucidazioni a me del tutto sconosciute inerenti l’abortito T-43 ed il successivo T-44 che non fece in tempo a raggiungere il fronte prima del termine delle ostilità. L’articolo è anche utile per avere conferma di come i Russi, esattamente come gli Americani, applicarono un diabolico pragmatismo ben lungi dal tutelare i propri carristi. Se, infatti, non vi fu volontà di ridurre l’altezza dello Sherman per non compromettere lo stivaggio su nave (abbassarlo avrebbe significato allargarlo) così i Sovietici non avviarono mai un miglioramento dello scafo del T-34 finalizzato ad aumentare lo spessore della corazza poiché ciò avrebbe comportato un rallentamento della produzione.

Fra i restanti articoli, l’unico per me da evidenziare è quello dedicato al Befehlspanzer III Ausf. K ma si tratta, ovviamente, di una valutazione puramente personale.