locandina The End

Questo film è, con ogni probabilità, sconosciuto a chi non appartenga a quella strana sottocategoria umana composta da appassionati di film horror a tema zombie. Ovviamente non potevo esimermi dal far parte di una tale compagine e, conseguentemente, non ho mancato di andare al cinema nel momento in cui “The End? L’inferno Fuori” è passato nelle sale italiane rapido come una cometa inattesa.

Opera prima di Daniele Misischia, “The End? L’inferno Fuori” è un film anomalo sotto molti punti di vista. Prima di tutto è un film italiano di genere. Non sono un grande esperto ma, sorvolando su eventuali remake o sequel di pellicole famose del passato, credo fosse qualche decennio che una produzione horror interamente italiana godesse di una distribuzione ufficiale su territorio nazionale. Già questo dovrebbe essere un motivo più che sufficiente per spingere al cinema ogni appassionato degno di questo nome. Purtroppo, però, tale interesse da parte degli spettatori è tutt’altro che scontato nell’epoca in cui imperversano le TV on demand ed alla maggior parte della gente è diventato impossibile sollevare le chiappe dal divano. Va anche detto che portare nei cinema un film nella seconda metà di agosto non dimostra una gran fiducia dei distributori nella pellicola stessa e non favorisce l’affluenza in sala di un pubblico numeroso. Tale realtà è chiaramente un cane che si morde la coda e, proprio per favorire la rottura di questi schemi votati all’insuccesso, “The End? L’inferno Fuori”avrebbe dovuto rappresentare per ogni appassionato quel momento di riscatto che, con tutta probabilità, non è stato. Il film ha incassato poco più di 150.000 Euro. Non conosco i parametri che dettano il successo o meno di una pellicola ma, purtroppo, non credo che rappresenti un record incoraggiante.

Tutto ciò premesso il film di Daniele Misischia è una perla rara. Pur non essendo un capolavoro e risentendo in non pochi aspetti di un budget certamente molto basso, riesce a dimostrare un valore superiore a molte produzioni di ben altro profilo. Prima di tutto inchioda lo spettatore alla poltrona dall’inizio alla fine e per farlo non necessita di trasformarsi in un baraccone esplosivo come ormai ci ha abituato il cinema hollywoodiano. Tale miracolo è, a mio parere, dovuto a due fattori. In primo luogo la trama che, nella sua semplicità, è molto ben strutturata e convincente. La seconda ragione è, invece, determinata dagli effetti speciali. Dimenticatevi la computer grafica, in “The End? L’inferno Fuori” si torna miracolosamente agli effetti puramente artigianali. Essi, oltre ad avere quella concretezza che nessun computer potrà mai eguagliare, sono molto ben fatti ed estremamente convincenti soprattutto per quanto concerne il trucco degli infetti/zombie. È evidente che gran parte del budget è stato investito per garantire la massima cura nella realizzazione di tali effetti. Fortunatamente, cotanto impegno porta a risultati che sono pura manna per gli occhi di ogni appassionato di vero Cinema. Date queste premesse, il film è anche deliziosamente italiano. Non si tratta solo dell’ambientazione romana ma anche di una quotidianità che, nel bene e (soprattutto) nel male, ci caratterizza e che è incarnata nel protagonista, esemplare umano con cui tutti noi abbiamo inevitabilmente a che fare. Non credo, infatti, molti possano avere il privilegio di non conoscere un qualche imprenditore/uomo d’affari che, arrogante e presuntuoso, crede che tutto gli sia dovuto, mobbizza i sottoposti ed allunga le mani con le colleghe. Il profilo psicologico del personaggio, ottimamente interpretato da Alessandro Roja, è ben rappresentato dall’insistenza con cui continua a ripetere il proprio nome allo scopo di intimorire l’interlocutore ed ottenere la soddisfazione dei propri desideri. Sarà proprio questo personaggio a confrontarsi con la follia e la devastazione di un’improvvisa epidemia zombie. Ciò darà adito ad una serie di conseguenze in un crescendo che ha (forse) un solo punto debole: un finale lasciato alla libera interpretazione dello spettatore e da leggere in stretta correlazione con il titolo stesso del film.