54 Sacra di San Michele

Dopo un paio di settimane dall’avventura al Rifugio Venini, sono partito alla scoperta della Sacra di San Michele sfruttando ancora una volta i tanto apprezzati venerdì di chiusura pomeridiana dell’azienda per cui lavoro. La Sacra di San Michele è sempre stata una mia fissazione più o meno consapevole. Quando ragioni sentimentali mi costringevano a trasferte in Francia via Fréjus, chiuso nella mia auto, non perdevo occasione di domandarmi cosa fosse quella struttura che, in cima ad uno sperone roccioso, incombe sull’autostrada all’ingresso della Val di Susa. Egualmente mi sono sempre chiesto dove avessero girato “Il Nome della Rosa”, famoso film tratto dall’omonimo romanzo di Umberto Eco. In entrambi i casi, la risposa è una sola: la Sacra di San Michele.

Posta a quaranta chilometri a nord di Torino, lungo l’autostrada di Bardonecchia e del Fréjus, la Sacra di San Michele è un’abazia benedettina dalla storia antichissima che si perde nella leggenda. Potete trovare tutti i dettagli nel sito della stessa: http://www.sacradisanmichele.com/it/. La mia visita ha avuto lo scopo di ammirare l’edificio ma anche di scoprire l’area intorno alla stessa. Da un certo punto di vista, i due giorni che sto ora raccontando possono considerarsi il completamento ideale della precedente visita al Forte di Bard che sorge quale chilometro più a monte.

07 Ponte di Bard

Il venerdì sera ho pernottato nel B&B “L’antico Borgo” (http://www.lanticoborgo.eu/) a Caprie, piccolo paese che, rispetto alla Sacra, sorge sul lato opposto della Dora Riparia. Si tratta di un classico esempio di come Internet rappresenti una risorsa insostituibile per tutte le piccole attività imprenditoriali come questa. Il B&B in questione, infatti, è troppo isolato per ipotizzare che qualcuno ci possa passare senza averlo precedentemente scoperto on line. Si tratta di uno di quei piccoli ma grandi miracoli dalla rete che è bello sostenere con il proprio pernottamento, soprattutto se la qualità del posto e dell’accoglienza sono di alto livello come ho potuto costatare nel caso in questione.

Sotto il promontorio roccioso su cui svetta la Sacra di San Michele, si tronavo due paesi: Sant’Ambrogio di Torino e Chiusa di San Michele. Da entrambi parte un sentiero che sale all’abbazia. Spetta all’escursionista decidere se preferisce quello più ripido da Sant’Ambrogio di Torino o la meno impervia mulattiera che sale da Chiusa di San Michele. Poiché il sottoscritto non ha ansie da prestazione per quanto concerne passeggiate come questa, ho optato per quest’ultimo sentiero perciò ho trascorso il venerdì sera a Sant’Ambrogio di Torino per conoscere il paese e, soprattutto, cenare presso il Birrificio San Michele (http://www.birrasanmichele.it). Collocato all’interno di un vecchio maglificio, il birrificio gode di una bella vista sulla Sacra ed è consacrato alla filosofia slow food. Lo consiglio vivamente a tutti coloro che fossero di passaggio nella zona, non solo per la qualità della birra e della cucina ma anche perché rappresenta una realtà locale che merita di essere sostenuta come meglio possibile.

Giunta la notte, sono risalito sulla mia fedele Fiat 500 ed ho percorso la strada che conduce fino al parcheggio riservato alla Sacra di San Michele. Da qui si prende un breve sentiero lastricato che conduce all’abazia. Questo primo approccio mi ha permesso di apprezzare da più vicino la massa imponente dell’edificio e la sua forma che richiama alla memoria un’austera fortezza. Dai terrazzamenti ai piedi della Sacra è possibile godere di una bella vista notturna sull’edificio stesso e la valle sottostante.

Il giorno seguente, lasciato il B&B dopo una buona colazione, ho parcheggiato a Chiusa di San Michele dove ho fatto due passi nel paese scoprendovi molte testimonianze storiche dovute all’importanza avuta da questo luogo nel corso dei secoli. Chiusa di San Michele, infatti, ha sempre svolto l’importante ruolo di accesso alla pianura ed a Torino per merci ed eserciti provenienti dai valichi alpini.

Sulla destra della Chiesa di San Pietro Apostolo inizia la mulattiera che porta alla Sacra di San Michele. Il sentiero è molto ben segnalato e oggetto di accurata manutenzione. Il dislivello da affrontare è di circa 700 metri ma senza salite ripide. Ciononostante gli scarponi da montagna devono essere indossati per avere la dovuta sicurezza nel cammino. Il percorso si snoda all’interno di un folto bosco composto principalmente da castagni che riparano dal sole ed offrono un ambiente suggestivo e piacevole. Non mancano pannelli esplicativi sulla storia dei luoghi. L’abazia si mostra qua e là fra la volta degli alberi incoraggiando il viandante che si avvicina sempre più alle sue mura.

La mulattiera da Chiusa San Michele porta al parcheggio della Sacra. Da qui, come la notte precedente, ho raggiunto l’abazia illuminata dal caldo sole del pomeriggio.

Per sfruttare al meglio i giorni dedicati alla Sacra di San Michele, mi sono organizzato per essere sul posto in concomitanza con la visita guidata speciale che i volontari dell’abazia organizzano ogni primo sabato del mese. Il fattore che più mi incuriosiva era la possibilità di accedere alla biblioteca della chiesa. La visita è durata quasi due ore e i ciceroni che ci hanno accompagnati sono stati molto bravi nel raccontarci la storia della Sacra, le leggende che vi ruotano attorno nonché a farci apprezzare i non pochi dettagli architettonici ed ornamentali che la caratterizzano. Infine, il panorama dalla terrazza in cima alla Sacra era davvero molto bello spaziando fino a Torino verso sud e fin nel cuore della Val di Susa verso nord.

Tutto ciò premesso, devo dire che la biblioteca in sé è stata una delusione. Trecento anni fa, i monaci benedettini abbandonarono la Sacra portando con sé i libri della biblioteca che avevano contribuito a creare col loro lavoro amanuense. Quanto presente nella libreria attuale non ha nulla di straordinario essendo composta per lo più da libri stampati. A mio parere, quindi, non conviene che,nella scelta dei giorni per vistare la Sacra, vi facciate condizionare dalla cadenza della visita guidata straordinaria. Quest’ultima è certamente più completa di quelle che si svolgono ogni fine settimana ma, in fin dei conti, non aggiunge nulla di assolutamente imperdibile.

Allo scoccare delle cinque del pomeriggio non mi è rimasto altro da fare che ripercorrere in discesa la via dell’andata e tornare a casa in auto. Come nel caso della Val D’Intelvi accennato all’inizio di questo articolo, anche questa gita alla Sacra di San Michele è stata intensa ed appagante dimostrando come vi siano molte meraviglie dimenticate solo perché vicine e, quindi, meno “esotiche”. Mete facilmente raggiungibili da chi vive nelle grandi città del nord-ovest che, proprio per questo, permettono di essere vissute appieno in un lasso di tempo relativamente breve. La Sacra di San Michele non fa eccezione a questa regola che necessita alcune precisazioni. L’abazia (come del resto il Rifugio Venini) è visitabile in un pomeriggio, massimo una giornata ma, a mio parere, vivere un luogo e conoscerlo come turista curioso ed interessato significa passarvi almeno una notte. Questa convinzione nasce dal mio odio viscerale per il turismo “mordi e fuggi” nonché dall’idea che la sera e la mattina mostrino l’anima più nascosta e veritiera di ogni luogo. Come molti altri casi, quindi, consiglio di prendervi il vostro tempo anche per visitare la Sacra di San Michele e di avere il coraggio di raggiungerla a piedi perché è abbandonando l’auto che ogni meta diventa un traguardo il cui raggiungimento diventa parte fondamentale dell’esperienza.

Concludo segnalando che nessun pannello esplicativo collega la Sacra di San Michele al film “Il Nome della Rosa”. Anche durante la visita, nessuna guida ha fatto cenno alla cosa. Non sono, quindi, in grado di dare conferme ufficiali a quanto si legge su Internet secondo cui gli esterni del monastero dove si svolgono i fatti narrati nella pellicola siano quelli della Sacra. Certamente posso dire che, a memoria, le similitudini sono lampanti.