Per chi ha un minimo di dimestichezza con questo blog ha certamente ben presente la mia assoluta passione per la saga animata giapponese universalmente nota col nome “Macross”. Questo mio interesse è per lo più concentrato sulla prima e ormai storica serie televisiva del 1982 e per il film cinematografico “Macross – Ai OboeteImasu Ka” del 1984. Per ovvie ragioni, tutto ciò converge anche verso il modellismo generando un vortice irresistibile di acquisti compulsivi. Possiedo, infatti, svariate scatole di montaggio dedicate al simbolo per eccellenza del cartone animato in questione: i caccia a configurazione variabile VF-1 “Valkyrie”.
Frutto creativo del geniale mecha designer Shoji Kawamori, vero deus ex machina della serie “Macross”, i VF-1 sono caccia a configurazione variabile realizzati grazie alla tecnologia aliena recuperata da un relitto spaziale precipitato sulla terra in un ipotetico 1999. Nella storia narrata, il VF-1 è il modello di velivolo militare che equipaggia la U.N. Spacy, le nuove forze spaziali terrestri chiamate a difendere il nostro pianeta dagli Zentradi, una razza aliena dalle intenzioni tutt’altro che pacifiche.
Il VF-1 “Valkyrie“, sviluppo del VF-0, è un Variable Fighter prodotto dalla Northrom. Dotato di due motori a turbina termonucleare FF-2001 realizzati dalla Shinnakasu Heavy Industry, il caccia è in grado di raggiungere Mach 2.71 a 10,000 m di altezza e, soprattutto, di operare anche nello spazio. I potenti motori sono, inoltre, in grado di fornire l’energia necessaria per un cambio di configurazione che trasforma il velivolo in un robot antropomorfo detto Battroid.
Il VF-1 è declinato in una serie di varianti legate al ruolo ed alla funzione all’interno di uno stormo. Fra esse, il VF-1S è caratterizzato da una testa equipaggiata con quattro cannoni laser Mauler RÖV-20 ed è destinato ai comandati di squadriglia. Nel corso della storia alternativa narrata nel cartone animato, il cacciaVF-1 subì un’ulteriore evoluzione a partire dal 2010, momento in cui la guerra contro gli Zentradi si trasferì nello spazio. Per incrementare le capacità belliche del velivolo, il VF-1 fu dotato di “FAST Pack”, componenti addizionali specificatamente concepiti per potenziare velocità, manovrabilità ed armamento. Tale combinazione prese il nome di “Super Valkyrie”.
Intercambiabili ed applicabili senza necessità di apportare modifiche ai VF-1 standard, i “FAST Pack” sono sostanzialmente identici per tutte le versioni del caccia destinate al combattimento nello spazio. Unica eccezione è rappresentata dalVF-1S sul quale un cannone binato a particelle Mauler RO-X2A, sostituisce il pod lanciamissili superiore destro. La variante derivata da questo incremento nella potenza di fuoco è comunemente nota come VF-1S “Strike Valkyrie”. È proprio quest’ultimo, nella configurazione Battroid, ad essere oggetto del modello Hasegawa qui trattato.
Famosa e rinomata casa produttrice di modelli aeronautici apprezzati in tutto il mondo, Hasegawa è ormai impegnata da quasi vent’anni nella realizzazione di kit dedicati al mondo di “Macross”. Sviluppatasi di anno in anno, la linea annovera soggetti tratti da quasi tutte le serie che compongo la saga (compresa la recente “Macross Delta”) riprodotti in scala 1/72 (con qualche eccezione in scala 1/48). I kit Hasegawa si distinguono da altri prodotti concorrenti (Bandai in primis) per essere rimasti fedeli al concetto di modello statico evitando di progettare meccanismi che consentano al modellino di trasformarsi. A mio parere si tratta di una scelta doverosa se si vuole evitare che i propri prodotti non perdano in dettaglio e fedeltà scadendo nella categoria del semplice giocattolo. Tutto ciò ha portato Hasegawa a realizzare i caccia di “Macross” nella versione Fighter, Gerwalk e, appunto, Battroid.
Il modello Hasegawa appare ottimo come spesso ci ha abituato la casa giapponese. Come già fatto per i kit relativi ai VF-1 in configurazione Gerwalk, i progettisti si sono presi la libertà di modificare le dimensioni di alcune parti (gambe in primis) rispetto agli stessi componenti quando destinati a ricostruire il caccia puro. La trasformazione, infatti, pur essendo plausibile non è tecnicamente accurata. Il cartone animato e le illustrazioni pubblicate in svariati libri ci hanno abituato ad alcuni cambi di dimensioni nel passaggio da una configurazione ad un’altra. Un esempio lampante sono i propulsori che, diventando le gambe del Battroid, si ingrossano ed allargano rispetto a quando sono retratti nella versione caccia. Le ragioni di ciò sono evidenti e risiedono nella necessità di garantire al Battroid una maggior coerenza estetica e robustezza tecnica. Si tratta, quindi, di un importante pregio del modello Hasegawa che, non pretendendo di trasformarsi come un giocattolo, consente una maggiore coerenza con quanto mostrato nella serie animata.
Premesso un doveroso elogio all’arte di Hidetaka Tenjin che ha realizzato la box art, un giudizio più accurato sul kit potrà essere formulato solo al momento del montaggio effettivo. Resta in ogni caso evidente che, mancando nella versione Battroid elementi ricchi di dettagli come il cockpit ed i carrelli, la scatola di montaggio in oggetto è, probabilmente, superiore a quelle destinate a realizzare il caccia (da sempre penalizzate da alcune leggerezze come, ad esempio, la mancanza del supporto per tenere aperto il cupolino dell’abitacolo).
Concludo rammaricandomi per il fatto che Hasegawa abbia interrotto da una decina di anni la commercializzazione di modelli riproducenti la configurazione Battroid dei caccia di Macross. Un vero peccato perché i soggetti da realizzare sarebbero ancora molti.