Il Ghisallo è una tappa del Giro d’Italia che gode di una grande notorietà fra i ciclisti professionisti ed amatoriali. Date le forti pendenze da affrontare, necessita un certo coraggio ed un discreto allenamento per essere affrontato. Di solito non ho ansie da prestazione in materia ciclistica perciò preferisco dedicarmi a giri in bicicletta nettamente meno impegnativi per lo meno in fatto di dislivelli. Il Ghisallo resta, però, una tappa fondamentale nel percorso di crescita di ogni ciclista ed è grazie allo spirito d’iniziativa ed all’incoraggiamento di Marta, che posso dire anche io di essere salito sulla cima di questo valico ormai iconico.
Come punto di partenza è stata scelta la stazione ferroviaria di Canzo-Asso. Essendo per me controproducente usare il treno per arrivare a destinazione, ho preferito giungere sul posto con la mia straordinaria Fiat 500 munita di apposito portabiciclette. Qui mi hanno poi raggiunto Marta e Oscar via treno da Milano.
Inforcata la bici, abbiamo affrontato con impegno i 350 metri di dislivello che separano la stazione (407 metri di altitudine) dal Ghisallo (754 metri). Non è stato facile ma, mantenendo un ritmo costante ed approfittando delle marce più leggere, l’impresa è stata compiuta con sufficiente destrezza. In vetta al valico, ci attendevano il monumento ed un museo dedicato ai ciclisti, la famosa chiesetta della Madonna del Ghisallo e, soprattutto, una splendida vista sul Lago di Como. Ovviamente sulla vetta non mancano bar e ristoranti ove abbiamo potuto ristorarci a dovere.
Rimontati in sella, abbiamo percorso una lunga discesa a tornanti che ci ha condotto quasi fino a Bellagio. Premessa le necessità assoluta di avere freni ben funzionanti nell’affrontare un tale percorso, è altrettanto sorprendente il coraggio di chi decide di affrontate la salita al Ghisallo da questo versante. Non è mancata una sosta al Parco Bellavista che, come fa intuire il nome, è un altro punto ove si gode di una straordinaria vista sul braccio orientale del Lago di Como.
Poco prima di raggiungere il lungolago abbiamo fatto un’altra ristorante tappa in una birreria che ci ha servito delle molto apprezzate birre artigianali e, solo per me che ero particolarmente affamato, un ottimo panino dalle dimensioni e della qualità rare.
Proseguendo fino a Onno, ci siamo concessi qualche scatto finale sulle sponde del lago prima di imboccare la salita di Valbrona che ci ha riportato alla stazione di Canzo-Asso. Salita non da sottovalutare considerato il numero di tornanti e il dislivello che impone di salire a 500 metri prima di ridiscendere a Canzo-Asso.
Il percorso è stato indubbiamente molto bello grazie ai panorami visibili sul Lago di Como le cui acque brillavano di un blu intenso sotto il sole della bella giornata che ci è stata concessa. Va in ogni caso sottolineato che non si tratta di una rilassante passeggiata in bicicletta. Non solo le pendenze da affrontare sono importanti (circa 1.000 metri complessivi) ma il tracciato è tutto su strada ed il traffico domenicale in una tale zona turistica era molto intenso. Numerose erano anche le moto ed i motorini a causa del piacere che comporta percorrere le strade serpeggianti dell’area a cavallo di due ruote a motore. Vi sono, quindi, non poche controindicazioni che devono essere tenute ben presenti nel momento in cui si volesse ripetere l’esperienza.