32 Watanabe Torino

In questi tre anni di vita del mio blog, posso forse non aver raggiunto risultati di utenza particolarmente importanti ma continuo a trarre grande soddisfazione nello scrivere gli articoli da pubblicare e, soprattutto, posso dire di aver guadagnato qualche amico in più. A conferma di quest’ultimo punto, mi fa piacere evidenziare che a segnalarmi l’evento in oggetto è stata Mana, blogger fra le prime a seguire queste mie pagine e nume tutelare di un bel lido informatico dove suggere passione per le figure nipponiche. È, quindi, grazie a lei che ho scoperto che Cartoons on the Bay, kermesse dedicata all’animazione televisiva solitamente organizzata dalla Rai a Napoli, si sarebbe tenuta a Torino. In tale occasione Shinichirō Watanabe non solo sarebbe stato ospite d’onore di un’edizione fortemente influenzata dal Giappone ma avrebbe anche incontrato il pubblico per raccontare sé stesso ed il proprio lavoro. Per i meno avvezzi, ricordo che Shinichirō Watanabe è il regista di “Cowboy Bebop”, anime cult degli anni ’90. Con tali premesse, non potevo certo mancare ad un tale appuntamento ed è così che mi sono recato a Torino nel primo pomeriggio di sabato 8 aprile.

Per poter accedere all’incontro con Watanabe ho dovuto per prima cosa inviare apposita richiesta on line entro il 20 di marzo. Ottenuta conferma, non mi è rimasto che recarmi al Museo del Risorgimento di Torino per ritirare, insieme ad ammennicoli vari, anche il pass per l’evento. In tale occasione ho avuto subito modo di comprendere come Cartoons on the Bay sia una fiera per i professionisti del settore ove le reti televisive incontrato i licenzianti di serie animate e si discute del futuro dall’animazione televisiva e dell’andamento del mercato. Non vi aspettate, quindi, contesti come quelli del Comics and Games di Lucca perché ne restereste delusi.

Shinichirō Watanabe ha incontrato il pubblico presso il Cinecafè Ambrosio, in una bella sala che mi ha fatto piacere costatare essersi riempita nonostante le dimensioni. È stata un’esperienza decisamente interessante e formativa. Watanabe è un personaggio fuori dagli schemi (soprattutto considerando i dettami sociali nipponici) e, grazie ad una interprete molto brava, egli ha potuto esprimere in modo chiaro le proprie idee e, soprattutto, esternare un pungente sarcasmo ed un piacevole senso dell’umorismo. Per fornire un elemento di similitudine abile a far comprendere la levatura del personaggio basti pensare che Watanabe è spesso definito come il Quentin Tarantino dell’animazione Giapponese. Dopo questo incontro, mi sento di dire che tale paragone, nel rispetto delle rispettive unicità, è decisamente azzeccato.

Nelle sue opere, Watanabe ha dimostrato, al pari del suo collega statunitense, di essere maestro nell’amalgamare in modo sorprendente ed originale generi narrativi diversissimi nonché di usare le musiche come strumento comunicativo di grande potenza. Sono convinto che “Cowboy Bebop” resterà la sua opera più indicativa in questo senso ed il risultato finale non avrebbe potuto essere altrettanto valido senza le musiche di Yoko Kanno. Con tali premesse, non deve sorprendere sapere che il regista nipponico ha iniziato il suo racconto omaggiando i film di Sergio Leone e il lavoro di Ennio Morricone, compositore con cui Watanabe vorrebbe un giorno collaborare per le musiche di un suo lavoro. Difficile augurarsi il contrario, soprattutto considerando i risultati del recente connubio Morricone/Tarantino per “Hateful Eight”.

38 Cowboy Bepop

Watanabe ha proseguito raccontando le origini del suo legame col mondo dell’animazione e cosa lo portò a decidere di dedicare la propria vita a quest’ultima. Fondamentale fu, nel 1984, la visione nei cinema nipponici del film “Nausicaä” di Miyazaki e di “Beautiful Dreamer” di Oshii. Sinceramente non saprei immaginare folgorazioni più encomiabili. Senza voler spendere inutilmente parole sull’ormai famosissimo Hayao Miyazaki e sulla sua opera più iconica, ricordo che “Beautiful Dreamer”, benché andato malissimo nei cinema a causa di spettatori impreparati ad un film di tale levatura sotto l’egida di un brand comico come quello di “Urusei Yatsura” (da noi “Lamù”), è una delle prime opere di Mamoru Oshii, un regista destinato a fare la Storia del cinema con “Ghost in the Shell” del 1995.

Deciso a lavorare nell’animazione, Watanabe si rese subito conto di non saper disegnare perciò abbandonò ogni velleità di diventare animatore o fumettista. Si dedicò, quindi, a tutta una serie di lavori correlati alla produzione di film e serie animate. Scalando i diversi ruoli di cui necessita la complessa macchina organizzatrice delle case di produzione, Watanabe approdò finalmente alla regia di “Macross Plus” del 1995. Questa serie di OAV (prodotto animato destinato al solo canale dell’Home Video) si innesta nell’universo di “Macross” e, a ragione di ciò, la regia non fu affidata al solo Watanabe ma anche a Shōji Kawamori, uno degli autori della serie originale. Watanabe ha confessato durante l’incontro di aver avuto spesso visioni registiche opposte rispetto a quelle di Kawamori e non deve sorprendere sapere che fu l’opinione di quest’ultimo a prevalere più spesso. “Macross Plus” è, quindi, solo in parte frutto della creatività di Watanabe ma, anche grazie al lavoro di un altro grande creativo come Kawamori, è ancora oggi uno dei migliori sequel di “Macross” (1982).

39 Macross Plus

Qualunque sia l’opinione personale sulla qualità di “Macross Plus”, fu durante la lavorazione di quest’ultimo che Watanabe conobbe la compositrice Yoko Kanno creando un fertilissimo sodalizio il cui frutto più prestigioso è “Cowboy Bebop” del 1998. Prima, vera opera interamente di Watanabe, egli ne curò non solo la regia ma ne fu anche autore essendo frutto della propria creatività. Su “Cowboy Bebop” si potrebbero spendere fiumi di parole, vorrei soli ricordarne l’estrema originalità che, unita ad una cura attenta per ogni suo aspetto, ha dato vita ad un’opera indimenticabile e straordinariamente cinematografica in cui la splendida caratterizzazione dei personaggi si incarna in musiche perfette e di grande carisma. Watanabe ha raccontato che “Cowboy Bebop” fu richiesto dal colosso giapponese Bandai che, volendo cavalcare l’onda del successo della riedizione di “Star Wars”, cercava un anime di genere fantascientifico che supportasse la vendita dei modellini delle astronavi in esso mostrate. Watanabe fu incaricato della creazione di questo cartone in cui egli riversò tutte le sue idee ed il suo stile grazie alla libertà concessa da Bandai. La società, infatti, non aveva messo alcun paletto o limite al contenuto del futuro anime. Inutile dire che quando i responsabili della Bandai visionarono i primi risultati produttivi, decisero immediatamente di abbandonare il progetto in quanto lo valutarono troppo poco commerciale per adempiere ai loro scopi. Non erano certo le astronavi ad essere destinate a monopolizzare l’attenzione degli spettatori, perciò nessuno avrebbe mai comprato i modellini ispirati alla serie. Per fortuna fu Bandai Visual, divisione della Bandai dedita alle produzioni visive, a prendere in mano il progetto e fornire i finanziamenti necessari a completare l’opera. “Cowboy Bebop” era, però, destinato a subire ulteriori difficoltà prima di raggiungere il meritato successo a livello internazionale. Basti citare che, a causa delle tematiche proposte, la prima trasmissione televisiva della serie fu oggetto di una vera e propria censura. Dei 26 episodi che compongono la serie ne furono trasmessi solo 13; furono eliminati tutti quelli considerati troppo “seri”, compreso il primo episodio.

Parlando di “Cowboy Bebop”, Watanabe ha avuto modo di dare i propri consigli a tutti coloro che volessero cimentarsi in un lavoro simile. Ha raccomandato di cercare l’originalità in tutto ciò che ci circonda, viaggiando e visionando opere altrui senza aver timore di percorrere stili e tematiche lontano dal main stream. Ha anche raccontato quanto sia fondamentale instaurare un buon rapporto con tutti coloro che lavorano allo stesso progetto. Ha spiegato che confrontarsi con tutti, parlando anche di questioni diverse da quelle lavorative, permette ai membri del team di comprendere i gusti del regista. Così facendo essi sapranno intuire che cosa quest’ultimo desidera senza bisogno di spiegare questioni che, a parole, sono quasi impossibili da far capire.

Durante i minuti concessi per rispondere alle domande del pubblico, Watanabe ha avuto modo di esprimere la propria netta preferenza per l’animazione tradizionale rispetto a quella digitale e di non essere contrario alle trasposizioni dal vivo di serie animate a patto di rispettare l’originale e, quindi, le aspettative degli appassionati per un prodotto di qualità. Non ha specificato se si riferisse al recente live movie di “Ghost in the Shell” o alle voci che da tempo circolano nel settore relativamente ad una trasposizione hollywoodiana di “Cowboy Bebop”.

Prima di dedicarsi con rara pazienza agli autografi, Watanabe ha confessato di gradire l’idea di impegnarsi nel cinema tradizionale e non ha escluso nuove collaborazioni con Yoko Kanno, magari per un possibile seguito di “Cowboy Bebop”. Difficile dire se le poche, vaghe parole usate fossero serie o solo un desiderio di dare un argomento di discussione in più ad un pubblico caloroso ed appassionato.

Si è così concluso l’incontro con Shinichirō Watanabe, un momento di grande interesse ed ispirazione che spero abbia stimolato il regista a tornare presto in Italia.

La mia partecipazione al Cartoons on the Bay mi ha permesso di tornare a Torino a breve distanza dalla precedente visita per la mostra “Shodo, l’Incanto del Segno. Nonostante mi sia trattenuto per meno tempo, non ho mancato di fare altre foto a questa bella città. Come usuale, vi propongo qui di seguito le più belle.

Ancor più apprezzabile è stato il fatto che per fortuite coincidenze, sono finalmente riuscito a concedermi un pranzo tardivo da Caffè Vini, una piola molto nota in cui avevo già tentato di accedere molte volte ma senza successo a causa della folla o di poco provvidenziali chiusure. Questo locale di cucina tipica torinese è stato decisamente all’altezza delle aspettative e della sua notorietà!

Trovandomi a pochi passi di distanza, sono anche tornato da Bicerin dove mi sono concesso non solo la tradizionale bevanda ma anche l’omonima torta.

Da domani, dieta! Forse…