01 Jagdpanzer 38t Starr

Lo Jagdpanzer 38t “Hetzer” è uno dei veicoli corazzati fra gli ultimi entrati in servizio in seno all’esercito tedesco nel corso della Seconda Guerra Mondiale. Sviluppato nel tentativo di dar vita ad un cacciacarri di piccole dimensioni, dalla meccanica affidabile e dall’efficace armamento, fu destinato ad una produzione di massa che solo in parte si realizzò. Pesante sole 15 tonnellate ed utilizzante la ben rodata componentistica del Panzerkampfwagen 38t di produzione cecoslovacca, lo Jagdpanzer 38t si colloca a metà strada fra il cacciacarri propriamente detto ed il waffentrager.

Pur essendo ben lontano da gioielli tecnologici come lo Jadgpanther, lo Jagdpanzer 38t offriva al suo equipaggio una casamatta integrale capace di una protezione ben superiore a quella offerta da suoi omologhi quali i Marder II e Marder III che, invece, erano a cielo aperto. Armato con il 7.5 cm L48, cannone dalle ottime prestazioni a media e corta distanza, garantiva a quest’ultimo una mobilità fondamentale ad un sistema d’arma che, nella versione a traino incarnata dal Pak-40, era destinato ad una distruzione quasi immediata non appena il primo sparo ne rivelava la posizione. Di piccole dimensioni e, quindi, tanto facilmente dissimulabile quanto difficile da inquadrare per i cannonieri avversari, lo Jagdpanzer 38t fu principalmente destinato a fornire una veicolo anticarro efficace  alle Infanterie Division, quasi del tutto inermi di fronte alle masse di veicoli corazzati avversarie e si dimostrò estremamente efficace in imboscate ed in missioni “mordi e fuggi”. Nonostante tutto ciò, lo Jagdpanzer 38t (ricordo che l’assegnazione del nome “Hetzer” fu un errore dei servizi informativi alleati che gli affibbiarono il soprannome dato al cacciacarri di nuova generazione E10) fu un veicolo sviluppato in estrema urgenza con alcuni difetti strutturali quali una pessima ergonomia interna ed un brandeggio laterale molto limitato soprattutto sul lato destro. Come ulteriore evoluzione del veicolo, fu data vita allo Jagdpanzer 38t “Starr” il quale, pur essendo una estrema semplificazione del carro, includeva varie migliorie fra cui un motore diesel Tatra e, soprattutto, la soppressione dei cilindri di recupero del cannone destinati ad ammortizzare il rinculo dello stesso. Se quest’ultimo aspetto dimostrava che, sul finire della guerra, aspetti pragmatici quali la riduzione dei costi e tempi di costruzione avevano prevalenza sulla qualità, dall’altro portò ad un vantaggio non indifferente. Venendo, infatti, a mancare i cilindri di recupero, il rinculo doveva essere assorbito dall’intero veicolo ma, essendo l’affusto interno di minori dimensioni, quest’ultimo consentiva al cannone un brandeggio laterale superiore (in particolar modo sulla destra, ove la corazza era più prossima all’affusto) diminuendo esponenzialmente la necessità di far muovere l’intero cacciacarri per la correzione del tiro o l’acquisizione di un nuovo bersaglio. Questo affusto rigido (“Starr”, in lingua tedesca) era esternamente caratterizzato da un collare del cannone più piccolo e di forma maggiormente conica rispetto a quello comunemente usato sullo Jagdpanzer 38t standard.

Furono pochissimi gli Jagdpanzer 38t “Starr” costruiti ma essi, riequipaggiati con normale motore a benzina, raggiunsero le unità combattenti e, come dimostrano alcune foto dell’epoca, furono utilizzati in battaglia (compresa la rivolta di Praga nel 1945).

Per la realizzazione della scatola di montaggio in oggetto, Trumpeter non si discosta dai suoi non particolarmente elevati standard. Nonostante le piccole dimensioni del veicolo, il numero di pezzi per la realizzazione del modello sembrano davvero esigui e colmano a malapena l’interno della confezione. Forse anche per compensare l’impressione di pochezza al momento dell’apertura della stessa, Trumpeter offre alcuni componenti aggiuntivi particolarmente apprezzabili fra cui il cavo di traino e, soprattutto, un foglio di fotoincisioni per dettagli non di poco conto come la rete a protezione delle prese d’aria del motore. Come ormai usuale, i cingoli sono maglia per maglia con un sistema di fissaggio che copia quello della società giapponese Modelkasten. Tale sistema, molto efficace e naturale, è diventato di uso comune con tutta probabilità a seguito dello scadere del brevetto che lo aveva ad oggetto. Resta in ogni caso evidente che la qualità di scultura delle maglia non eguaglia quanto a suo tempo offerto dal concorrente nipponico.