Bandai è una nota società nipponica che, da tempo immemorabile, gestisce il colossale mercato dei modelli tratti dal vastissimo universo correlato a “Gundam”, robot ormai assunto ad eroe nazionale giapponese. Non sono mai stato un fan sfegatato di questa saga a cui rimprovero l’infinito numero di serie incapaci di mantenere un continuum razionale e sensato. Ciò non significa che, a mio avviso, manchino seguiti di spessore alla serie originale. Gli esempi in tal senso non mancano sia fra le opere più datate (“Gundam 0083”, “Gundam 08 MS Team”, etc.) sia fra quelle più recenti (“Gundam the Origin”). Fra queste ultime, è impossibile non citare “Gundam Thunderbolt”, manga che ha conquistato un posto particolare nel cuore degli appassionati tanto da essere stata da poco annunciata la realizzazione di una serie animata.
L’anno è l’Universal Century 0080, la guerra scoppiata fra la Federazione Terrestre ed il Principato di Zeon che, in nome dell’indipendenza di quest’ultimo, ha causato miliardi di morti, è alle sue battute finali. Lontano dai principali teatri di combattimento ove si svolgono i fatti d’arme che saranno raccontati nei libri di Storia, una tormentata area dello spazio porta il nome di “Settore Thunderbolt”. In questa zona dimenticata e secondaria, la guerra non concede tregua e rivendica il suo tributo di sangue tanto inutile quanto destinato all’oblio. A far da tragico contesto ai violenti combattimenti, detriti di ogni tipo ed immense macerie di colonie spaziali distrutte testimoniano quel che resta di Side 4, un ricco gruppo di insediamenti spaziali anche conosciuto come Mua che, rimasto fedele alla Federazione Terrestre nonostante la distanza dalla Terra, andò completamente distrutto durante la prima settimana di guerra. Fra potentissime scariche elettriche, la divisione “Living Dead” di Zeon, unità a cui è affidata la difesa dell’area e composta da veterani sopravvissuti alle ferite di precedenti battaglie ma mutilati nel corpo e nello spirito, affronta gli assalti della Confraternita di Mua, una comunità armata dalla Federazione Terrestre che, composta dagli abitanti scampati alla distruzione di Side 4, intende riconquistare quell’immenso cimitero che chiama ancora Patria. Queste sono le premesse di una storia estremamente umana ma di una ferocia e realismo che raramente mi è capitato di leggere in un fumetto. La Confraternita di Mua è una sorta di setta religiosa il cui fanatismo, palesemente manovrato dalla Federazione Terrestre, è tale da mandare a combattere ragazzi e ragazze di giovanissima età i quali, privi di esperienza e di un addestramento adeguato, sono destinati a morte certa nel nome di un insensato desiderio di vendetta. A loro contrapposti vi sono un pugno di veterani di Zeon che, piegati nel corpo dalle ferite riportate e provati nello spirito dalla consapevolezza di una guerra ormai persa combattuta in nome di ideali traditi e manipolati dalla famiglia Zabi, lottano sostenuti da un fortissimo cameratismo e senso del dovere. Questo spirito di corpo riesce anche a far loro sopportare di essere cavie nelle mani di scienziati che, con ben pochi scrupoli, usano quel che resta dei loro corpi pur di accelerare lo sviluppo di armamenti sempre più potenti.
Ecco l’incipit di una storia adulta, realistica e ben narrata come dovrebbe essere ogni spin off appartenente alla saga di “Gundam”. A ciò si aggiunge un Mecha Design particolarmente curato che, a mio parere, trova immediata rappresentazione dallo straordinario binomio composto dagli Zaku dotati di cannoni per il tiro a lunga distanza. Questi enormi cannoni trasformano i veterani di Zeon in cecchini in grado di annientare le forze assalenti ben prima che queste ultime riescano ad avvicinarsi abbastanza da poter rispondere al fuoco. Questo vantaggio tattico è ritratto con un grande realismo nel manga grazie ad alcuni colpi scenografici di notevole impatto fra cui devo citare la realizzazione di alcune vignette in cui cannone e Zaku sono ancorati a grandi frammenti di palazzi distrutti. Come meglio simboleggiare la violenza della guerra?
E’ inevitabile che mi sia subito interessato al kit riproducente il duo in questione. Ho corteggiato il modello per più di due anni cercando di resistere in nome di un contenimento (ormai inutile) delle scatole di montaggio in mio possesso ma, strappato un ottimo prezzo in uno stand del “Lucca Comics and Games 2015”, ho ceduto all’acquisto.
Il kit, nonostante la scala 1/144, è notevole sia per dimensioni che per numero di pezzi. Il dettaglio appare buono con articolazioni che consentono il libero posizionamento di cannone e Zaku. Ciò permette certamente il facile adattamento del soggetto alle fantasie più estreme del modellista ma avrà anche un impatto sul realismo finale? Sinceramente sono molto scettico sulla resa di questi modelli che sfiorano il giocattolo e le action figure. Il primo serio impatto che ho avuto con i modelli Bandai ha riguardato il recente utilizzo del set di parti aggiuntive per realizzare la versione “Super Valkirye” del caccia VF-1 della serie “Macross”. Non ne sono stato per nulla impressionato. In particolare, ho ben poco apprezzato la qualità della plastica che, credo, sia condizionata dalla necessità di aggiungere additivi particolari per riprodurre il colore finale della parti stampate così che il modello possa essere montato senza essere necessariamente colorato (non per niente il kit fornisce sia adesivi che decal classiche). Ciò rende la plastica come vetrosa e, a mio parere, meno piacevole da lavorare. Il set citato era anche palesemente inferiore nel dettaglio al corrispondente Hasegawa ma questo non significa nulla nel caso in oggetto in quanto Bandai è specializzata nei Gunpla (termine con cui sono generalmente indicati i GUNdam PLAstic model kit) non nei modelli derivati da altre serie. Il kit qui trattato non è esente dalla plastica precolorata prima descritta. La cosa non mi entusiasma ma non ho ancora abbastanza esperienza per poter veramente giudicare se si tratta di un effettivo difetto o solo della mia poca dimestichezza con questa tipologia di materiale. Per il resto, il kit in oggetto appare ben dettagliato e di facile montaggio nonostante il gran numero di pezzi inclusi. Come usuale, un giudizio finale potrà essere formulato solo a seguito del montaggio effettivo del kit.
Concludo confessando il mio desiderio di realizzare un diorama mostrante il soggetto in questione ancorato ad un frammento di palazzo come mostrato nelle vignette del manga. Si tratta, come sempre, di una fantasia facile da coltivare ma difficile da realizzare. Vedremo cosa sarò capace di fare in futuro.