Dio esiste e vive a Bruxelles locandina

Nei casi in cui mi capita di vedere al cinema pellicole che non riflettono i miei gusti e la visione si dimostra una perdita di tempo e di denaro a causa del nulla emozionale generato dalla totale inconsistenza di trama, personaggi e fattura, evito di scrivere una recensione che, non sorreggendosi su impressioni degne di nota, si risolverebbe solo in un ulteriore spreco di vita. Confesso di aver seriamente pensato di optare per la medesima strategia anche nel caso di “Dio esiste e vive a Bruxelles” benché ciò sarebbe stato ingiusto ed assai ingrato nei confronti di un’opera che, al contrario, mi ha divertito ed appassionato come raramente mi accade.

Ciò che rende difficoltoso scrivere una recensione su “Dio esiste e vive a Bruxelles” è il fatto che si tratti chiaramente di un film senza vie di mezzo: lo si ama o lo si odia.  Io l’ho amato! Il film in questione è geniale, sorprendente, commovente e molto divertente. Per descrivervi lo stretto indispensabile per inquadrare un poco le basi della storia narrata, è necessario uno sforzo di fantasia da parte vostra. Prendete il Drugo de “Il grande Lebowski”, immaginatelo più trasandato (è incredibilmente possibile!), sciatto e pigro. Aggiungete a questo esemplare umano, già di per sé da antologia, un carattere odioso, meschino e prepotente. Immaginate, ora, che il risultato di questa scostante combinazione sia Dio. Non crediate io intenda fare riferimento alla fantasia eccessiva di genitori megalomani al momento di dare un nome ad un pargolo qualunque o che si tratti di una metafora per descrivere le straordinarie le capacità di qualcuno. Nemmeno voglio richiamare divinità pagane o di secondaria importanza. Con Dio, intendo dire proprio quel dio universale ed onnipotente della religione cristiana.

Immaginate che Dio viva in una triste ed anonima Bruxelles, in un trascurato trilocale privo di porta di ingresso (e di uscita) insieme ad una moglie/sguattera che sembra priva di volontà propria ed una figlia adolescente ribelle e vessata dalle angherie del padre.

Immaginate, ora, che Dio sia così meschino da aver creato il mondo per noia, per trovare un diversivo divertente con cui distrarsi da quella squallida quotidianità da lui stesso creata ed imposta alla famiglia. Immaginate che abbia creato il mondo volutamente imperfetto e tragico per trarre sollazzo dalle disgrazie degli uomini; disgrazie che, piccole e grandi, determina lui stesso con perversa ed inesauribile fantasia.

A questo già di per sé originalissimo incipit di “Dio esiste e vive a Bruxelles”, aggiungete la ribellione di Ea, figlia adolescente di Dio, che, nel ricordo del fratello JC (acronimo dall’origine facilmente intuibile), riesce a fuggire dall’appartamento non prima di aver impallato il preistorico computer con cui il padre gestisce il mondo ed aver inviato, tramite esso, un sms a tutti gli esseri umani con l’esatto conto alla rovescia del tempo che resta loro vivere.

Questo è l’inizio di una storia che demolirà le basi del mondo creato da Dio, seguirà Ea nella sua ricerca di sei discepoli e darà la soddisfazione allo spettatore di vedere Dio, sceso sulla Terra per inseguirla, cadere vittima delle diaboliche regole da lui stesso create.

Credo che quel poco da me svelato de “Dio esiste e vive a Bruxelles” dimostri quanto si tratti di un film da vedere ma ciò non significa che sia esente da difetti. La pellicola risulta, a mio avviso, troppo lunga con un eccessivo soffermarsi sulle vite dei sei discepoli di Ea cercando un intreccio fra le stesse che raramente risulta convincente. A volte si scade nel melenso col rischio di rendere alcune scene indigeste ai più. Infine il film è permeato da una verve onirica e fantastica che potrebbe non essere apprezzata da tutti. Benché si tratti di pellicole molto diverse fra loro, esiste un certo parallelismo con “Il meraviglioso mondo di Amelie”. Consiglio, quindi, la visione a tutti quelli che hanno apprezzato quest’ultimo ed un poco di coraggio da parte di chi, invece, lo considera una piaga dell’umanità poiché, anche in quest’ultimo caso, sono sicuro che “Dio esiste e vive a Bruxelles” riuscirà, almeno in parte, a farsi apprezzare.