VF-1J S-Fast Original II

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Dopo aver realizzato nel 2006 e 2012 due modelli Hasegawa tratti da “Macross Zero” (appositi articoli sono disponibili nell’archivio “My Models” di questo blog), torno ad immergermi nell’universo di “Macross” per dedicarmi ad un soggetto tratto dalla prima serie animata ormai datata 1982/83. Grazie al lavoro del mecha designer Shoji Kawamori, vero deus ex machina della serie “Macross”, in essa furono per la prima volta presentati al pubblico i VF-1, caccia a configurazione variabile che, realizzati grazie alla tecnologia aliena recuperata dal relitto di vascello spaziale precipitato sulla terra in un ipotetico 1999, divennero subito la colonna portate della U.N. Spacy, le forze spaziali della Terra chiamate a difendere il nostro pianeta dagli Zentradi, una razza extraterrestre dalle intenzioni tutt’altro che pacifiche.

Il VF-1 “Valkyrie“, sviluppo del VF-0, è un Variable Fighter prodotto dalla Northrom. Dotato di due motori a turbina termonucleare FF-2001 realizzati dalla Shinnakasu Heavy Industry, il caccia è in grado di raggiungere Mach 2.71 a 10,000 m di altezza e, soprattutto, di operare anche nello spazio. I potenti motori sono, inoltre, in grado di fornire l’energia necessaria per un cambio di configurazione molto più rapido di quello che motori convenzionali consentivano al VF-0 e di  mantenere il caccia nella configurazione Battroid senza limiti di tempo (altro aspetto che limitava l’efficacia in combattimento del VF-0). L’armamento principale del VF-1 consiste in un fucile Howard GU-11 a canne rotanti Gatling da 55 mm con rateo di fuoco da 1.200 colpi al minuto. Ad esso si aggiungono un’ampia schiera di missili ed equipaggiamenti nonché un numero variabile di cannoni laser a seconda della versione presa in considerazione. Nello specifico, il VF-1 è declinato in una serie di varianti legate al ruolo ed alla funzione all’interno di uno stormo:

  • Il VF-1S è caratterizzato da una testa equipaggiata con quattro cannoni laser Mauler RÖV-20 ed è destinato ai comandati di squadriglia;

VF-1S

  •  Il VF-1J ha due Mauler RÖV-20 ed è pilotato dai comandanti di sezione;

VF-1J

  •  Il VF-1A ha un solo cannone laser ed è il modello standard in servizio nella U.N. Spacy;

VF-1A

  • Il VF-1D è la versione biposto del VF-1, normalmente destinato all’addestramento, si caratterizza per una testa dotata di due Mauler RÖV-20 e due differenti visori alloggianti i sensori per la visione dei piloti.

A partire dal 2010 ed a seguito degli eccellenti risultati dei test condotti in condizioni di combattimento reale, il VF-1 fu dotato di “FAST Pack”, componenti addizionali specificatamente concepiti per potenziare velocità, manovrabilità ed armamento dei caccia operativi nello spazio. Tale combinazione prese il nome di “Super Valkyrie”.

Super Valkyrie

Intercambiabili ed applicabili senza necessità di apportare modifiche ai VF-1 standard, i “FAST Pack” sono sostanzialmente identici per tutte le versioni del caccia destinate al combattimento nello spazio. Unica eccezione è rappresentata dal VF-1S per il quale un cannone binato a particelle Mauler RO-X2A, sostituisce il pod lanciamissili superiore destro. La variante derivata da questo incremento nella potenza di fuoco è comunemente nota come VF-1S “Strike Valkyrie”.

Strike Valkyrie

Sia per versioni che livree, Hasegawa offre una gran varietà di VF-1 ma, ovviamente, il sottoscritto non poteva accontentarsi di un kit standard. Il desiderio di realizzare un “Valkyrie” originale e capace di distinguersi dalla massa era troppo forte ed è così che ho deciso di cimentarmi nella creazione di un VF-1J dotato di “S-FAST Pack”.

VF-1J S-Fast Original

Consultando l’imperdibile libro “SDF-1 MACROSS VF-1 SQUADRONS” della Soft Bank Publishing è possibile ammirare alcuni disegni di sottoversioni inusuali del VF-1 e mai comparse nella serie TV o nel film cinematografico. Fra esse si distingue il VF-1 “S-FAST PACK” Config. Ver. 1.1 W-St. Esso non è altro che un VF-1 a cui sono ancorati in posizione subalare i propulsori superiori caratteristici del “FAST Pack”. A questi ultimi sono sostituiti i contenitori per il lancio di missili Bifors HMM-01 con altri non armati. Suppongo che essi contengano quanto necessario ad aumentare l’autonomia del velivolo ma, in ogni caso, la loro inusuale lunghezza rende l’aspetto dell’intero caccia veramente affascinante.

Per quel poco che sono riuscito a farmi tradurre da un amico giapponese, questa variante del VF-1 è destinata ai caccia di stanza in basi collocate su planetoidi e satelliti privi di atmosfera come la Luna ed è primariamente concepita per permettere ad essi di sottrarsi rapidamente e efficacemente alla forza gravitazionale degli stessi. Mi piace in ogni caso pensare che siano utilizzati anche per la ricognizione armata ad ampio raggio nonché per speciali incursioni nelle retrovie avversarie in cui è necessaria rapidità di esecuzione e grande autonomia.

Per incrementarne ulteriormente l’originalità, ho deciso di realizzare un VF-1J appartenente alla squadriglia “VFX-001”. La livrea caratteristica di quest’ultima ha colori inusuali ma molto ben abbinati e sono sicuro che sapranno dare una marcia in più al mio modello. Inoltre, per un semplice sbaglio, avevo comprato anni fa due set contenenti le decal necessarie, perciò potrò facilmente riprodurre, anche sui propulsori inferiori, l’araldica identificativa della squadriglia scelta.

VF-1 Decal Set

Passo successivo è stato inventariare il materiale disponibile nel mio personale “magazzino modellistico” e scegliere quanto necessario allo scopo. Per la precisione:

  •  VF-1A “Super Valkyrie – modello Hasegawa in scala 1/72, codice 65704, il kit contiene le parti necessarie anche per la realizzazione della versione “J” del VF-1;
  • SET FOTOINCISIONI per VF-1 “Valkyrie” – 1/72 Hasegawa, codice 72103;
  • VF-1 “Super Valkyrie” Part Set – 1/72 Bandai Plastic Kit;
  • MACROSS OPTION DECAL SET – 1/72 Hasegawa, codice 65760;
  • F/A 18E “Super Hornet” PHOTOETCHED ACCESSORIES SET – 1/72 Eduard, codice 73 226. Allo scopo di dettagliare ulteriormente il mio VF-1, mi sono procurato questo set di fotoincisioni della Eduard. Esso, ovviamente, non è dedicato al VF-1, bensì ad una versione del F-18. Pur consapevole che molto di quanto presente nel set non troverà posto sul mio modello, prevedo che alcune parti delle numerose fotoincisioni disponibili si adatteranno al VF-1 permettendomi di incrementare il dettaglio e, conseguentemente, il fascino del modello finale.

Prima di addentrarmi nella descrizione dei lavori fin qui svolti, vorrei far presente alcune questioni che ritengo debbano essere ben presenti a chiunque si accinga a realizzare il kit Hasegawa in questione. In primo luogo è necessario essere consapevoli del fatto che in 1/72 i VF-1 risultano modelli molto piccoli. Sicuramente più del VF-0S e del SV-51 da me fatti negli anni passati. Le ragioni per cui questi due caccia sono più grandi del VF-1 le potete leggere negli articoli da me redatti su di loro. Ne deriva intrinsecamente una maggior complessità nel montaggio e colorazione. Tale difficoltà è ulteriormente incrementata dal fatto che i kit dedicati al VF-1 sono di molti anni precedenti ai due sopra citati. Ne consegue una progettazione non sempre confacente ad un montaggio semplice e, soprattutto, alcuni difetti di difficile eliminazione (ad esempio i segni degli estrattori in punti visibili del modello). In generale, quindi, non consiglierei i kit Hasegawa del VF-1 a dei neofiti e, vista l’attuale possibilità di scelta, penso siano più allettanti i nuovi kit in 1/48 sia per dimensione che per sicura migliore progettazione.

Ho iniziato i lavori a settembre 2014 e, sorvolando sul montaggio dei pezzi più semplici, il primo intervento di una certa rilevanza ha avuto ad oggetto i timoni alari. Come in gran parte dei kit aeronautici, anche in questo modello Hasegawa le stampate sono progettate senza la possibilità di orientare i timoni nella posizione preferita in quanto tutt’uno con le ali vere e proprie. Ognuna di esse, inoltre, è divisa in due sezioni che riproducono il lato superiore ed il lato inferiore.

VF-1J S-Fast 001

Muniti di un cutter affilato e di molta attenzione, è possibile separare con relativa facilità i timoni dalle ali ottenendo, in tal modo, quattro pezzi per ala.

Così come le ali stesse, essi dovranno essere successivamente incollati fra loro facendo attenzione ad accoppiarli correttamente.

VF-1J S-Fast 004

A questo punto, dopo un’attenta lisciatura e ripulitura di ogni singolo pezzo, è necessario impegnarsi in un lavoro accurato di ricostruzione dei lati dei timoni nonché dei loro alloggiamenti nelle ali. La lama del cutter ha, infatti, uno spessore che necessariamente asporta plastica. Conseguentemente i timoni ottenuti risultato più corti rispetto alle loro sedi nelle ali. E’ altrettanto probabile che il taglio con il cutter non venga perfettamente dritto quindi, anche a tale scopo, diventa essenziale correggere tutto ciò applicando sottili sezioni di plastica a ricostruzione di quanto asportato ed a correzione di eventuali errori. I listelli Evergreen sono essenziali in questa fase e, utilizzando quelli bombati su un lato, ho anche ricostruito l’incurvatura interna dei timoni che consente lo scivolamento degli stessi. Un po’ di stucco, infine, permette di nascondere ogni tipo di giunzione ed ottenere, così, superfici uniformi.

VF-1J S-Fast 005

A questo punto non mi è restato che incollare i timoni ai propri alloggiamenti posizionandoli con il grado di rotazione desiderato. Ovviamente è importante che, per ogni coppia di timoni, l’inclinazione sia identica su entrambe le ali.

La seconda impresa modellistica di particolare rilievo è stata la costruzione dei propulsori subalari di tipo “S-FAST Pack”. Per essi si è reso necessario il set Bandai con i componenti aggiuntivi indispensabili per realizzare un “Super Valkyrie”. Avere a disposizione le medesime parti realizzate da due ditte differenti mi ha permesso un confronto in altre circostanze impossibile. Ne è subito derivata una differenza di qualità, dimensioni e di dettaglio che rende prontamente evidente la superiorità delle realizzazioni Hasegawa rispetto a quelle Bandai. Giudicate da voi con le foto sottostanti ma, personalmente, sono ormai portato a ritenere il prodotto Bandai più simile ad un giocattolo che ad un modello. Non so quanto tale considerazione possa essere generalizzata poiché sono decenni che non acquisto un kit Bandai tratto dal mondo di “Gundam” (serie che rappresenta il grosso della produzione Bandai e su cui quest’ultima ha un vero e proprio monopolio), ma, entro una certa fascia di prezzo, non ho particolari ragioni di pensare diversamente visto che si tratta sempre di modelli snodati e con plastiche precolorate.

Assemblato il corpo principale, ho proceduto con lo stuccaggio delle giunzioni e l’eliminazione dei vuoti inutili.

Ho successivamente recuperato due dei supporti per i missili allo scopo di utilizzarli quale sistema di ancoraggio dei “S-FAST Pack” alle ali. Anche in questo caso i pezzi Bandai sono grossolani, spessi e dotati di una serie di aggiunte utili solo a consentire la rimozione o l’aggiunta a incastro della missilistica. Trattasi di ulteriori funzionalità tipiche di un giocattolo che ho prontamente eliminato così da ottenere l’aspetto corretto dei supporti.

VF-1J S-Fast 024

Fatto ciò ho dovuto creare gli alloggiamenti per inserirvi i supporti di ancoraggio in un modo tale da garantire la robustezza dell’insieme. Per fare ciò ho, prima di tutto, realizzato una serie di fori in linea lungo l’asse dei reattori. Eliminato così il grosso della plastica, ho creato un taglio continuo con il cutter. Ho, quindi, potuto inserirvi i supporti e sigillare il tutto con stucco.

VF-1J S-Fast 025

Ho ottenuto in tal modo dei convincenti propulsori “S-FAST Pack” con ancoraggio subalare.

Passo successivo è stato restringere l’apertura frontale dove, nella versione standard, sarebbero presenti i contenitori per il lancio di missili Bifors HMM-01. La ragione di questa riduzione è dovuta allo spessore leggermente inferiore dei pezzi da me autocostruiti e descritti più sotto. Anche in questo caso sono state essenziali le strisce in plastica Evergreen della giusta larghezza.

Infine e sempre con l’aiuto dei listelli in plastica, ho allargato e migliorato l’aspetto del punto di unione dei supporti col lato inferiore delle ali ed ho inserito un piccolo perno in ottone per rinforzare il successivo incollaggio delle due parti.

VF-1J S-Fast 033

Ho deciso di realizzare i prolungamenti caratterizzanti questa speciale versione del VF-1  sfruttando alcuni scarti di plexiglass in mio possesso. Facilmente tagliabile e lavorabile, ho ritenuto questo materiale essere il più comodo da usare per questo tipo di autocostruzione. Avendo a disposizione fogli da 2.5 millimetri di spessore, ne ho tagliati in misura sei. Incollandoli fra loro a gruppi di tre, ho ottenuto i due elementi base necessari.

A questo punto, usufruendo di varie frese a mia disposizione grazie alla passione di mio padre per la lavorazione del legno, ho, per prima cosa, creato il gradino inferiore ben visibile nel disegno pubblicato sul libro “SDF-1 MACROSS VF-1 SQUADRONS” preso a riferimento.

Sempre con l’aiuto di una fresa  ho arrotondato gli spigoli lungo i lati più lunghi dei pezzi e, come ultimo step, ho lavorato dello strucco bicomponente per riprodurre le forme arrotondate del frontale e dell’estremità inferiore.

Sono molto soddisfatto dei pezzi ottenuti. Prevedo di aggiungere qualche ulteriore dettaglio ma solo dopo aver avuto la possibilità di stabilire con chiarezza la lunghezza di tali prolungamenti. Essi, infatti, sono stati realizzati più lunghi del necessario per poterli tagliare non appena, assemblato a secco l’intero aereo, avrò l’opportunità di accertarne la lunghezza corretta. Quando appoggiato sui carrelli, il caccia VF-1 dotato di “FAST Pack” ha, infatti,  il muso puntato verso il basso a causa delle corazze addizionali apposte sui motori principali. A causa di questo sbilanciamento in avanti, esiste il rischio che i prolungamenti in oggetto tocchino terra se realizzati troppo lunghi. Pre-assemblare l’intero aereo sarà l’unico modo per svolgere la descritta verifica poiché il disegno di riferimento è una vista in ¾ che non consente di estrapolare misure precise.

Come passo successivo, ho iniziato a preparare i componenti dei motori, i portelli dei vani carrelli e ad assemblare l’abitacolo. Ove previste, ho aggiunto le fotoincisioni del set Hasegawa e, ove possibile, anche alcune della Eduard. Grazie ad esse, ad esempio, ho potuto meglio dettagliare le turbine grazie a fotoincisioni calzanti a pennello benché destinate a tutt’altro modello. Una buona mano di grigio Primer è essenziale per garantire una base forte al successivo colore.

L’interno dei portelli dei vani carrelli hanno necessitato un lavoro di grande attenzione per eliminare i fastidiosi segni circolari degli estrattori. Ove possibile la plastica è stata raschiata col cutter, in altri casi gli incavi sono stati riempiti con stucco.

Resta evidente che non mi sarà possibile incollare fra loro le due sezioni principali dei motori fino a quando non avrò dipinto gli ugelli orientabili degli stessi che, infatti, non sono inseribili a montaggio completato. Tali ugelli, fungenti da piedi nella configurazione Battroid, saranno colorati ad aerografo usando gli ottimi colori metallizzati Alclad. In attesa di ciò, ho provveduto all’assemblaggio degli stessi arricchendoli con le parti in fotoincisione previste dal set Hasegawa e coprendo con un foglio di plastica i segni degli estrattori che, sebbene all’interno, rischiavano di rimanere visibili.

Per l’abitacolo mi sono sbizzarrito ad aggiungere alcune parti mancanti (ad esempio le prese di ventilazione dietro al seggiolino) individuate studiando i disegni tecnici del cockpit del VF-1.

Ovviamente si tratta di interventi condizionati dalle piccole dimensioni imposte dalla scala 1/72 ma, ancora una volta, si sono dimostrati di grande utilità i pezzi di recupero avanzati da altri lavori o set di dettaglio rivolti ad altri soggetti.

I bocchettoni di ventilazione, ad esempio, derivano da una confezione destinata al miglioramento di modelli appartenenti alla serie “Gundam”.

VF-1J S-Fast 059

E’ in questa fase che si sono resi evidenti due gravi difetti del kit Hasegawa. Primo fra tutti la linea di fusione che corre lungo tutto il vetrino in plastica trasparente riproducente il cupolino del cockpit. Per eliminarlo è necessario un accurato lavoro di lisciatura con carta abrasiva finissima e di lucidatura con il prodotto Polish Tamiya.

Sembra che tale spiacevole difetto sia inevitabile in fase di produzione visto che ne sono gravati tutti i kit Hasegawa  dedicati a “Macross” compresi i più recenti come quelli da me già realizzati (VF-0S e SV-51). Questi ultimi sono privi, invece, del secondo difetto: la mancanza del sistema di apertura del cupolino. In pratica si è costretti a presentare l’abitacolo col cupolino nella sola posizione di chiusura mancando il supporto per posizionarlo aperto. Si tratta di un’assenza ingiustificabile che, però, non è facilmente correggibile a causa delle piccole dimensioni e delle forme complesse del pezzo che andrebbe autocostruito. Ho tentato varie soluzioni al problema ma, in concreto, non ho saputo fare meglio che aggiungere un piccolo pezzo di fotoincisione piegato in modo tale da reggere il cupolino in posizione aperta. Si tratta di un rimedio dettato dal pragmatismo, sono convinto che modellisti più capaci di me sapranno fare molto meglio.

VF-1J S-Fast 066

A questo punto dei lavori, i pezzi riproducenti gli interni del caccia sono pronti per la colorazione. Si offre, quindi, la comodità di poter procedere ad una pittura comune degli stessi in quanto tutti accumunati, nella sostanza, dallo stesso tono di grigio. Come sempre ho utilizzato i colori acrilici Vallejo cercando di variare il più possibile la modulazione del colore base incentivando luci ed ombre delle parti coinvolte. Laddove possibile ho dipinto anche i dettagli dei pezzi stessi completando, così, i vani dei carrelli posteriori e anteriori, le turbine nonché le superfici interne dei portelli. Ho anche provveduto a colorare di rosso le sezioni laterali di questi ultimi. Tale caratteristica è spesso visibile sui caccia moderni e, benché non sia un esperto, suppongo che ciò abbia lo scopo di rendere subito distinguibile una eventuale errata o imperfetta chiusura dei portelli stessi.

Resta inteso che molti di questi componenti, in quanto già in parte dipinti, dovranno essere opportunamente protetti per evitare che vengano rovinati dalla successiva colorazione ad aerografo delle rispettive superfici interne.

Per quanto concerne l’abitacolo, ho per prima cosa dipinto il seggiolino colorando i dettagli e cercando di sfumare il più possibile i toni dell’imbottitura.

Ho successivamente aggiunto le fotoincisioni offerte dal set di dettaglio della Eduard riproducenti le cinture di sicurezza e l’impugnatura ad anello per l’evacuazione d’emergenza.

Si tratta di parti precolorate che, però, hanno il difetto di veder staccarsi il colore nel caso in cui le fotoincisioni necessitino di essere piegate come nel caso delle cinture. Il fatto che dettagli tanto piccoli siano già colorati garantisce una precisione ed una accuratezza non raggiungibile a pennello. Ben venga, quindi, la scelta di offrirli al modellista già pronti all’uso. E’ solo necessario tenere presente che il risultato è perfetto nel momento in cui non è necessario adattare la fotoincisione alla superficie del modello. Al contrario, quando devono essere piegate, incurvate o in ogni modo manipolate, è probabile che alcune sezioni di colore si stacchino. Niente di grave, basta correggere a pennello, lavoro in ogni caso necessario per aggiungere sfumature, ombre e luci ove necessario.

Anche l’abitacolo vero e proprio ha subito una lavorazione come quella precedentemente descritta e, allo scopo di perseguire la maggior precisione possibile dei dettagli, ho optato per apporre la decal proposta dal kit per la plancia dei comandi principali. Per fare questo ho usato i prodotti necessari ad ammorbidire le decal allo scopo di farle aderire perfettamente alla superficie di appoggio. Fatto questo ho applicato una mano di coprente lucido per sigillare il tutto. Soprattutto a causa del colori troppo vivi (in particolare dello schermo elettronico), non sono sicuro che sia stata la scelta giusta ma si potrà giudicare il tutto più obiettivamente solo una volta applicato del coprente opaco.

Come in precedenza, ho inserito alcune fotincisioni precolorate del set Edurad che, in quanto applicate su superfici piatte, sono rimaste intatte senza le complicazioni sopra descritte.

ENGLISH LANGUAGE

After a long break, I come back to “Macross” universe to make a VF-1 fighter. Since I like to look for the best originality of my models, I decided not to do a standard VF-1 “Super Valkyrie” but a special version appeared on the  Soft Bank Publishing “SDF-1 MACROSS VF-1 SQUADRONS”. On the pages of this very good publication, it is possible to see the VF-1 “S-FAST PACK” Config. Ver. 1.1 W-St. The underwing double boosters have the duty to give to fighter the power necessary to exit easily from the gravity of moons or little planets without atmosphere.

I immediately fallen in love of this fighter and, so, the resolution to make a model of it was taken instantly! The first step was to collect the kits required by this task:

The Hasegawa kit not allows to move the control surfaces. For this reason I cut them from the wing and I repositioned them with different orientations.

Then, I assembled the underwing boosters using the Bandai set. It’s important to note the great difference  between the Hasegawa and Bandai parts. These last ones have a quality lower than Hasegawa and it is so true that the Bandai kit can be considered a simple toy and not a model.

To build the booster extensions distinctive of this VF-1 special version, some plexiglass sheets have been cut and crawled properly. At this stage, these self-made parts are not fixed in place in order to allow to cut them. In fact, until the whole fighter is not assembled, it is not possible to know the right length of these parts able, if too long, to hit the ground as consequence of the rear landing gears higher than the frontal gear.

After that, I build and painted the interns using Vallejo acrylics colors in different gray tones. Making the cockpit, it is possible to note two great faults of Hasegawa VF-1 kit: the first one is the line crossing the canopy; the second one is the absence of the support for it. As consequence, the cockpit can not be made opened but closed only. I found a solution using a little piece of brass but I’m sure that modelers more experienced than me could make a better work. The cockpit was detailed making reference to VF-1 technical drawings and using both the Hasegawa and Eduard photoerched sets. No great works are necessary to adapt the parts of this last set to VF-1 cockpit thought released for F-18 fighter. I really appreciated the possibility to detail the ejection seat offered by Eduard set.

FRENCH LANGUAGE

Après une longue pause pendant la quelle je me suis dédié à autres sujets, je retour maintenant à l’univers de “Macross” avec la construction d’un VF-1 Hasegawa. Puisque je suis incapable de me contenter des maquettes standards, j’ai décidé de réaliser une version très particulier de VF-1 qui est apparue sur le livre “SDF-1 MACROSS VF-1 SQUADRONS” publié par Soft Bank Publishing. Il s’agit du VF-1 “S-FAST PACK” Config. Ver. 1.1 W-St., un “Super Valkyrie” doté de réacteurs supplémentaires au dessous de ailes pour s’extirper aisément de la force gravitationnelle des lunes et autres petites planètes sans atmosphère où sont stationnés les escadrons qui l’ont en charge.

Comme première tâche, j’ai du collecter tout le matériel nécessaire:

La construction de VF-1 Hasegawa n’est pas de plus simple. En échelle 1/72, le chasseur est très petit et il y a aussi quelque difficulté générée par une conception et une scomposition du kit plutôt âgée. En particulier, je remarque qu’il n’y a pas le support pour le canopy, chose qui oblige à faire le cockpit seulement fermé. J’ai essaye de résoudre avec un petit morceau de laiton mais c’est ne pas une solution réellement satisfaisante.

Comme d’habitude, j’ai séparé les gouvernails de direction des ailes pour les orienter selon mon goût. Je crois que cet travail, pas particulièrement difficile, est essentiel pour rendre la maquette charmante.

Au moment d’assembler les boosters inferieurs, j’ai pu apprécier les grandes différences existant entre les kits Hasegawa et Bandai. Un simple coup d’œil est suffisant pour constater la piètre qualité des pièces Bandai en confirmant ma personnelle idée selon la quelle Bandai fait plus des jeux que des maquettes.

Les extensions des boosters inferieurs qui caractérisent ce version du VF-1, sont réalisés avec l’union de trois feuilles de plexiglass qui j’ai coupé en mesure et ensuite moulé pour arrondir les extrémités. Les nouvelles pièces ne sont pas fixées pour permettre de les raccourcir dans le futur. En effet, existe la possibilité que, si trop longues, les extensions frappent le sol en raison des trains d’atterrissage postérieurs plus haut de l’antérieur.

Après tout ca, je me suis dédié à toutes les parties internes du chasseur que j’ai peint en différents tons de gris en utilisant les couleurs acryliques Vallejo. Où possible, j’ai amélioré les détailles du cockpit grâce, surtout, aux photoincisions  du set Eduard qui se sont bien adaptées au VF-1 malgré soient prévues pour un F-18. En particulier, j’ai très apprécié la possibilité d’ajouter les ceintures de sécurité et la poignée d’éjection du siège.