Come anticipato nell’articolo introduttivo alle mie ciclovacanze nelle Marche di questa estate, sono state le giornate passate in bici ad essere il cuore pulsante dell’esperienza vissuta. E’ stato grazie alla bicicletta, infatti, che ho potuto vivere i paesaggi, i borghi e le bellezze marchigiane nel modo a me più congeniale e appagante: senza fretta e cogliendo quanto di meglio offrono i luoghi attraversati, seguendo regole di viaggio tipiche delle due ruote. Inizio con questo articolo a ripercorrere i ricordi di quei giorni, ricordi ben impressi nella mia memoria come accade solo durante quel tipo di vacanze che, entrando in sintonia con le corde più intime della propria anima, sanno trasformarsi in esperienze uniche ed indimenticabili.

Dedicai la giornata di sabato 8 agosto al passeggio per Urbino e zone limitrofe; fu in tale contesto che colsi  l’occasione per recarmi nell’Ufficio Turistico collocato giusto di fronte a Palazzo Ducale. E’ così che entrai in possesso di un utilissimo set di mappe dedicate ai percorsi cicloturistici della Provincia di Pesaro Urbino. Tra i tragitti proposti, due grandi anelli conquistarono subito la mia attenzione perché, passando entrambi per la città di Urbino, si adeguavano perfettamente alle mie esigenze. Alloggiando, infatti, in tale città, non potevo chiedere nulla di meglio di percorsi che, proprio in Urbino, avevano punto di partenza e di arrivo. Con tali ottime premesse, fu con grande entusiasmo che, la mattina del 9 agosto, inforcai la bicicletta per andare alla scoperta dell’area a est di Urbino, oggetto del primo dei due citati anelli.

Partito alle sei del mattino per sfruttare il più possibile le fresche temperature regalate dalla notte, imboccai rapidamente la Strada Provinciale 51 che, salendo in cima ai colli di fronte ad Urbino, regala una vista mozzafiato sulla città. Colpo d’occhio che, considerando  l’affascinante carattere medioevale di Urbino, non deve essere molto cambiato negli ultimi secoli.

Proseguendo lungo la cresta della Strada Provinciale delle Cesane, mi sono per la prima volta addentrato nel tipico paesaggio marchigiano fatto di declivi ondulati intervallati di creste appenniniche e profonde gole scavate da fiumi e torrenti.

Prima tappa è stata la città di Fossombrone che, non solo nel nome, sembra appena uscita da “Il Signore degli Anelli”.

E’ proprio a Fossombrone che, legata la mia cavalcatura, ho trovato ristoro alla “Locanda del Puledro Impennatopardon, “Da Buidobaldo, delizioso locale vintage che gode di una location tanto panoramica quanto cordiale. Vi ho mangiato piatti semplici ma molto ben preparati e, soprattutto, mi è stata offerta una birra ghiacciata che non dimenticherò facilmente dato il godimento che mi ha regalato nel cuore di una giornata ardente.

Uscendo da Fossombrone, mi sono imbattuto nel Metauro, fiume che sarebbe diventato compagno di viaggio per gran parte della giornata rimanente e artefice delle “Marmitte dei Giganti”, una stretta gola creata da acque limacciose in periodo estivo ma certamente tumultuose in altri periodi dell’anno.

Seguendo il percorso del Metauro, sono arrivato al Passo del Furlo, accesso all’omonima riserva naturale ove il fiume è protagonista assoluto.

Sempre in compagnia del Metauro, nel tardo pomeriggio sono arrivato a Fermignano, cittadina a vocazione industriale fin da tempi antichi e ove ho ripreso fiato prima di risalire verso Urbino.

Gli ultimi chilometri di questo percorso ad anello sono stati molto impegnativi. Non volendo tornare ad Urbino sulla trafficata Strada Statale 73, ho preferito imboccare la più tranquilla Strada Rossa che, benché immersa nel verde, nasconde insidie inaspettate fra cui tornanti con pendenze che arrivano a 17%. Devo ammettere che è stata una sorpresa di cui avrei fatto a meno dopo una lunga giornata sulle due ruote. Anche la mia fedele Atala a pedalata assistita non ha potuto che cedere il passa a tanta sfida e, esaurita la batteria, ho dovuto spingere la bici fino in cima alla dannata Strada Rossa che, benché bagnata di sudore, non mi ha visto cedere né arretrare.

L’ardua impresa è stata ben ricompensata non sola da una giornata sulle due ruote piena ed appagante ma anche dal ritorno ad Urbino nella luce del tramonto. Smontato dalla sella dove ero partito ore prima, il contachilometri mi ha dato la cifra complessiva di ben 96 chilometri percorsi. Per tutto il resto della vacanza non avrei più raggiunto una cifra simile.

Questo primo giorno di bicicletta nelle Marche mia ha rallegrato il cuore e la mente. Capii di essere nel posto giusto per godermi una vacanza come più mi piace e mi soddisfa ma mi diede anche indizi importati su come gestire le uscite successive. Compresi che non dovevo aspettarmi tratti significativi di piste ciclabili ma affidarmi alle Strade Provinciali secondarie per poter evitare il più possibile il traffico stradale. Un vero peccato perché le potenzialità delle Marche nel cicloturismo sono enormi. Un esempio lampante è la linea ferroviaria in disuso che i più attenti di voi avranno notato nelle foto pubblicate qui sopra e che mi ha accompagnato da Fossombrone fino ad Urbino. Tale linea ferroviaria ha anche una serie di ponti in pietra in ottimo stato e perfettamente amalgamati nell’ambiente. Se fosse convertita in pista ciclabile sarebbe un’attrattiva a livello internazionale.