La serie “Mobile Suit Gundam” del 1979 è notoriamente una pietra miliare dell’animazione nipponica ed ha avuto ruolo fondamentale nel plasmare l’immaginario collettivo legato ai cartoni animati giapponesi, nonché a fidelizzare schiere di appassionati di tutto il mondo. Questo è tanto vero da aver reso il mobile suit bianco una sorta di eroe nazionale giapponese in grado di generare un volume d’affari colossale. Tutto ciò ha, ovviamente, un rovescio della medaglia: lo sfruttamento commerciale del brand ha generato una pletora infinita di opere che non hanno nulla a che fare con la serie originale e lo spirito che la contraddistingueva. Non intendo entrare in classifiche sulle quali il mio giudizio sarebbe del tutto opinabile ma, per quanto mi riguarda, “Mobile Suit Gundam” è (e resta) la sola serie originale ambientata nel U.C. 0079 (Universal Century) a cui si aggiunge nulla più che quanto oggetto di “Gundam Origin” (come prequel) e di tutto quanto avvenuto non oltre il U.C. 0083 (come sequel).
Date queste premesse, ben si comprende il mio interesse per quanto ambientato in tale fascia temporale. L’entusiasmo diventa incontenibile se al centro dell’attenzione vi è la Guerra di Un Anno che, scoppiata proprio nel U.C. 0079, è fulcro della prima serie animata. In effetti lo scontro scatenatosi fra la Federazione Terrestre per il mantenimento di un governo unitario fra le colonie spaziali ed il Principato di Zion, dichiaratosi indipendente, offre tanti e tali spunti da rappresentare un plot ancora lungi dall’essere interamente esplorato. Per la gioia di tutti gli appassionati di vecchia data come me, “Mobile Suit Gundam Thunderbolt” narra proprio una delle tante vicende di cui si compone un conflitto di tale portata. Questo originalissima opera, definibile come uno spin off del cartone del 1979, è nata prima come manga (ancora in corso di pubblicazione) ed è successivamente diventata una serie animata in quattro episodi prodotta da Sunrise. Dai quattro episodi che ne costituiscono la prima stagione, è stato ricavato il film cinematografico in oggetto che, per mia somma gioia, è stato distribuito nei cinema italiani per le due serate speciali del 16 e 17 maggio 2017. Inutile dire che non ho mancato di recarmi in sala già dal primo giorno di programmazione.
Avendo letto l’edizione italiana del manga e visto la prima stagione dell’anime sottotitolato in inglese, posso dire che “Mobile Suit Gundam Thunderbolt – December Sky” è un condensato di quest’ultima che, fortunatamente, riesce nella non facile impresa di mantenere un’autonomia espressiva e contenutistica di tutto rispetto. Rappresentando degnamente il valore dei quattro episodi da cui è un estratto, il film cinematografico riesce anche a mostrare molto bene alcuni degli elementi più rilevanti ed originali che hanno sancito il clamoroso e meritato successo del manga. Fra essi annovero prima di tutto la rappresentazione cruda e senza veli della violenza e della crudeltà della guerra, dramma reso ancor più disumano dall’ambiente spaziale e dai devastanti strumenti di guerra usati (imobile suit). Tutto ciò è trasmesso allo spettatore (ed ancor prima al lettore del manga) tramite i resti di gigantesche colonie spaziali ridotte ad immensi cimiteri, cadaveri che fluttuano nello spazio, gocce di sangue che, in assenza di gravità, galleggiano nei corridoi di astronavi lugubri, sporche ed alienanti.
Non paghi di tale ambientazione, la follia della guerra è magistralmente rappresentata per tramite degli effetti della stessa sulle vite dei personaggi. Contestualizzare gli eventi è essenziale: le vicende narrate riguardano uno dei tanti fronti secondari che compongono un conflitto. Una zona di combattimenti lontana dai fasti degli scontri principali ed in cui si è destinati a morire nell’oblio più assoluto. L’area è quella precedentemente occupata da Side 4, gruppo di colonie spaziali rimasto fedele alla Federazione Terrestre nonostante la lontananza dalla Terra. Distanza che ne ha favorito la rapida distruzione da parte del Principato di Zion fin dallo scoppio della guerra. La riconquista di quest’area disseminata di detriti testimonianti le vite spezzate di milioni di persone, è affidata ai sopravvissuti di Side 4 che, retti da un regime pregno di fanatismi religiosi, non si fa scrupolo di mandare a combattere ragazzi giovanissimi pur di ottenere vendetta. A difendere l’area Thunderbolt (così chiamata per le scariche elettrostatiche generate dei detriti), il principato di Zion ha schierato la flotta “Living Dead”. Tale soprannome è dovuto al fatto che i suoi membri sono tutti militari rimasti menomati in precedenti scontri ma che il Principato può ancora schierare in questo fronte secondario grazie a protesi meccaniche. Su tali soldati, sacrificati ed ancora sacrificabili, il Principato di Zion conduce esperimenti finalizzati a sviluppare un mobile suit la cui fusione con il pilota sia tale da garantirgli una mobilità capace di tener testa al Gundam federale. Tale sperimentazione sarà spinta fino alle conseguenze più estreme.
Gli assi delle rispettive fazioni, sono i protagonisti della storia narrata e portano con loro un diverso approccio emotivo alla vita ed alla guerra. Degno di nota è il fatto che appartenga al Principato di Zion il più umano fra i due e, quindi, il personaggio percepito in senso più positivo da parte dello spettatore. “Mobile Suit Gundam” è una serie nota per avere la maturità di non mostrare le fazioni in guerra con gli estremi del “buono” e del “cattivo” bensì, più realisticamente, in gradazioni di grigio ma resta comunque sorprendente il cortocircuito creato dall’empatia per Daryl Lorenz, l’asso di Zion, fazione comunemente identificata come il “nemico”. È proprio a Daryl che sono dedicati i più toccanti flashback a cui la regia affida il compito di comunicare allo spettatore lo strazio che generano nell’anima le ferite della guerra. Le capacità di Daryl non sono, però, senza prezzo. Ad accomunarlo con Io Fleming della Federazione vi è la comune natura di essere uomini che trovano nello scontro bellico la massima espressione di sé stessi. Ciò che li differenzia è che Io Fleming, spavaldo ed arrogante, non cela il suo fervore per il combattimento e la guerra mentre Daryl è più introverso e malinconico. Il campo di battaglia trasforma entrambi in feroci combattenti pronti a tutto per ottenere una vittoria che dia l’illusione di giustificare le sofferenze perpetrate e subite. È con questi due personaggi che “Mobile Suit Gundam Thunderbolt” palesa una verità comune a tutte le guerre: vi sono uomini che in essa trovano o scoprono la propria dimensione ideale. Uomini che si sentono vivi nel momento in cui affrontano scontri mortali o sopravvivono a prove ed eventi che mietono migliaia di vittime. Sopravvivenza dovuta alla capacità di esprime doti eccezionali in occasione di eventi estremi o per la più banale casualità governata da un beffardo e cinico dio della guerra. Soldati come Daryl e Io servono a mostrare la follia di ogni conflitto che permette la sopravvivenza degli uomini che la bramano a discapito di altre migliaia che invece la rifuggono e vorrebbero solo tornare alle loro case.
Il film è arricchito da un nutrito gruppo di comprimari, tutti ben caratterizzati ed in grado di rappresentare appieno i drammi subiti. Essi contribuiscono a comporre un toccante mosaico umano ed a generare una tensione drammatica di tutto rispetto. Alla comandante che si droga per reggere lo strazio di mandare dei ragazzini a morire inutilmente, si contrappone la scienziata idealista inorridita da quegli stessi esperimenti che è costretta a porre in essere; ai soldati di Zion che trovano nella loro unione e cameratismo l’unica ancora di salvezza contro i flutti della guerra, si contrappone un asso della Federazione che rifiuta ogni legame con le nuove reclute che sa destinate a morire in breve tempo; si sommano poi vicecomandanti bramosi di far carriera, scienziati che abbandonano i feriti pur di salvarsi, fuoco volontario su scialuppe di salvataggio, prigionieri usati come scudi umani e molto altro destinato a creare quel bestiario tipico di ogni rappresentazione della guerra che abbia il coraggio di rifiutare la retorica propagandistica.
Insomma, “Mobile Suit Gundam Thunderbolt – December Sky” è un film assolutamente da vedere perché, come recita una folgorante battuta sul finale della pellicola:
“La guerra non è ancora finita!”
Bellissima analisi, come al solito lucida e ben scritta. Il film sembra davvero un capolavoro, lo recupero al più presto!!!!
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Devi assolutamente, Andrea! Indipendentemente dalla nostalgia che provoca il ricordo della serie originale, questo Gundam Thunderbolt è un’opera di altissima qualità che non deve sfuggire ad un appassionato! 🙂
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