A fine settembre 2016, un nuovo raduno ciclistico con un gruppo di amici ormai ben collaudati mi ha dato l’occasione di visitare la città di Trieste nonché il Museo della Guerra per la Pace Diego de Henriquez. Non sazio di tali meraviglie, ho dedicato l’uggiosa domenica mattina del 25 settembre per visitare il Museo Ferroviario di Trieste Campo Marzio (http://www.museoferroviariotrieste.it/index.html). Pur non avendo una seria preparazione sull’argomento, nutro da sempre una grande passione per le locomotive a vapore che non può che allargarsi anche a tutto quello che vi ruota intorno. Non mi sono, quindi, fatto sfuggire l’occasione di visitare questo museo molto noto nell’ambiente.
Trieste fu il principale sbocco sul mare dell’Impero Austroungarico. Ciò la rese una fiorente ed attivissima città portuale i cui traffici marittimi determinarono la necessità di movimentare un gran numero di merci. Mercanzie che non dovevano solo essere imbarcate e sbarcate nell’immenso porto della città ma anche essere trasportate da e verso ogni angolo dell’Impero. La rete ferroviaria fu, quindi, sviluppata al massimo con la costruzione di varie infrastrutture fra cui due stazioni: la prima ancora oggi in attività, la seconda è attualmente sede del museo ferroviario in oggetto. Nonostante la location prestigiosa e l’impegno di un manipolo di appassionati, il museo risente dei pochi fondi disponibili dovuti allo scarso interesse delle FS e delle istituzioni per questo tipo di beni. A peggiorare le cose, nel corso della Seconda Guerra Mondiale, la grande volta che proteggeva dalle intemperie le banchine della stazione fu smantellata per destinare a fini bellici il metallo così recuperato (per evidenti fini propagandistici, solo le stazioni di Milano e Roma furono risparmiate da tale scempio). Ne consegue che il museo è ora privo di una delle caratteristiche architettoniche più affascinanti del vecchio edificio e che il materiale rotabile è costantemente esposto alle intemperie. Gli effetti sono, inevitabilmente, disastrosi. Gli esemplari facenti parte della collezione museale sono di indubbio valore storico ma sottoposti ad un degrado costante che non fa ben sperare sulla loro sorte.
Internamente il museo è semplicemente affascinante. I locali, compresa la hall centrale, hanno ancora l’aspetto originale consentendo al visitatore di vivere un vero e proprio salto indietro nel tempo. Sono rimasto particolarmente colpito dal mobilio e, soprattutto, dai complicati disegni dei pavimenti che adornano le varie sale. I numerosi cimeli contenuti all’interno del museo ripercorrono le varie epoche del trasporto ferroviario. Pur non essendo un esperto e non potendo comprendere appieno la funzione ed il valore storico degli stessi, sono stato conquistato dal fascino di gran parte degli oggetti custoditi nel museo. Degna di nota è anche la cura e l’attenzione con cui sono esposti e raccontati al pubblico.
Concludo consigliando vivamente a tutti gli appassionati una visita al Museo Ferroviario Di Trieste Campo Marzio. Non ne rimarrete delusi e dubito che in Italia vi sia un altro luogo simile. Resta in ogni caso necessario prepararsi psicologicamente alla vista dei vagoni e delle locomotive che riposano sui binari esterni. Salvi rari casi, si tratta di esemplari che risentono gravemente delle condizioni di abbandono in cui giacciono. In realtà è grazie al museo che essi sono scampati alla demolizione ma la loro vista resta una dura prova per chi ha coscienza delle potenzialità degli stessi nel caso fossero restaurati e collocati al coperto.
Segnalo, infine, che in separati articoli tratterò i due pezzi che più mi hanno interessato: una Panzer Draisine ed una DRB 52 “Kriegslokomotive” entrambe della Seconda Guerra Mondiale.
Beh… volevo visitarlo, ma dopo aver letto i tuoi post mi sembra di esserci stato e per molto tempo! Infinite grazie di tutte queste informazioni… felice di aver “scovato” il tuo blog!
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Grazie Davide! 🙂
Anche io sono contento di aver trovato il tuo! 🙂
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