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In precedenti articoli ho già avuto modo di esprimere la mia incondizionata ammirazione per il manga “Ah, My Goddess” e per il suo autore, Kosuke Fujishima, il cui tratto elegante e delicato mi incanta ogni volta. Il suo lavoro più famoso, il manga Ah, My Goddess”, è terminato poco tempo fa con il 48° volume dopo quasi trent’anni di pubblicazione. Proprio per celebrare l’evento, il tankobon in oggetto ha goduto di un’edizione speciale contenuta in un incredibile “Final Box” i cui dettagli trovate nell’articolo da me scritto a suo tempo. Quasi contestualmente, Kosuke Fujishima ha anche festeggiato i trent’anni di attività come mangaka e tale ricorrenza non poteva certo passare inosservata da parte di pubblico ed editori. E’ così che ha visto le stampe il libro d’illustrazioni in questione che intende omaggiare un artista che ha saputo evolvere il proprio stile e le proprie capacità come raramente avviene. L’artbook in oggetto offre, con rara precisione e bellezza, un emozionante percorso nel cuore stesso dell’arte espressa negli anni da Fujishima. Il raro privilegio di contemplare l’evoluzione artistica di quest’ultimo è offerta al lettore in un unico volume che, in poche pagine, permette di rivivere e contemplare quella trasformazione che, dal semplice esordiente di “You are under arrest”, lo ha visto diventare un maestro capace di realizzare tavole meravigliose come quelle dei capitoli finali di“Ah, My Goddess”.

Me, My Girlfriend and Our Ride” è un libro straordinario sotto molti punti di vista. Prima di tutto raccoglie una serie di tavole scelte direttamente da Fujishima. Ciò permette di cogliere i gusti personali dell’artista e, indirettamente, rappresenta una personale critica al suo stesso lavoro. In secondo luogo il titolo celebra quanto emerge subito dalla scelta dei soggetti delle tavole pubblicate: l’amore totale ed incondizionato di Fujishima per moto, auto, aerei ed ogni altro tipo di veicolo vintage. Non è certamente una novità, le stesse storie narrate nei manga di Fujishima sono spesso un pretesto per mostrare i protagonisti intendi a riparare o guidare una moto d’epoca o un’auto dei tempi andati. Quello che l’artbook mostra palesemente è come tale amore abbia portato il mangaka a realizzare fin da subito splendidi disegni di tali soggetti a differenza dei personaggi umani che, invece, hanno necessitato di molto più tempo per evolvere fino alle eccellenze che conosciamo. Certamente ciò è stato anche dovuto alla maggior difficoltà che comporta disegnare e, soprattutto, trovare un proprio stile nella realizzazione dei personaggi umani. E’ comunque palese che, a differenza di altri fumettisti giapponesi, le sue principali energie siano state fin da subito concentrate sui veicoli piuttosto che sulle persone proprio a causa della sua passione per i motori.

Resta in ogni caso incontestabile che l’arte di Fujishima di esprima al meglio proprio con i personaggi umani. Anche da questo punto di vista, “Me, My Girlfriend and Our Ride”  permette di cogliere l’evoluzione dello stile dell’artista nipponico che, nonostante un’attenzione ai dettagli superiore alla media, replicava in “You are under arrest”, sua prima opera, gli stilemi estetici più classici del fumetto nipponico (i grandi occhi prima di tutto).

E’ nei lunghi anni di serializzazione di “Ah, My Goddess” che Fujishima dimostra il coraggio necessario per evolvere il proprio stile discostandolo dai comodi standard dei suoi colleghi. Viene così a maturazione un tratto molto particolare che, senza ripudiare i caratteri estetici che contraddistinguono i fumetti giapponesi, trae fortissima ispirazione dai grandi illustratori occidentali per dare vita ad uno stile unico, raffinatissimo e di rara eleganza. A tal proposito, mi pare doveroso citare Alfons Mucha, padre dell’Art Nouveau, la cui influenza sui lavori di Fujishima è fortissima soprattutto nella composizione delle singole illustrazioni.

Concludo affermando con la massima convinzione che “Me, My Girlfriend and Our Ride” è un libro da avere se siete appassionati al bel disegno in generale ed assolutamente da non perdere se siete estimatori di Fujishima. Tale considerazione è ulteriormente rafforzata dal fatto che non sono molti gli artbook a lui dedicati perciò si impone il possesso di quello che vuole celebrare i suoi primi trent’anni di attività. Se dovessi proprio trovare un difetto, lo indicherei nella qualità della carta che, a mio parere, se fosse stata migliore avrebbe enfatizzato la resa della stampa ad altissima risoluzione.