Nelle pagine virtuali di questo blog, ho già avuto modo di affermare più volte la mia grande ammirazione per due grandi character designer giapponesi: Haruhiko Mikimoto (soprattutto per il lavoro svolto nella serie animata “Macross” datata 1982) e Yoshiyuki Sadamoto (in particolare per quanto realizzato a favore delle serie “The Secret of Blue Water” del 1990 e per “Neon Genesis Evangelion” del 1995). Non ho remore a considerarli i due migliori character designer nipponici di ieri come di oggi ma, a mio parere, a potersi fregiare di questo titolo ed a creare con i due precedenti un trio insuperabile, è anche una terza artista: Akemi Takada.
L’autrice ha prestato la sua arte a tantissime opere, una fra le più famose in Italia è sicuramente “Kimagure Orange Road”, da noi conosciuto con l’insopportabile titolo di “E’ quasi magia Johnny”. Akemi Takada ha curato il design dei personaggi di questo anime tratto dal manga “Sesame Street” compiendo quello che può tranquillamente essere considerato un miracolo. La sua arte, infatti, ha graziato a tal punto il cartone animato da far dimenticare la storia assai deboluccia che vi è narrata. E’, infatti, lo stile delicato ma preciso, forte ma femminile dell’autrice a dare potenza visiva e caratteriale a personaggi altrimenti destinati all’oblio. Sempre e solo grazie a lei, uno di essi, Madoka Ayukawa, ha saputo a tal punto bucare lo schermo da diventare iconico ed essere ancora oggi considerato fra le protagoniste femminili più riuscite di tutto il panorama dell’animazione giapponese. Risultato questo a cui non avrebbe assolutamente potuto ambire senza l’intervento di Akemi Takada che con tale personaggio ha creato una sorta di rapporto simbiotico considerando la quantità di tavole che l’autrice le ha, direttamente o indirettamente, dedicato. Un altro personaggio che amo citare e che ha goduto dell’arte di AkemiTakada è Noa Izumi, la piccola ma agguerrita pilota dell’AV-98 “Ingram” e protagonista di “Mobile Police Patlabor”. Meno nota da noi ma assai conosciuta in patria, la serie animata “Patlabor” ha portato sullo schermo il manga di Masami Yuki. Opera ben più articolata e complessa di “Sesame Street”, “Patlabor” ha, con la sua storia di rara qualità ed i suoi personaggi ben caratterizzati, offerto terreno fertile ad AkemiTakada che ha contribuito non poco al successo dell’anime regalandoci anche bellissime illustrazioni di cui probabilmente parlerò in un’altra occasione.
Premesso tutto ciò, il bellissimo libro d’illustrazioni oggetto di questo articolo è consacrato per lo più a “Kimagure Orange Road” ed in particolare a Madoka. A tale collezione si aggiungono alcuni lavori originali realizzati da Akemi Takada dal 1987 al 2009. Se ho ben capito, si tratta della riedizione dell’artbook pubblicato per la prima volta nel 2009 e che era sfuggito alla mia attenzione. Questa volta, avendo visto a Tokyo le locandine pubblicitarie che ne annunciavano l’imminente uscita, sono stato più attento e non mi sono fatto mancare l’acquisto di questo bel libro tramite Hobby Link Japan (http://www.hlj.com).
“La Madonna” è un art book veramente eccezionale non solo perché ogni singola illustrazione dimostra palesemente la bravura di AkemiTakada ma anche sotto l’aspetto più meramente qualitativo. Un vero oggetto da collezione non solo per stampa perfetta e carta eccellente ma anche per l’ottima sovracopertina e l’apprezzabile slipcase protettiva in plastica trasparente.
Ammirando le illustrazioni contenute nel libro, si percepisce chiaramente la maestria e la duttilità di Akemi Takada, la quale riesce magistralmente ad amalgamare un forte realismo con i tratti più tipici dello stile di disegno nipponico (i grandi occhi in primis). Si possono, quindi, ammirare tavole con personaggi disegnati in modo realistico ma straordinariamente vivi grazie ad una preziosa nota fantastica; ed altri che, seppur tratteggiati in modo più cartoonesco, godono di una precisione dei dettagli e di una cura nella realizzazione del viso e dei grandi occhi da risultare incredibilmente empatici. E’ soprattutto il personaggio di Madoka Ayukawa a godere di quest’ultimo effetto con risultati artistici eccezionali ed una presa sull’osservatore di rara intensità.
Apprezzando da sempre lo stile di disegno giapponese, è evidente che io consideri un piacere per gli occhi e un nutrimento per mente e fantasia tutto quanto disegnato da Akemi Takada e dagli altri due artisti nipponici sopra citati. Forse non è possibile chiedere il medesimo entusiasmo in chi è più legato allo stile illustrativo occidentale ma, per chi come me è appassionato di anime e manga, Akemi Takada non può che essere considerata una maestra inarrivabile che, come molti altri della sua generazione, purtroppo non lascerà eredi altrettanto capaci.
Concludo con il medesimo rammarico già espresso in occasione della recensione fatta per l’artbook “Innocence” di Haruhiko Mikimoto: sorprende costatare la rarità di nuove opere da parte di questi grandi autori. Quello in oggetto è la nuova edizione di un libro pubblicato quasi dieci anni fa e che, in realtà, contiene moltissime tavole già presenti in altri artbook come “Madoka” del 2001 e “Triangle Labyrinth” del 1992. Mi auguro gli editori si decidano presto a pubblicare raccolte di opere più recenti.
Mi includo tra gli appassionati di anime e manga che stimano l’opera della maestra Takada. In particolare resto affezionata al contributo prestato per “Maho no Tenshi Creamy Mami” (L’incantevole Creamy). Al riguardo in passato ho acquistato l’artbook “Memories of Magical World”. Un modo di interpretare e caratterizzare personaggi che ha davvero distinto titoli entrati poi nella storia dell’animazione giapponese.
Rinfranca scoprire che le case editrici ogni tanto rivolgono l’attenzione agli idoli degli anni Settanta e Ottanta, riproponendo raccolte attese da un pubblico adulto che ama ricordare quei “cartoni animati” come qualcosa di più di un semplice intrattenimento.
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Mai parole furono più azzeccate, cara Manaokana!
Le approvo e sottoscrivo con entusiasmo.
Non mi sono azzardato a citare nel mio articolo “Creamy” perché non sono abbastanza preparato sull’argomento nonostante abbia visto ed apprezzato la serie in gioventù. Sono, quindi, contento che lo abbia fatto tu perchè “Creamy” è certamente il lavoro che più a consacrato Akemi Takada e, probabilmente, anche quello a lei più consono rispetto ad altri come “Orange Road” o “Patlabor”.
Sulla realtà dei grandi autori del passato nell’industria dell’entertainment nipponico moderno, ho un’opinione molto negativa… Temo siano tristemente stati messi da parte perchè non in grado di produrre con i ritmi frenetici necessari ad alimentare il pubblico ingordo e distratto di oggi. Essendo artisti che giocano sulla qualità e non la quantità, ho l’impressione siano stati messi ai margini e quasi dimenticati. Grave errore che mi auguro anche io sia sempre più spesso rimediato almeno da pubblicazioni di pregio come quella in oggetto, magari con tavole realizzate in anni più recenti. 🙂
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