Benché possa essere considerato uno dei migliori clienti dell’editore francese Caraktere Sarl, non sono un acquirente regolare della rivista in oggetto. Ciononostante non manco di comprare qualche numero nel caso in cui uno o più articoli in esso contenuti sia dedicato ad argomenti di mio interesse. Date le premesse, non potevo certo privarmi del numero in questione che contiene un interessantissimo articolo sui “Mistel”, i caccia compositi tedeschi. Penso quest’ultimo sia un ottimo esempio di scrittura capace di dare un quadro informativo completo ai lettori interessati, evitando a questi ultimi l’acquisto di costosi libri specializzati.
L’articolo è molto ben scritto, ricco di informazioni preziose ed in grado di fornire tutti i dati utili al lettore per ricostruire la storia di questa tipologia di velivoli tedeschi. Storia di una idea che, scartata nel 1942, fu riesumata da una Luftwaffe esangue nel disperato tentativo di concretizzare un qualche miracoloso exploit che potesse riscattare l’immagine di Hermann Goering agli occhi del Fuhrer. Non si trattò, quindi, di un tardivo tentativo di supplire alla mancanza di bombardieri strategici, né di dotare la Luftwaffe di un’arma con le caratteristiche necessarie per rispondere ad esigenze tattiche ben precise ed identificate. I “Mistel” furono, in realtà, un sorta di wunderwaffe raffazzonata alla bell’e meglio. Utilizzando in urgenza quel che era disponibile, fu data vita ad aerei compositi su cui si riversarono aspettative eccessive e speranze irrealizzabili. Tale insensata illusione fu aggravata dal fatto che, anche una volta divenuti disponibili, non fu mai stabilito con chiarezza un piano d’azione peri “Mistel”. In effetti tali aerei compositi avevano delle regole d’ingaggio estremamente rigide che, soprattutto sul finire della guerra, ne limitavano o rendevano impossibile l’impiego. Fu così che, paradossalmente, questioni come la mancanza della supremazia aerea o obiettivi troppo lontani, fecero sì che alla disponibilità di “Mistel” facesse da contraltare la mancanza di obiettivi da colpire. Per tali ragioni, moltissime missioni furono annullate all’ultimo momento o mai effettuate. In ogni caso, anche quando i raid si concretizzarono, i risultati ottenuti furono minimi. Andrebbe ridimensionato anche il mito legato all’incursione eseguita dai “Mistel” contro uno dei ponti sul fiume Oder visto che lo stesso fu gravemente danneggiato ma non distrutto. La lettura dell’articolo in questione dimostra con grande evidenza quanto i caccia compositi tedeschi furono un inutile dispendio di uomini e risorse. Uno spreco enorme ed insensato considerando che si arrivò a prelevare dai reparti di appartenenza decine di Junker 88 per trasformarli in bombe volanti e supplire così alle carenze produttive dell’industria bellica tedesca. Una decisione semplicemente folle tenuto conto che si trattò di preziosissimi Ju-88 che, in versione caccia notturno, appartenevano a vari Nachtjagdgeschwader; stormi che, così privati di una parte importante delle loro forze, non poterono più difendere con pari efficacia le città e gli impianti industriali di loro competenza. A livello tecnico va comunque detto che i “Mistel” furono i primi aerei del mondo pilotabili “in remoto” e che il sistema era così efficace non solo da sorprendere i piloti per maneggevolezza e reattività ma da essere ancora oggi utilizzato senza grandi modifiche.
A mio parere, altrettanto interessante è l’articolo sulle batterie di Flak usate per difendere il Reich. L’articolo, come il precedente sopra descritto, riesce nell’ardito compito di riassumere efficacemente una realtà estremamente complessa senza per questo perdere dati e statistiche molto interessati o ignorare argomenti più di nicchia (ad esempio i treni antiaerei). Consiglio la lettura a tutti coloro che volessero approfondire le loro conoscenza su una materia poco trattata o del tutto ignorata. Altrettanto interessanti sono anche gli articoli sull’impiego dei PBJ‑1 “Mitchell” nel Pacifico e, soprattutto, quello su Oswald Boelcke, asso della Prima Guerra Mondiale che stilò le regole base dell’aeronautica da caccia.