Raramente perdo occasione di confermare la mia grande passione per la serie animata giapponese “Macross” (Chōjikū Yōsai Makurosu) dei primi anni ’80. Sebbene il mio interesse sia fortemente monopolizzato da quest’ultima, ciò non toglie che essa sia la capostipite di una serie di prequel e sequel che, ancora oggi, imperversano in Giappone anche grazie a “Macross Delta”, nuova serie televisiva la cui trasmissione è appena iniziata nel paese del sol levante. Non sempre apprezzo tutto quanto compone la saga di “Macross” ma, ringraziando una buona stella per aver risparmiato quest’ultima da innumerevoli scempi come successo a “Mobile Suit Gundam”, mi ha convinto molto “Macross Frontier”, serie anime per la TV dell’ormai lontano 2008. Non mancano quelli che personalmente ritengo difetti (come ad esempio la mancanza di un avversario realmente convincente ed empatico) ma il risultato finale è più che apprezzabile ed ha un suo innegabile punto di forza nei caccia VF-25 “Messiah”, i quali adempiono egregiamente al loro ruolo di icona come tradizione macrossiana vuole.
Anche da un punto di vista della tecnologia militare, “Macross Frontier” ha interessanti differenze rispetto al primo “Macross”. La dispersione dell’Umanità nello spazio con l’utilizzo di immense colonie ha fatto sì che ognuna di esse si evolvesse in modo indipendente dalle altre. Ciò ha avuto ripercussioni non solo dal punto di vista sociale ed economico ma anche tecnologico. Il VF-25 non fa eccezione ed è, infatti, il primo caccia sviluppato in modo autonomo sulla colonia “Frontier” da parte delle industrie locali Shinsei Industry-Macross Frontier Arsenal. Al momento degli eventi narrati nella serie, i VF-25 sono ancora allo stadio di esemplari di pre-produzione, affidati all’unità speciale SMS (Strategic Military Services) per valutazioni operative in vista di una possibile acquisizione come caccia standard da parte della U.N. Spacy. Il VF-25, derivato dal prototipo YF-24, ha ben poco da condividere con l’originario VF-1 (sono del resto passati quarantasette anni dai fatti raccontati nella prima serie). A dimensioni molto più ragguardevoli, unisce prestazioni nettamente superiori. Senza entrare in inutili e noiosi dettagli, mi piace sottolineare che il VF-25, rispetto al suo predecessore, gode di un numero più elevato di componenti per la versione “Super” con protezione di sezioni dell’aereo che restavano precedentemente scoperte nel VF-1. Il risultato è che la variante “Super”, oggetto di questo kit, è molto simile alla “Armored” grazie ad una fusoliera più longilinea che consente l’istallazione di componenti addizionali avviluppanti.
E’ proprio grazie a questa caratteristica che la versione “Armored” è in grado di cambiare configurazione a differenza di quanto avveniva per il VF-1 il quale, al contrario, poteva montare le voluminose corazze solo nello stato “Battroid”. Questa, comunque, è un’altra storia su cui tornerò solo nel caso in cui Hasegawa proporrà in futuro anche il kit di quest’ultima versione. Quello oggetto della presente scatola di montaggio è un VF-25 “Super” che, essendo nella versione G, è specializzata nel tiro di precisione grazie al SSL-9B “Dragunov” Semi/Fully-Automatic Anti-Armor Sniper Rifle da 55mm di cui è dotato. Il caccia in questione è pilotato da Michael Blanc, personaggio che ha moltissime similitudini fisiche e caratteriali con Maximilian Jenius del primo “Macross” (credo non sia casuale la livrea blu dell’aereo).
Fin dall’apertura della scatola, il modello Hasegawa si fa subito notare per le ragguardevoli dimensioni dell’aereo. Decisamente molto più grande del VF-1, il VF-25 richiama alla memoria il VF-0S, da me già costruito, non solo per motivi di grandezza ma anche per alcuni elementi estetici e di forma. In generale si coglie prontamente la maggior qualità delle stampate che si traduce in un ragguardevole numero di pezzi tutti con un alto livello di dettagli. Si tratta dei tipici vantaggi derivati dalla produzione più recente (2011) dei kit dedicati a “Macross Frontier” rispetto a quelli tratti dal primo”Macross” che, nelle componenti base, sono datati 2001. A supporto di tale affermazione, basti notare che (finalmente) il vetrino dell’abitacolo è privo di fastidiose linee di giunzione ed è presente il supporto per posizionare lo stesso in posizione aperta. In entrambi i casi, si tratta di difetti che affliggono i kit di VF-1 che Hasegawa realizza ancora oggi.
Il giudizio sul modello in questione non può che essere positivo per tutti i motivi già espressi. Resta inteso che solo montando il modello e verificata la complessità di assemblaggio, potrà essere formulata una valutazione finale veramente attendibile. Mi rammarico non sia presente un foglio decal aggiuntivo che consenta la realizzazione anche di livree che non siano prettamente quella del caccia pilotato da Michael Blanc. Spero che in futuro il mercato offra un set apposito.