ITALIAN LANGUAGE
E’ risaputo che le due guerre mondiali del secolo scorso furono spesso dominate da concezioni strategiche totalmente opposte. Ciononostante molti principi tattici abbozzati durante la Prima Guerra Mondiale, ebbero naturale sviluppo nel successivo conflitto come, ad esempio, il concetto di “carro da sfondamento”. Nella Prima Guerra Mondiale, l’esercito inglese fu all’avanguardia nella produzione ed impiego dei primi carri armati al mondo. I militari inglesi elaborarono concezioni pionieristiche relativamente alle modalità del loro impiego e svilupparono una netta distinzione fra i Tank destinati a sfondare le prime linee avversarie e quelli, invece, predisposti per sfruttare tale breccia e dilagare nelle retrovie. Con l’avvento della Seconda Guerra Mondiale e l’imporsi della Blitzkrieg, i carri armati diventarono l’arma risolutiva e la colonna portante di eserciti strutturati sul movimento e la rapidità. Nei primi anni del conflitto, tale rivoluzione determinò la disfatta degli eserciti francesi ed inglesi ancora ingabbiati nelle rigide teorie della precedente guerra di posizione. Ciononostante i carri inglesi e francesi sviluppati fra le due guerre per essere i nuovi “carri da sfondamento”, quali il Matilda II inglese e B1 Bis francese, furono sempre motivo di grandi problemi per i Panzer tedeschi incapaci di reggere i colpi di tali avversari ed armati con cannoni troppo leggeri per perforarne le corazze. Tale realtà divenne ancor più drammatica a seguito dell’invasione della Russia ed il conseguente confronto con i KV-1 e KV-2 che rispondevano agli stessi principi dei veicoli inglesi e francesi sopra citati. Tutto ciò comportò l’avvio di una frenetica corsa agli armamenti che diede vita ai Tiger, la famiglia di carri armati tedeschi più famosa e massima incarnazione del concetto di “carro da sfondamento”.
I Tiger erano carri armati destinati a garantire alla Wehrmacht la supremazia sul campo di battaglia. Dovevano, quindi, essere in grado di incassare senza danno i colpi avversari grazie ad una spessa corazzata e distruggere il maggior numero di carri avversari grazie ad un cannone dalle altissime prestazioni. Resistenza e letalità erano anche finalizzate a conservare il più a lungo possibile la presenza del veicolo in prima linea e ad assicurare un’alta percentuale di sopravvivenza all’equipaggio. E’ quest’ultimo aspetto, tutt’altro che trascurabile, che consentì ai carristi tedeschi di affrontare imprese ad alto rischio grazie alla fiducia che riponevano nei loro mezzi. I Tiger, infine, fungevano da “carri da sfondamento” in fase di attacco (incassando i colpi degli infiniti cannoni anticarro con cui Russi potenziavano le loro linee difensive) e da perno di resistenza in posizione difensiva, ruolo che rivestirono sempre più spesso con l’avvicinarsi della fine del conflitto.
Se il Tiger I entrò in servizio nel 1942 rappresentando l’apice tecnologico dell’epoca nonostante fosse gravato da alcune obsolete concezioni prebelliche, il Tiger II, suo successore, era, al contrario, la massima espressione dello sviluppo tecnologico e progettuale derivante dall’esperienza nata sui campi di battaglia. Lo scafo a piastre inclinate, si accompagnava ad una torretta equipaggiata con il miglior cannone anticarro di tutta la guerra, il Pak-43 da 8.8cm. Entrato in servizio nel 1944, il Tiger II sfiorava le 70 tonnellate di peso e necessitava di una logistica di sostegno che l’esercito tedesco non era più in grado di garantire nella sempre più degradata situazione bellica dell’ultimo anno di guerra. Ciononostante, impiegati nei corretti contesti tattici ed in mano ad equipaggi ben addestrati, i Tiger furono sempre degli avversari letali capaci di divenire i peggiori incubi dei loro avversari.
Il Panzerkampfwagen VI Ausf.B “Tiger II” fu prodotto in poco più di 500 esemplari. I primi 50, equipaggiati con torretta “Porsche”, possono essere considerati una pre-serie sostituita sulle catene di montaggio dal modello di serie prodotto in circa 450 esemplari e caratterizzato dalla torretta “Henschel”. Resta inteso che tali diciture sono da considerarsi erronee in quanto fu sempre Krupp ad occuparsi della progettazione di entrambe le torrette. All’origine di tali distinzioni vi è il fatto che, nel primo caso, si trattò del recupero di un design inizialmente realizzato per la famiglia di carri pesanti Porsche mentre, nel secondo caso, fu la torretta progettata per lo scafo Henschel, effettivo vincitore della gara d’appalto per la definizione del futuro Tiger II. Concludo questo excursus storico ricordando che il nome “King Tiger” (“Konig Tiger” in tedesco) è di origine alleata, l’esercito tedesco non identificò mai il carro in questione con tale soprannome.
Il Tiger II conservato a Munster è un bellissimo esemplare di serie. Esso è, infatti, equipaggiato con torretta “Henschel” come quello presente al Musée des Blindés di Saumur. A differenza di quest’ultimo è, però, di produzione successiva non essendo ricoperto di Zimmerit, la pasta antimagnetica la cui applicazione fu interrotta nel settembre 1944. In effetti il Tiger II di Saumur fu uno di quelli che combatterono in Normandia nell’estate 1944 e, quindi, fra i primi prodotti. Considerando la livrea e l’araldica apposta dal museo, la volontà è di proporre uno dei Tiger II appartenenti allo schwere SS-Panzer-Abteilung 501 che, parte del Kampfgruppe “Peiper” della 1. SS-Panzer-Division “Leibstandarte SS Adolf Hitler”, parteciparono all’operazione “Wacht am Rhein”, l’offensiva tedesca nelle Ardenne del dicembre 1944. Più probabilmente si tratta di uno dei Tiger II andati perduti negli ultimi mesi del conflitto nel disperato tentativo dell’esercito tedesco di fermare l’avanzata degli Alleati sul territorio germanico. In ogni caso l’esemplare in questione è in ottimo stato. Personalmente non ne colgo grandi mancanze salva la perdita del portello del pilota sostituito con una semplice piastra saldata. Si sarebbe potuto fare di meglio anche con la MG dello scafo ma sembra proprio non si possa pretendere troppo dai restauratori del museo. In ogni caso questo Tiger II è una di quelle visioni che più di tutte giustificano un viaggio a Munster. Il carro in questione è colossale, affascinante e comunica appieno la potenza del veicolo in questione.
ENGLISH LANGUAGE
Inside the vehicles collection of the Panzermuseum of Munster, there is a Panzerkampfwagen VI Ausf.B “Tiger II”, one of the biggest tank produced by German industry during the Second World War. The Tiger II was developed to provide to German Army the supremacy on the battlefield thanks to its thick armor and powerful gun. The tank in the subject was well restored and painted to reproduce a Tiger II of schwere SS-Panzer-Abteilung 501, part of the Kampfgruppe “Peiper” of the 1. SS-Panzer-Division “Leibstandarte SS Adolf Hitler”, that fought during the Ardennes offensive on December 1944.
FRENCH LANGUAGE
Dans la collection des véhicules qui sont conservés à l’intérieur du Panzermuseum de Munster, il y a un Panzerkampfwagen VI Ausf.B “Tiger II”. Il s’agit du char le plus grand et plus lourd que l’industrie allemand a produit en série pendant la Deuxième Guerre Mondiale. Le Tiger II fut conçu pour obtenir la suprématie sur le champ de bataille grâce à son épaisse blindage et son canon très performant. Le Tiger II de Munster a reçu une peinture qui veut rappeler les chars du schwere SS-Panzer-Abteilung 501, rattaché au Kampfgruppe “Peiper” de la 1. SS-Panzer-Division “Leibstandarte SS Adolf Hitler”, pendant l’offensive Allemand des Ardennes en Décembre 1944.