01 Stug III G Early Dragon

Durante la Seconda Guerra Mondiale, l’industria bellica tedesca produsse un grande varietà di veicoli che, benché non sempre in grado di condizionare l’andamento delle battaglie in cui furono impiegati, certamente riuscirono a segnare gli spiriti dei loro avversari e ad essere protagonisti di un mito che, vero o falso che sia, perdura ancora oggi. Paradossalmente, più un Panzer fu prodotto in numero limitato, più è forte la leggenda che lo circonda. Ciò ha offuscato la notorietà di carri armati più comuni che, a discapito di un impatto propagandistico limitato, ebbero però l’onore e l’onere di essere le vere colonne portanti della Panzerwaffe e di salvare in più occasioni l’esercito tedesco dalla rotta più completa.

Fra essi, importanza incontestabile ebbero il Panzer IV e lo Stug. III. Se il primo ebbe il rimarchevole successo di restare in servizio dal primo all’ultimo giorno di guerra, il secondo non fu allineato in tempo per la campagna di Polonia. In entrambi i casi si trattò di veicoli espressamente concepiti per garantire un supporto diretto alla fanteria  grazie al medesimo cannone che li equipaggiava, un 7.5 cm L24 a bassa velocità iniziale e con potente carica esplosiva. Con l’invasione della Russia nel 1941, la Wehrmacht  si ritrovò a fronteggiare masse sempre più numerose di carri armati sovietici e ciò impose una corsa all’incremento delle potenzialità anticarro dei veicoli tedeschi in servizio. In breve tempo Panzer IV e Stug. III condivisero il medesimo cannone anticarro da 7.5 cm L48 ad alta velocità alla bocca che, pur generando le versioni più potenti degli stessi, ne segnarono anche l’estremo sviluppo e l’obsolescenza definitiva fra il 1944 e 1945. In questo contesto, lo Stug. III si distingueva da tutti gli altri mezzi corazzati per integrare sullo scafo del Panzer III una casamatta fissa alloggiante l’armamento principale. La mancanza della torretta permetteva un’altezza del veicolo estremamente limitata che lo rendeva difficile da colpire ed estremamente efficace in difesa e per azioni mordi e fuggi. La mancanza della torretta imponeva il brandeggio del cannone facendo girare l’intero veicolo con una conseguente limitazione dell’efficacia tattica dello stesso. Questo evidente difetto fu, però, ampiamente compensato dalla maggior semplicità di costruzione e dalle dimensioni contenute che resero lo Stug. III un veicolo estremamente versatile e letale per tutta la durata del conflitto. Solo sul finire della guerra esso dovette cedere il passo di fronte alle nuove generazioni di carri sovietici sempre più corazzati e pesantemente armati. Qualche dettaglio in più lo potete trovare nella mia personale recensione del bel volume « Trucks & Tanks Magazine » Hors-Série n.8 StuG III et StuH.

Alla luce di tutto quanto precede, non deve sorprendere se, nel vasto mondo del modellismo militare, lo Stug. III è stato oggetto di infinite riproduzioni in scala dedicate non solo alle varie versioni susseguitesi nel corso della guerra ma anche ai singoli cicli di produzione in seno alle diverse industrie che si occuparono della sua produzione. Dragon non è ovviamente esente da tutto ciò e, data l’offerta, è per me difficile chiarire le ragioni che mi hanno spinto all’acquisto proprio di quella in oggetto. La box art disegnata da Volstad è certamente un motivo plausibile ma quello più concreto è l’essere in presenza di un modello impiegato durante la battaglia di Kursk del 1943. Fu proprio in vista di questo titanico scontro che lo Stug. III Ausf.G fecce la sua comparsa più massiccia e, proprio perché tale battaglia è comunemente associata ad altri Panzer iconici come l’Elefant, il Tiger I o il Panther, mi piace l’idea di mostrare in un futuro diorama il più comune cannone d’assalto in oggetto. Ho sinceramente l’impressione che fosse assai raro a Kursk uno Stug. III Ausf.G privo di shurzen (le paratie aggiuntive laterali finalizzate a deviare i proiettili dei fucili anticarro russi) ma mi riservo la dovuta verifica al momento della realizzazione del modello.

Anche questo kit Dragon è eccellente in ogni suo aspetto. I dettagli sono ben riprodotti e la stampa di ogni pezzo è finissima. Le linee di fusione sono praticamente inesistenti ed ogni componente da l’impressione di essere pronto ad essere assemblato senza la necessità di una particolare lavorazione preparatoria. Non mancano, infine, alcune parti interne ma non si tratta di una completa riproduzione dell’abitacolo che il quale resta necessario un set a parte.