Sdkfz 234-2 Dragon

Nella mia precedente recensione sul modello Dragon dedicato all’autoblinda Sdkfz. (Sonderkraftfahrzeug) 234/3, ho già avuto modo di parlare della storia e dello sviluppo di tale veicolo. Riporto il medesimo testo qui sotto per maggior comodità di tutti gli interessati.

Fra le quattro versioni ufficiali di questa autoblinda, quella sicuramente più nota è la Sdkfz. 234/2, soprannominata “Puma”. Dotata di una torretta integralmente chiusa e ruotante di 360°, rappresentava inequivocabilmente il top della categoria anche grazie all’eccellente scafo descritto in altra sede. Fu la “Puma” ad influenzare maggiormente lo sviluppo di autoblindo dal secondo dopoguerra. Essa, infatti, fu la prima ad concretizzare l’idea di una veicolo ruotato equipaggiato della medesima potenza di fuoco di un carro armato. La Sdkfz. 234/2 era, infatti, armata con il medesimo cannone KwK 39/1 L60 da 5 cm che armava le versioni finali e più potenti del Panzer III. Si trattava certamente in un’arma non in grado di competere con le prestazioni di cannoni di maggior calibro ma garantiva comunque al veicolo un armamento polivalente ed assai superiore a quanto normalmente disponibile su veicoli similari sia tedeschi che avversari. Solo per fare un esempio, nessuna autoblinda tedesca munita di torretta era mai stata armata con cannoni superiori ai KwK 38 da 2 cm ed erano, in gran parte dei casi, a cielo aperto offrendo, conseguentemente, una protezione minima all’equipaggio.

La torretta è proprio l’elemento distintivo della “Puma” e, a tal riguardo, è interessante far notare come la stessa non fu sviluppata ad hoc, bensì fu recuperata da quanto progettato per il carro esplorante Leopard” (VK 1602) prima che i lavori sullo stesso venissero abbandonati nel 1943. La torretta, dotata di un caratteristico collare del cannone e di due sportelli dal design ovoidale, era anche munita di un periscopio rotante nonché di una MG-42 da 7.92mm coassiale al cannone principale.

Prodotta in soli 101 esemplari, l’autoblinda Sdkfz. 234/2 “Puma” entrò in servizio nel 1944. Subito apprezzata dagli equipaggi che l’ebbero in dotazione, operò sia sul fronte orientale che occidentale. Alcuni veicoli presero parte alla campagna di Normandia benché tale regione, caratterizzata da spazi ristretti, non fosse il teatro operativo ideale per questo tipo di mezzo blindato.

Il kit Dragon dedicato all’autoblinda Sdkfz. 234/2 è un ottimo esempio della maestria con cui la firma in oggetto realizza i propri prodotti. Ogni stampata appare perfetta e ricca di dettagli splendidamente riprodotti. Anche la torretta, elemento distintivo di questo modello, non è da meno essendo ottimamente rifinita in ogni sua parte (cannone compreso).  Basta aprire la scatola per sentir nascere la voglia di mettersi subito all’opera. Resto solo un po’ perplesso per la scelta di scomporre un numerosi pezzi le ruote del veicolo ma, per questo caso come per l’intero kit, un giudizio finale potrà essere formulato solo dopo il montaggio dello stesso.

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Nel contesto della Blitzkrieg, la nuova tipologia di guerra meccanizzata ideata da Heinz Guderian e primaria ragione di tanti successi tedeschi nei primi anni di guerra, importanza fondamentale ebbero fin da subito i reparti esploranti delle Panzerdivision.  In un contesto bellico incentrato sul movimento ed la rapidità di azione e spostamento, le unità esploranti avevano ruolo fondamentale. Esse, infatti, rappresentavano non solo fonte di informazioni preziosissime per gli ufficiali al comando delle Panzerdivision ma anche una forza di incursione capace di importanti successi tattici. Ovviamente, per poter adempiere efficacemente a tali compiti, i reparti esploranti dovevano essere interamente meccanizzati e dotati di veicoli dalle elevate prestazioni in termini di autonomia, velocità ed armamento.

Ciononostante, per varie ed infinite ragioni, nei primi anni della Seconda Guerra Mondiale l’esercito tedesco poté usufruire solo di materiale derivato da veicoli nati per il mercato civile o per compiti militari di diverso tipo. Si trattò, quindi, di adattamenti che non offrivano le prestazioni necessarie e che condizionarono a lungo l’efficacia dei reparti esploranti tedeschi. Tale situazione andò deteriorandosi ulteriormente con l’invasione della Russia e la conseguente apertura di un fronte immenso che necessitava di veicoli esploranti che sapessero perlustrare ma anche sfruttare gli ampi spazi esistenti.

Fu, nel 1941, il DAK (Deutsches Afrikakorps) a formulare per primo la richiesta di un veicolo specificatamente destinato all’esplorazione.  In quanto impegnato negli immensi deserti dell’Africa Settentrionale, il DAK necessitava di un mezzo dalle grandi prestazioni fuoristrada e con un’autonomia di almeno 1.000 chilometri. Tali esigenze furono in seguito confermate anche dalle unità della Wehrmacht impegnate su suolo sovietico.

Sulla base del buon rendimento delle autoblinde Sdkfz. 231, fu presto deciso di realizzare un nuovo veicolo a otto ruote motrici e rappresentante il miglior equilibrio possibile fra corazza, motorizzazione ed armamento. Anche a tale scopo si optò per affidare alla firma Skoda il compito di sviluppare il Tatra 103, un nuovo motore diesel che garantisse le prestazioni richieste. A causa delle difficoltà di sviluppo e del ridotto tessuto industriale tedesco, fu solo nel 1944 (conseguentemente, ben tre anni dopo la richiesta formulata dall’esercito) che entrò in servizio attivo quel gioiello tecnologico che porta il nome di Sdkfz. 234.

Dal design e dalle caratteristiche tecnologiche modernissime, questa autoblinda rappresentava il top di categoria e, nei decenni successivi alla guerra, influenzò fortemente i progetti militari di tutte le nazioni del mondo. Fra tante, due caratteristiche rendono l’autoblinda Sdkfz. 234 ancora oggi sorprendente: (i) il sistema di marce intercambiabile ed il doppio posto di guida che consentivano identiche prestazioni sia a marcia avanti che indietro e (ii) le quattro ruote posteriori controsterzanti rispetto alle quattro anteriori (proprietà che, nella pratica, consentiva al veicolo di girare su stesso grazie ad un raggio di curvatura ridottissimo).

Nel 1944, i circa 480 esemplari di Sdkfz. 234 costruiti, si confrontarono con una realtà ben diversa da quella esistente nel 1941. Il fronte africano era ormai un antico ricordo e la Wehrmacht, in difensiva su tutti i fronti, era impegnata in territori dai compartimenti ben più ristretti di quelli degli anni precedenti. Nei fatti, non vi era più l’esigenza di un veicolo del genere ma, ciononostante, il comportamento della autoblinda Sdkfz. 234 fu altamente apprezzato dai militari ed aiutò efficacemente ad adempiere ai nuovi ruoli gravanti sui reparti esploranti tedeschi sul finire della guerra: garantire un ombrello difensivo alle divisioni in spostamento durante le ritirate, contenere le truppe avversarie penetrate nelle retrovie a seguito degli sfondamenti del fronte e, spessissimo, rappresentare la più potente forza offensiva a disposizione delle logore Panzerdivision nel 1944-45.

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