Passata l’onda anomala di film bonaccioni di cui siamo vittime durante le festività natalizie di ogni anno, è arrivato nelle sale italiane il primo lungometraggio di Maccio Capatonda, comico nostrano che ha raggiunto la notorietà per una serie di sketch comici apparsi su MTV. Pur non essendo mai stato un seguace di tali corti televisivi, li conosco per la forte verve politically incorrect, causa del successo ma anche della ghettizzazione di Capatonda il quale, fino ad ora, non ha mai conosciuto la consacrazione della propria comicità con passaggi televisivi su reti più importanti. Il film in oggetto è, conseguentemente, il primo approccio di Capatonda al grande pubblico con un impegno che lo vede nelle vesti di attore protagonista, regista e sceneggiatore.
Mi sono recato a vedere questo film totalmente all’oscuro dei personaggi e delle situazioni proposte dal comico italiano in televisione. Non avevo, quindi, alcuna aspettativa relativamente alla presenza o meno di caratterizzazioni preferite o di tormentoni particolari. Ciò che mi ha attratto in sala è stata la curiosità unita al desidero di assistere ad uno spaccato irriverente degli Italiani, un pungente affresco da cui nessuno avrebbe potuto dichiararsi estraneo.
Così è stato ma, a mio parere, il film non è pienamente riuscito. Per prima cosa si avverte una forte “ansia da prestazione”. Capatonda mette chiaramente a frutto la lunga esperienza maturata in televisione ma non è ancora a proprio agio con lo schermo cinematografico ed il grande pubblico. Si percepisce il timore di fare fiasco e ciò ha portato ad inserire nella pellicola una gran quantità di personaggi e di temi allo scopo, suppongo, da una parte di accontentare i fan degli sketch televisivi e dall’altra di ampliare il più possibile l’offerta capace di catturare i favori degli spettatori in sala. Il risultato finale è un complesso insieme di personaggi, caratterizzazioni ed argomenti che vengono proposti in un caleidoscopio spesso confuso ed inutilmente articolato. Tutto ciò ha serie conseguenze sulla fruibilità della storia complessiva e, purtroppo, impone ruoli secondari a personaggi e tematiche che, obiettivamente, avrebbero meritato più spazio se non un film a parte.
Questo difetto originario ha, per quanto mi riguarda, effetti nefasti anche sul messaggio principale del film. A rischio di dimostrare scarse capacità intellettive, confesso di non aver compreso il finale della pellicola al momento dei titoli di coda e di essere stato colto da “illuminazione” quasi due giorni dopo. Mi spiace perché ciò mi ha impedito di apprezzare di più l’opera al momento della sua visione. Si tratta, infatti, di un finale di grande valore: l’Italiano Medio non è rappresentato dai due personaggi che occupano il film fino ai pochi minuti finali della pellicola; non è un becero troglodita che usa il 2% delle proprie capacità intellettive né un estremista radical chic incapace di qualunque azione. L’Italiano Medio è l’unione di entrambi, un ibrido odioso ed ipocrita che nasconde i vizi più osceni dietro un apparenza benpensante.
In conclusione ritengo che “Italiano Medio” non sia un film demenziale, bensì rientri fra le pellicole dal sarcasmo irriverente ed intelligente ma, per vari motivi, sia confezionato in un modo ampiamente migliorabile.
Condivido assolutamente, c’erano molte forzature, ed il tutto non reggeva, se ti va ne ho scritto anche io una recensione…
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