38 Tiger II Militracks 2018 - Andrea

Vi sono molti aspetti politici, economici e sociali che legano indissolubilmente le due guerre mondiali del secolo scorso. Da un punto di vista puramente militare, benché le due guerre mondiali siano state condizionate da concezioni e teorie spesso opposte, molti principi tattici abbozzati durante la Prima Guerra Mondiale ebbero naturale sviluppo nel secondo conflitto e, in alcuni casi, raggiunsero la loro massima espressione venendo poi abbandonati nei primi decenni postbellici. Un buon esempio è il concetto di “carro da sfondamento”. Già nella Prima Guerra Mondiale, l’esercito inglese, all’avanguardia nella produzione ed impiego di quelli che furono i primi carri armati al mondo, svilupparono una netta distinzione fra i Tank destinati a sfondare le prime linee avversarie e quelli, invece, predisposti per sfruttare tale breccia e dilagare nelle retrovie. I primi erano più lenti e pesantemente armati, i secondi più leggeri e veloci. In forza delle limitazioni tecniche dell’epoca, furono molto rari i casi in cui i Tank inglesi riuscirono a concretizzare tale dottrina.

Con l’avvento della Seconda Guerra Mondiale e l’imporsi della Blitzkrieg, i carri armati diventarono l’arma risolutiva e la colonna portante di eserciti strutturati su movimento e rapidità. Nei primi anni del conflitto, la Blitzkrieg determinò la disfatta degli eserciti francesi ed inglesi ancora ingabbiati nei dogmi della guerra di trincea. Ciononostante, i carri inglesi e francesi sviluppati fra le due guerre per essere i nuovi “carri da sfondamento”, quali il Matilda II inglese e B1 Bis francese, furono motivo di grandi problemi per i Panzer tedeschi incapaci di reggere i colpi di tali avversari ed armati con cannoni troppo leggeri per perforarne le corazze. La Wehrmacht incontrò ancor più difficoltà confrontandosi con i carri russi, in particolare i KV-1 e KV-2 che rispondevano agli stessi principi dei veicoli inglesi e francesi sopra citati. Fu così che, dall’invasione della Russia nel 1941, l’esercito tedesco si vide impegnato in una vera e propria lotta per la sopravvivenza che portò ad una corsa agli armamenti che diede vita ai “Tiger”, la famiglia di carri armati tedeschi più famosa nonché massima incarnazione del concetto di “carro da sfondamento”.

I “Tiger” erano carri armati destinati a garantire alla Wehrmacht la supremazia sul campo di battaglia. Dovevano, quindi, essere in grado di incassare senza danno i colpi avversari grazie ad una spessa corazzata e distruggere senza difficoltà i carri nemici grazie ad un cannone dalle altissime prestazioni. Resistenza e letalità erano anche finalizzate a conservare il più a lungo possibile la presenza del veicolo in prima linea e ad assicurare un’alta percentuale di sopravvivenza dell’equipaggio. Fu quest’ultimo aspetto, tutt’altro che trascurabile, che consentì ai carristi tedeschi di affrontare imprese ad altissimo rischio. I “Tiger”, essendo “carri da sfondamento” nel significato più puro del termine, erano in grado, in fase di attacco, di incassare i colpi degli infiniti cannoni anticarro con cui Russi potenziavano le loro linee difensive e, in difesa, intervenivano nelle situazioni più critiche consolidando fronti spesso ad un passo dal collasso.

Se il Tiger I” entrò in servizio nel 1942 rappresentando l’apice tecnologico dell’epoca nonostante fosse gravato da alcune obsolescenze prebelliche (in minima parte, ad esempio, faceva propri i principi delle piastre inclinate), il Tiger II, suo successore, era al contrario la massima espressione dello sviluppo tecnologico e progettuale derivante dall’esperienza nata sui campi di battaglia. Lo scafo a piastre inclinate, si accompagnava ad una torretta equipaggiata con il miglior cannone anticarro di tutta la guerra, il Pak-43 L71 da 8.8cm. Entrato in servizio nel 1944, il “Tiger II sfiorava le 70 tonnellate di peso e necessitava di una logistica di sostegno che l’esercito tedesco non era più in grado di garantire nella sempre più degradata situazione bellica dell’ultimo anno di guerra. Ciononostante, impiegati nei corretti contesti tattici ed in mano ad equipaggi ben addestrati, i Tiger furono sempre degli avversari letali, diventando un incubo ed un’ossessione per i loro avversari.

Il Panzerkampfwagen VI Ausf.B “Tiger II fu prodotto in poco più di 500 esemplari. Escludendo i primi 50 equipaggiati con un tipo di torretta il cui design è comunemente ma erroneamente associato alla firma Porsche, la produzione di massa superò i 450 esemplari. Ad occuparsi della progettazione e costruzione dello scafo furono le industrie Henschel, per quanto riguarda entrambi i modelli di torretta fu Krupp. La torretta istallata sui primi 50 esemplari era gravata da una serie di difetti strutturali e, nella sostanza, rappresentò il riciclo di quanto precedentemente ideato per la proposta (rigettata) di carro pesante della firma Porsche. La torretta di serie, al contrario, fu un vero gioiello di perfezione balistica e design. I suoi progettisti furono in grado di implementarvi tutti gli insegnamenti maturati in tanti anni di guerra e realizzarono una torretta così ben riuscita e concettualmente avanzata da ipotizzarne l’utilizzo anche per l’E-75, il carro pesante della nuova famiglia di veicoli destinata a sostituire nel medio periodo tutti i mezzi corazzati in servizio nella Wehrmacht. Egualmente si può dire delle forme dello scafo, già ben collaudate sul “Panther” e chiaramente ispirate al T-34 russo, l’inclinazione delle cui piastre favoriva il rimbalzo dei proiettili avversari. Ciò non toglie chela duplice esigenza di imbarcare i considerevoli volumi del potente cannone anticarro Pak-43 L71 da 8.8cm nonché un numero accettabile di proiettili, imponeva ragguardevoli dimensioni della torretta e, quindi, uno scafo altrettanto imponente. Ne derivò il peso eccezionale del “Tiger II” che restò tale nonostante la riduzione dello spessore di tutte le corazze laterali con conseguente maggior vulnerabilità sui fianchi. Il frontale del carro era, invece, impenetrabile ai colpi avversari arrivando a misurare 150 mm per lo scafo ed i 180 mm in torretta. Il fronte di quest’ultima era estremamente coriaceo anche per l’efficace collare del cannone di tipo “Saukopfblende” (testa di porco), per un frontale trapezoidale tale da offrire una superficie d’impatto minima ai proiettili avversari e per un design che evitava il rimbalzo verso lo scafo dei colpi a segno.

Vi chiederete che finalità abbia tutto questo panegirico iniziale. Lo scopo è di far meglio comprendere l’eccezionalità del Militracks 2018. I “Tiger II” sopravvissuti alla guerra si contano sulle dita delle mani. Attualmente, uno solo di essi è ancora in grado di muoversi ed è quello conservato al Musée Des Blindés de Saumur. Benché si tratti di un primato destinato a finire in quanto è in corso il restauro del “Tiger II” appartenente alla collezione dello Swiss Military Museum, l’esemplare di Saumur è destinato a rimanere l’unico originale al 100% essendo rimasto (mimetica esclusa) tale e quale da settant’anni ad oggi.  Tutto ciò premesso, il Panzerkampfwagen VI Ausf.B “Tiger II” del Musée Des Blindés de Saumur ha raramente lasciato gli spazi museali e mai ha varcato i confini francesi fino al Militracks 2018 ove è stato l’assoluta guest stars dell’evento olandese attirando una folla sorprendente di appassionati e visitatori.

La presenza del “Tiger II” di Saumur al Militracks 2018 è evento notissimo ed ampiamente documentato da centinaia di foto e filmati. Benché, quindi, non vada a proporre nulla di nuovo in questo mio blog, non posso fare a meno di mostrare alcune delle foto da me scattate per l’occasione. Così facendo, voglio rendere omaggio ad un veicolo e celebrare un evento la cui eccezionalità ha profondamente segnato i miei ricordi. Inutile dire che si è concretizzata una fantasia che coltivavo fin da bambino e che mai avrei creduto potesse diventare realtà. Lasciatemi anche sottolineare che a rendere ancor più straordinaria la presenza di questo “Tiger II” fu lo stesso contesto del Militracks, evento che non si svolge su un piazzale o un’arena ma all’interno di un parco. Gli spettatori hanno, quindi, potuto non solo vedere questo “Tiger II” fra gli alberi ma anche e soprattutto sentirlo muoversi ed interagire col terreno come se fosse tornato a percorrere i campi di battaglia della Seconda Guerra Mondiale. Vi prego di non sottovalutare questo aspetto che è assolutamente unico e concesso dal solo Militracks.

INTERNI

Se tutto ciò non bastasse, con un po’ di faccia tosta e dando fondo alle mie conoscenze di lingua francese, sono riuscito, insieme a pochi altri fortunati, a seguire il carro mentre veniva ritirato per la sera e salire sullo stesso una volta parcheggiato all’interno dell’Overloon War Museum. L’emozione è ancora oggi troppo forte per poterla mettere per iscritto perciò lascio parlare le foto sottostanti.

Il 2019 segnerà la decima edizione del Militracks, ci si aspetta l’arrivo dei migliori esemplari che hanno partecipato alle edizioni precedenti ed il Musée Des Blindés de Saumur, dato il grande successo ottenuto, parteciperà con uno dei suoi splendidi “Panther” ridipinto per l’occasione. Io ho già provveduto a tutto quanto necessario per esservi presente ma sono certo che nulla potrà surclassare lo spettacolo offerto dal “Tiger II” nell’edizione dell’anno scorso.