La società nipponica Tamiya è stata fra le prime a proporre sul mercato internazionale modelli in plastica da montare. Negli anni ’70 essi erano a metà strada con un giocattolo in quanto motorizzabili, successivamente i kit Tamiya si sono evoluti diventando per molti decenni il pilastro portante del mercato del modellismo statico in regime di quasi monopolio. Oggi la situazione è profondamente cambiata ma i kit Tamiya restano per molti modellisti il connubio perfetto fra realismo e facilità costruttiva. Il rovescio della medaglia di questa rinomanza atavica di cui gode Tamiya è che la società non si sforza particolarmente nel conservare la propria fama. Nonostante il mercato modellistico sia profondamente cambiato nel corso degli ultimi due decenni, Tamiya continua a proporre al massimo un paio di novità all’anno fra cui non sono quasi mai annoverati figurini. È, quindi, facilmente comprensibile la sorpresa suscitata dalla commercializzazione di questo set di carristi della Wehrmacht che, oltre tutto, permette di tornare ad ammirare una box art realizzata dal talentuoso Masami Onishi.
La scatola di montaggio in questione rappresenta un buon esempio della politica commerciale di Tamiya. La scarsa originalità dei soggetti proposti ben si evince dal fatto che tutti i figurini proposti indossano la divisa nera standard. Va comunque riconosciuto che, almeno sotto questo aspetto, viene in aiuto la possibilità di dipingerli di colori diversi a seconda dell’arma di appartenenza. In forza del fatto che il taglio delle divise degli equipaggi dei mezzi corazzati era quasi sempre lo stesso, il modellista avrà la facoltà di destinarli alla Sturmartillerie o agli Jagdpanzer semplicemente sostituendo il Feldgrau al nero, senza dimenticare le eccezioni non rare di divise a doppio petto confezionate con tessuto mimetico. Il più semplice cambio di rune e gradi, consentirà altresì di trasferire questi soldati al corpo delle Waffen-SS.
La postura dei figurini non brilla per essere particolarmente innovativa. Ad esclusione dei due inginocchiati che consultano una mappa, tutti gli altri si distinguono poco da soldatini già comparsi sul mercato. In ogni caso essi si adattano facilmente ad una gran varietà di situazioni e veicoli. Tale polivalenza, però, impedisce a questi figurini di aggiungere un serio surplus al carro armato realizzato. Essi, infatti, mancano del carisma necessario a svolgere tale compito.
Pur pagando le conseguenze di quanto sopra e di scelte produttive ormai datate (ad esempio le cuffie integralmente proposte in plastica), il set di figurini in oggetto ha la dote oggettiva di fornire, ad un prezzo contenuto, ben otto carristi facilmente inseribili nel contesto del carro realizzato, indipendentemente che sia mostrato singolarmente o all’interno di un diorama. È una dote che sarà certamente apprezzata dai modellisti meno propensi a rivolgersi al costoso mercato dei soldatini in resina o che si concentrano principalmente sul veicolo corazzato considerando l’aggiunta di un figurino come un semplice optional. Senza dimenticare che, in quanto prodotto Tamiya, resistere all’acquisto risulta quasi impossibile anche per i modellisti vintage come me.