A distanza di più di sei mesi dai fatti incrinati, posso confessare la mia grave colpa… Ormai totalmente assuefatto, vivo ogni giorno in una drammatica astinenza che mi spinge ad anelare quella che è ormai diventata una sorta di droga orientale a cui non riesco più a fare a meno. In altre parole, a cavallo di gennaio e febbraio sono tornato in Giappone. Si tratta, cosa per me inimmaginabile fine a poco tempo fa, del terzo viaggio in tre anni. Più o meno consapevolmente, ho costantemente scelto periodi che mi consentissero di ammirare stagioni sempre diverse. Ne consegue che, dopo la fioritura dei ciliegi nel 2015 e la primavera nel 2016, quest’anno ho scelto di scoprire il Giappone in pieno inverno recandomi nella terra del Sol Levante dal 27 gennaio all’8 febbraio. Nonostante un inverno inaspettatamente mite, l’esperienza è stata come sempre indimenticabile e, con questo mio articolo, inizierò a raccontare e ricordare i tanti posti visitati e le emozioni provate.
Come usuale ho usufruito del comodo volo diretto Malpensa/Tokyo Narita offerto da Alitalia. Il viaggio aereo di 12 ore è sempre una grande emozione. È, forse, il momento più bello perché sancisce l’inizio dell’avventura lasciando inalterati sogni ed aspettative che, a volte, la realtà potrebbe tradire. Non ho perso occasione di riservare un posto vicino al finestrino così da godermi il panorama nonché il tramonto e l’alba che il volo transcontinentale offre.
A differenza delle volte precedenti, in questa occasione ho alloggiato presso un grande hotel internazionale nel quartiere di Akasaka. Ricco di locali e di vita notturna, il quartiere si trova a pochi passi dal Palazzo Imperiale ed a qualche fermata di metropolitana dalla stazione centrale di Tokyo nonché dal fantasmagorico quartiere di Akihabara. Per quanto concerne l’albergo, mi sono trovato nettamente meglio rispetto a quello da me frequentato ad Asakusa. Rispetto a quest’ultimo, invece, il quartiere di Akasaka è diametralmente opposto. Se il primo può essere considerato l’area storica della capitale nipponica, Akasaka e un quartiere nettamente più moderno e dinamico, dalla vita notturna fremente ma non per questo esagerata e alienante come quella che imperversa a Shibuya.
È evidente che passeggiando di notte per Akasaka non vi troverete in un’atmosfera affascinante come quella percepibile ad Asakusa, con le sue stradine deserte costeggiate da edifici in legno. Akasaka è un tripudio di insegne lampeggianti, luci al neon e locali rumorosi ed affollati. Ciononostante, abbandonate le due vie parallele dove si concentrano i luoghi di svago notturno, tutto cambia e riacquista quell’atmosfera rilassata, vitale e moderna che caratterizza molti quartieri residenziali di Tokyo e che, forse, è l’essenza stessa della città. La capitale nipponica è una megalopoli che, miracolosamente, conserva il ricordo della città di provincia che era, con le sue case in legno e le piccole attività commerciali a conduzione familiare. Oggi è, ovviamente, tutto più moderno e dinamico ma Tokyo non nasconde queste sue reminiscenzea chi abbia la voglia e la curiosità di scoprirle. Ciò premesso, il quartiere di Akasaka si presta molto bene a questo tipo di esplorazione che, a piedi, acquista la forza di un ideale abbraccio ad una città sempre diversa e sorprendente.
Non mancano, ad esempio, ampie zone pedonali dove, all’epoca della mia visita, si intervallavano diverse istallazioni luminose. Il quartiere è caratterizzato dalla presenza della sede centrale della rete televisiva nazionale TBS. Davanti ad essa, a creare un contesto ed un’atmosfera da villaggio dei “Peanuts”, era presente una grande pista di pattinaggio su ghiaccio dove famiglie e bambini si divertivano sui pattini. A questo polo d’attrazione si appoggiavano inevitabilmente altre iniziative commerciali e nemmeno poteva mancare il tipico shop di gadget della TBS a pochi passi dall’ingresso della sede.
Avendo occasione di tornare più volte nella zona in questione, ho molto apprezzato la piacevole e rilassante sala da thè che, legata ad un elegante fiorista, si affaccia sul corso principale dell’area pedonale di fronte alla TBS.
Ad Asakasa è possibile cogliere un altro aspetto tipico di Tokyo: la coesistenza di tradizioni ancestrali con la modernità più sfrenata. Ciò è percepibile con estrema chiarezza grazie al tempio scintoista Hie-Jinja la cui prima edificazione risale al 1485. Il tempio aveva il compito di vegliare sul castello di Edo, antico nome di Tokyo, e divenne il protettore della città quando essa divenne la nuova capitale del Giappone. Ancora oggi è un importante luogo di preghiera nonché di pellegrinaggio per i giovani sposi. Nel cortile del tempio, infatti, sono presenti due statue rappresentanti una coppia di primati. La scimmietta femmina tiene affettuosamente in braccio il suo cucciolo e si crede favorire la fecondità e prevenire dagli aborti spontanei. Per questo la statua è uno dei simboli del tempio ed è oggetto di un culto propiziatorio con offerte di vario tipo che circondano la stessa. Questo luogo ricco di storia e di antichi riti crea uno straordinario cortocircuito con la modernità rappresentata dai numerosi grattacieli governativi che circondano il tempio concretizzando al meglio quel fascino caratteristico di Tokyo a cui accennavo sopra.
Ho scoperto il tempio Hie-Jinja passeggiando a caso come spesso mi capita quando mi trovo a Tokyo. È così facendo che, con un poco di fortuna, mi capita di essere presente a qualche circostanza speciale. Non ha fatto difetto la visita in oggetto che è avvenuta proprio mentre si celebrava un matrimonio tradizionale giapponese. Non mi era mai capitato di vedere due sposi con i costumi tradizionali che, per ovvie ragioni, mi hanno immediatamente riportato alla memoria l’ultima puntata di “Maison Ikkoku”!
La fioritura nettamente fuori stagione dei ciliegi all’interno del tempio ha, infine, completato il quadro pittorico offerto dal luogo.