I casi della vita (ma sarebbe meglio dire: l’impegno e l’interessamento dell’amica Marta che ringrazio anche in questa sede) mi hanno portato a scoprire il Birrificio Poretti di Induno Olona grazie ad una visita guidata svoltasi la mattina di sabato 8 luglio. L’ingresso allo stabilimento è ormai una meta ambita considerando che si rende necessario prenotare con largo anticipo (almeno tre mesi). Le ragioni sono facilmente comprensibili: il birrificio è all’interno di un grande parco e conserva gran parte delle strutture di fine ‘800. Queste ultime, in delizioso stile liberty, unite alla villa padronale ed al fascino di un impianto che, opportunamente modernizzato, è tutt’ora attivo, creano un insieme decisamente affascinante.
Non mi dilungherò sulla storia imprenditoriale di Angelo Poretti e dell’attuale proprietà Carlsberg in quanto ampie delucidazioni sono disponibili sul sito http://www.birrificioangeloporetti.it/it. Mi limiterò a sottolineare l’inutilità di tante polemiche legate all’acquisizione straniera dell’industria e del marchio. Basti pensare che, nel caso così non fosse stato, lo stabilimento sarebbe ora in disuso ed abbandono. Conseguenza questa ben più grave della perdita dell’italianità dell’azienda. La visita ha, ovviamente, coinvolto i reparti dove operano i diversi impianti dediti alla produzione della Birra Poretti in tutte le sue varianti. Abbiamo così potuto vedere macchinari capaci di confezionare un numero incredibile di bottiglie di birra al giorno. Si fa davvero fatica a credere che ci possa essere un consumo tale da giustificare una produzione del genere.
Tutto ciò premesso, è sempre grande motivo di piacere costatare l’impegno con cui venivano costruiti edifici ed oggetti prima dello scoppio delle guerre mondiali. Tutto era calibrato non solo per essere solido ed efficiente ma anche bello a vedersi. Il Birrificio Poretti è un’ottima dimostrazione di questa forma mentis purtroppo andata perduta. Considerata la vocazione industriale, i vecchi edifici dello stabilimento sono ricchi di decorazioni e di vezzi legati all’attività ivi svolta. Basti pensare ai numerosi mascheroni ed alle ringhiere in metallo battuto dove sono riprodotti i fiori di luppolo e le spighe di malto. I colori stessi, giallo e grigio, vogliono richiamare le tinte di una birra appena spillata.
La perla dell’intero complesso resta la sala di cottura che, risalente al 1908, è rimasta sostanzialmente immutata nonostante gli importanti lavori di ammodernamento svolti sotto di essa. Lavori che hanno consentito di utilizzare la sala anche per i processi produttivi moderni mantenendo le stesse caratteristiche estetiche dell’epoca: un vero crogiuolo di rame dal fascino incredibile!
Passando sui resti della massicciata e della galleria della via tranviaria che, attraversando lo stabilimento, veniva usato dagli operai per recarsi al lavoro, siamo arrivati nel parco dove si trova Villa Magnani, la casa padronale. Realizzata nel 1905 da Ulisse Stacchini, lo stesso architetto della Stazione Centrale di Milano, la villa ha uno stile che ricorda decisamente quest’ultima e ospita uno spettacolare pub per permettere agli ospiti di gustare tutti i tipi di birra prodotti da Carlsberg. Ho particolarmente apprezzato le birre fruttate e, soprattutto, mi sono innamorato pazzamente dello spillatore da venti bocchette!
Concludo consigliando a tutti gli amanti della birra e di archeologia industriale di visitare il Birrificio Angelo Poretti, l’esperienza saprà appagarvi in ogni senso!
Interessante e molto bello! Una vera scoperta.
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Davvero, papi!
E’ stata una sorpresa anche per me! 🙂
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