Nel 1941, l’esigenza di un veicolo esplorante dalle grandi prestazioni fuoristrada e con un’autonomia di almeno 1.000 chilometri divenne improrogabile per una Wehrmacht impegnata dai deserti africani agli immensi spazi della Russia centrale. Sulla base del buon rendimento delle autoblinde Sdkfz. 231, fu deciso di realizzare un nuovo veicolo a otto ruote motrici e rappresentante il miglior equilibrio possibile fra corazza, motorizzazione ed armamento. Fu la firma Skoda a ricevere il compito di sviluppare il Tatra 103, un nuovo motore diesel che garantisse le prestazioni richieste sia dal punto di vista della potenza generata che dei consumi. A causa delle difficoltà di sviluppo e del limitato tessuto industriale tedesco, fu solo nel 1944 (conseguentemente, ben tre anni dopo la richiesta formulata dall’esercito) che entrò in servizio attivo quel gioiello tecnologico che porta il nome di Sdkfz. 234.
Dal design e dalle caratteristiche tecnologiche modernissime, questa autoblinda rappresentava il top di categoria e, nei decenni successivi alla guerra, influenzò fortemente i progetti militari di tutte le nazioni del mondo. Fra tante, due caratteristiche rendono l’autoblinda Sdkfz. 234 ancora oggi sorprendente: (i) il sistema di marce intercambiabile ed il doppio posto di guida che consentivano identiche prestazioni sia a marcia avanti che indietro e (ii) le quattro ruote posteriori controsterzanti rispetto alle quattro anteriori (proprietà che, nella pratica, consentiva al veicolo di girare su stesso grazie ad un raggio di curvatura ridottissimo).
Nel 1944, i circa 480 esemplari di Sdkfz. 234 costruiti, si confrontarono con una realtà ben diversa da quella esistente nel 1941. Il fronte africano era ormai un ricordo e la Wehrmacht, in difensiva su tutti i fronti, era impegnata in territori dai compartimenti ben più ristretti di quelli degli anni precedenti. Nei fatti, non vi era più l’esigenza di un veicolo del genere ma, ciononostante, il comportamento della autoblinda Sdkfz. 234 fu altamente apprezzato dai militari ed aiutò efficacemente ad adempiere ai nuovi ruoli gravanti sui reparti esploranti tedeschi sul finire della guerra: garantire un ombrello difensivo alle divisioni in spostamento durante le ritirate, contenere le truppe avversarie penetrate nelle retrovie a seguito degli sfondamenti del fronte e, spessissimo, rappresentare la più potente forza offensiva a disposizione delle logore Panzerdivision del 1944-45.
A partire dal 1944, l’esercito tedesco si trovò a dover contrastare una sempre più crescente massa di carri armati avversari. La sproporzione fra il tasso di Panzer disponibili in prima linea ed il numero di carri avversari a cui essi dovevano far fronte, crebbe a dismisura via via che la guerra si avviava alla sua conclusione. Sul fronte orientale fu addirittura raggiunto il raggelante rapporto di dodici contro uno. E’ evidente che, in un tale contesto, divenne pressante la necessità di incrementare esponenzialmente le capacità anticarro dei reparti tedeschi imponendo tale compito anche a veicoli originariamente non previsti a tale scopo. Tutto ciò si tradusse in una spinta “evolutiva” che impose un incremento dell’armamento imbarcato su ogni tipo di veicolo disponibile, compresi semicingolati ed autoblindo. Fu così che, mediante l’istallazione del cannone Pak-40 da 7.5cm, i semicingolati Sdkfz.251 e l’autoblindo ad otto ruote Sdkfz.234 si videro imporre un ruolo anticarro nelle versioni Sdkfz.251/22 e Sdkfz.234/4.
Costruita in circa 90 esemplari, l’autoblinda Sdkfz. 234/4 è in assoluto la mia preferita e, fra le quattro versioni ufficiali realizzate, è proprio l’Sdkfz.234/4 ad essere presente nella collezione del Deutsches Panzermuseum di Munster. Il veicolo è estremamente raro, i pezzi di ricambio originali sono inevitabilmente indisponibili e lo stato degli esemplari sopravvissuti alla guerra probabilmente esecrabile. Da qui deriva un restauro da parte del museo che ha sicuramente dovuto ricostruire gran parte delle componenti non corazzate con un risultato altalenante che non sfugge ad un occhio attento.
Questa Sdkfz. 234/4 meriterebbe un nuovo, estensivo restauro che, svolto con la sensibilità e le possibilità tecniche attuali, si sostituisca a quello fatto anni fa e riporti il veicolo al suo splendore e fascino originario. Non mi è dato sapere quanto questo auspicio abbia realistiche possibilità di concretizzarsi ma credo che il Deutsches Panzermuseum di Munster dovrebbe impegnarsi in una raccolta fondi che consenta il restauro di questo ed altri veicoli della sua collezione. Io certamente vi parteciperei!
Ciononostante, ammirare questa Sdkfz. 234/4 è un’esperienza unica che è ulteriormente arricchita dalla presenza di altri due residuati bellici legati alla medesima famiglia di autoblinde. Il primo è il colossale motore Tatra 103 prodotto da Skoda che, visibile nella sua interezza ed in ogni dettaglio, fa ben comprendere le ragioni per cui le autoblinde Sdkfz. 234 avessero un vano motore così lungo ed ampio.
Il secondo è il cannone KwK 39/1 L60 da 5cm che, alloggiato in torretta, era l’armamento principale della Sdkfz. 234/2 “Puma”, certamente la versione più nota di questa famiglia di autoblinde.
ENGLISH LANGUAGE
The military collection belonging to the Panzermuseum of Munster, includes a Sdkfz. 234/4. Armed with a 7.5 cm Pak 40, this vehicle is the anti-tank version of this famous Sdkfz. 234 German armored car that was used as reconnaissance vehicle during the last year of the Second War World. The Munster Sdkfz. 234/4 is in good status but a new restoration is necessary to give back to this armored car its original allure.
FRENCH LANGUAGE
Dans la collection des véhicules qui sont conservés à l’intérieur du Panzermuseum de Munster, il y a un Sdkfz. 234/4. Cette voiture blindée, armée avec un Pak-40 de 7.5cm, fut la version antichar de la fameuse famille de véhicules de reconnaissance Allemand Sdkfz. 234. L’exemplaire en question est bien conservé mais il a besoin d’une restauration soignée pour retrouver son aspect original.
Non so perchè ma anch’io trovo quel veicolo accattivante e puoi immaginare quanto mi piacerebbe averne uno radiocomandato in scala 1/6 (… accidenti … se fossi capace ad utilizzare i programmi di disegno 3D !).
Come di consueto sei riuscito a offrirci un’interessante relazione della tua visita.
Grazie
Pierluigi
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Ciao Pierluigi, grazie per il tuo commento che condivido pienamente.
L’Sdkfz. 234/4 unisce le linee accattivanti dell’autoblindo ai potenti volumi del Pak-40 per creare un insieme secondo me spettacolare. 🙂
Più che in 1/6, la vorrei vera per andare a far la spesa! 😉
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