Non compro abitualmente riviste dedicate all’aeronautica se non specificatamente dedicate ad argomenti su cui nutro un particolare interesse. Il caso in questione è un po’ un’eccezione perché, almeno di primo acchito, concerne un tema troppo ampio per suscitare un mio diretto interesse. Ciononostante e lasciandomi convincere dal puro intuito, acquistai questo numero speciale della rivista francese “Avions” senza immaginare quanto avrei concretamente apprezzato la lettura dello stesso. Fin dalle prime pagine, il testo informa il lettore non essere possibile delineare delle precise regole su come i piloti della Luftwaffe rappresentavano le proprie vittorie sui loro velivoli. Escludendo i primi mesi di guerra, il timone di coda fu la collocazione regolare su cui venivano dipinti gli abbattimenti (in caso di danneggiamento o sostituzione dell’aereo originario, infatti, il timone di quest’ultimo poteva facilmente rimpiazzare quello anonimo del nuovo velivolo) ma furono estremamente varie le modalità con cui furono rappresentate graficamente le vittorie dei piloti. Questo fu particolarmente vero soprattutto nei casi riguardanti assi che superarono il centinaio di abbattimenti.
Date tali premesse, gli autori non si perdono in lunghi ed inutili voli pindarici nel tentativo di fare ordine e di codicizzare tale infinita varietà, bensì entrano nel vivo della questione presentando casi specifici e precisi. Sono, quindi, passati al vaglio circa una trentina di piloti tedeschi presentando, per ognuno di loro, una breve ma molto precisa biografica a cui si aggiungono una tabella in cui vengono elencate tutte le vittorie, foto d’epoca, ottimi profili a colori che mostrano nel dettaglio la tipologia utilizzata per rappresentare le vittorie conseguite nonché la livrea del loro velivolo personale (anche più di una se il pilota volò su diversi modelli di aereo). Quello che rende tale trattazione particolarmente interessante è il fatto che vi sono presentati non solo alcuni degli assi più noti ma anche piloti dalla carriera meno eccezionale ma che si distinsero per circostanze particolari (come, ad esempio, il Feldwebel Alfred Held che abbatté il primo aereo inglese durante il secondo conflitto mondiale). Il quadro che ne deriva non ha la pretesa di essere esaustivo sull’argomento ma la rosa di aviatori è molto variegata e tutt’altro che banale e la carriera di ogni pilota è trattata con estrema precisione. Ne deriva una pubblicazione dalla lettura spesso appassionante grazie ad informazioni precise ed espose in modo semplice e chiaro.
“Dérives&Victoires – lesmarques de victoires de la chasse allemande aucours de la seconde guerre mondiale» risulta dunque essere un volume che mi sento di consigliare a tutti gli appassionati del settore: i modellisti vi troveranno interessanti spunti ed informazioni preziosissime per ben rappresentare e circostanziare storicamente il proprio modello; gli appassionati di storia militare avranno invece a disposizione un testo preciso accompagnato da abbondante materiale iconografico capace di mostrare nel concreto gli uomini ed i mezzi trattati.