01 Geschutzwagen 38M Flak 103-38

Sulle pagine virtuali di questo blog, ho avuto spesso occasione di mostrare come l’industria bellica tedesca si impegnò in ricicli costanti di veicoli ed armamenti nel tentativo di supplire all’incapacità di produrre i quantitativi di mezzi corazzati richiesti dalla guerra meccanizzata scatenata dalla Germania stessa. Un esempio lampante è rappresentato dal Panzer 38t, carro cecoslovacco prontamente integrato nelle Panzerdivision al momento dell’annessione dei Sudeti e, data l’affidabilità dello scafo, sottoposto ad una serie interminabile di sviluppi che generarono una lunga famiglia di veicoli militari (Marder III, Grille, Hetzer, etc.) a cui mise fine il solo termine del conflitto considerando che, nel 1945, era in sviluppo il Panzer 38 Ausf.D quale piattaforma cingolata per una nuova generazione di mezzi corazzati. Quello riprodotto dal modello in questione è lo scafo di Panzer 38t elaborato per dar vita al Grille Ausf.M, un cannone semovente armato con il sIG 33 (schweres Infanterie Geschütz 33) da 15 cm.

Il riciclaggio in seno alle forze armate tedesco non riguardò solo il materiale estero catturato ma anche quanto sviluppato per le differenti branche dello stesso. Per fare un esempio, non furono pochi i casi in cui eccedenze o dismissioni operate dall’arma aerea misero a disposizione delle Wehrmacht ampi stock di armamenti che ebbero seconda vita sui veicoli dell’esercito, oppure casi in cui armi realizzate per rispondere alle esigenze della Luftwaffe furono poi utilizzate dalla Wehrmacht. In quest’ultimo caso rientra il cannone automatico MK-103 da 3 cm di Rheinmetall-Borsig (MK – Maschinenkanone). Esso fu sviluppato per dotate gli apparecchi della Luftwaffe di una arma capace di abbattere un bombardiere B-17 con due, massimo tre colpi. Il risultato fu un cannone estremamente innovativo che avrebbe ispirato fortemente i sistemi d’arma similari fino ai giorni nostri. Caratterizzato da un freno di bocca molto particolare, l’MK-103 risultò troppo pesante e voluminoso per essere agevolmente imbarcato sui caccia. Aveva inoltre un rateo di fuoco relativamente basso che non dava la certezza di centrare il bersaglio nella frazione di secondo in cui quest’ultimo entrava nel mirino di un caccia sfrecciante a tutta velocità. Si rese, quindi, necessaria una versione alleggerita e compatta che prese il nome di MK-108. Quest’ultimo equipaggiò un’amplissima schiera di aerei. Fra essi spicca l’innovativo Me 262, il prima caccia a reazione della storia a divenire operativo, che ne montava ben quattro sul muso. Il successo dell’MK-108 aveva, però, un prezzo: benché dotato di un rateo di fuoco molto elevato, la gittata dei proiettili era meno della metà di quelli dell’MK-103 il quale, nonostante una cadenza di tiro inferiore, consentiva di colpire un bersaglio a distanza di sicurezza. I proiettili di quest’ultimo avevano, infine, una superiore velocità alla bocca che ne determinavano un’alta potenza distruttiva all’impatto ed una notevole capacità perforante. Ne conseguì che l’MK-103 entrò in uso nella Luftwaffe ma solo in ruoli particolari e su caccia predisposti ad alloggiarlo. Questi ultimi furono utilizzati per missioni di appoggio al suolo (soprattutto anticarro) e per l’attacco alle formazioni di bombardieri da parte di caccia pesanti come il Dornier 335.

La Wehrmacht non rimase indifferente alle capacità dell’MK-103 che si mostrò essere la risposta tanto attesa alla necessità sempre più pressante di un cannone automatico dalle alte prestazioni. Fu così che un cannone inizialmente concepito per equipaggiare aeroplani, divenne un’efficace arma antiaerea. In tale ruolo l’MK-103 offriva vantaggi innegabili rispetto agli altri cannoni in servizio. Grazie ad un calibro intermedio fra il 2 cm (della Flak-38, ormai troppo leggero per essere efficace) ed il 3.7 cm (delle Flak-37 e Flak-43, valido ma troppo pesante per ratei di fuoco elevati), il suo proiettile aveva la potenza distruttiva necessaria per abbattere facilmente anche i cacciabombardieri più corazzati. L’MK-103, inoltre, era alimentato a nastro come una mitragliatrice e ciò evitava la perdita di tempo insita nel cambio del caricatore (Flak-38) o l’impiego di due/tre serventi per alimentare costantemente l’arma (Flak-37 e Flak-43). Non appena l’MK-103 fu finalizzato ma sostanzialmente scartato per l’uso aeronautico, la Wehrmacht chiese ed ottenne che il grosso della produzione destinata alla Luftwaffe fosse dirottata in favore dell’esercito. L’MK-103 fu, così, istallato sull’affusto della Flak-38 dando vita alla Flak-103/38.

Nell’ottica di dare a quest’ultima tutta la mobilità possibile, essa fu montata su vari veicoli fra cui il fuoristrada Steyr 2000 ed il cingolato in oggetto. Il risultato è un inusuale soggetto ottenuto da un doppio riciclaggio estremamente affascinante. Il Geschutzwagen 38 Ausf.M mit Flak 103-38 è, infatti, un Grille, variante del cingolato di origine cecoslovacca  sopra descritto, a cui fu tolto il sIG-33 per montarvi una Flak-103/38. Nonostante quanto fin qui raccontato, il Geschutzwagen 38 Ausf.M mit Flak 103-38 non è certamente concepito per una funzione antiaerea poiché l’arma non è in grado di ruotare di 360°. Esso era più probabilmente progettato per il fuoco di supporto contro bersagli a terra o semplicemente per testare la resistenza dello scafo alle vibrazioni del cannone da 3 cm prima di avviare modifiche più importanti alla struttura generale del veicolo. Apparentemente furono solo due i prototipi realizzati i quali, facenti parte del Kampfgruppe “Milowitz” (nome del campo prova a cui furono inizialmente destinati), si videro costretti, per sfuggire alle forze sovietiche nel 1945, ad attraversare Praga proprio nel momento della sollevazione della città. Le uniche foto di questo veicolo furono scattate in quel contesto ed è interessante notare come esse mostrino uno dei due esemplari affiancato ad un’altra rarità: lo Jagdpanzer 38t “Starr”.

Per restare fedeli alla natura del veicolo in questione, anche il kit proposto da Cyberhobby, società appartenente al gruppo Dragon, null’altro è che il riciclaggio di due precedenti modelli della casa madre: quello del Grille Ausf. M e quello della Flak-103/38. Data la validità dei kit di partenza, ciò non inficia la qualità della scatola di montaggio in sé ma certamente ne complica la costruzione a causa del gran numero di pezzi contenuti e non necessari per riprodurre il soggetto in questione. Conviene, quindi, tener contro di una difficoltà di costruzione superiore a quella, già alta, dei modelli Cyberhobby/Dragon.