Non sono nuovo a trattare modelli dedicati all’autoblinda tedesca Sdkfz. 234 (si veda, ad esempio, la recensione capostipite dedicata alla versione con cannone da 75cm/L24) e quanto in oggetto non si discosta da tutto ciò riguardando una particolarissima versione di questo veicolo. Si tratta della Sdkfz. 234/3 equipaggiata di un affusto Schwebelafette armato di cannone automatico Kwk-38 da 2 cm.
Un piccolo excursus si rende necessario: nel contesto della Blitzkrieg, la nuova tipologia di guerra meccanizzata ideata da Heinz Guderian e principale ragione di tanti successi tedeschi nei primi anni di guerra, importanza fondamentale ebbe la rapidità di movimento delle Panzerdivision e la strettissima collaborazione e pronta comunicazione fra la Panzerwaffe, la fanteria e la Luftwaffe. In tale contesto era essenziale che la fanteria fosse in grado di seguire il ritmo imposta dai Panzer e, per permettere ciò, furono sviluppati veicoli per il trasporto della fanteria fra cui primaria importanza ebbe l’Sdkfz. 251, un semicingolato corazzato in grado di trasportate nel pieno della battaglia un’unità di 10-12 uomini perfettamente equipaggiati. Questa fanteria meccanizzata prese il nome di Panzergranadier. Nel corso della guerra, con l’aumento esponenziale del numero e bellicosità degli avversari della Germania, si rese sempre più essenziale incrementare la capacità di fuoco dei Panzergranadier sia contro bersagli terrestri che aerei. Per fare ciò, il semicingolato Sdkfz. 251 fu declinato un un’ampia serie di versioni (23 in tutto) finalizzate ad aumentarne l’efficacia in combattimento. Fra esse spicca l’Sdkfz. 251/17, variante destinata ad imbarcare l’efficace cannone Flak-38 da 2cm in funzione principalmente antiaerea.
La storia e sviluppo dell’Sdkfz. 251/17 è assai travagliata poiché nel corso dei primi anni del conflitto, l’industria bellica tedesca si sforzò di modificare il semicingolato allo scopo di montarvi lo stabile ma ingombrante affusto della Flak-38, cannone antiaereo ampiamente usato dall’esercito tedesco. Ciò determinò modelli di difficile utilizzo e, soprattutto, molto complessi da costruire con inevitabili conseguenze sul numero di esemplari prodotti. Divenuta tale situazione insostenibile, nel 1944 fu sviluppato uno speciale affusto, comunemente chiamato 2 cm. Schwebelafette, che, grazie alle piccole dimensioni, poteva essere montato all’interno del compartimento di trasporto dell’Sdkfz. 251 senza alcuna modifica alla struttura principale pur garantendo la rotazione su 360° del cannone da 2cm (in questo caso un Kwk-38, versione realizzata per essere imbarcata su veicoli e leggermente più compatta e leggera di quella puramente destinata alla funzione antiaerea). Questo 2cm Schwebelafette caratterizzò la versione tardiva dell’Sdkfz. 251/17 che divenne operativa dalla seconda metà del 1944.
Non sono attualmente noti altri uso dell’affusto in oggetto su veicoli diversi dall’Sdkfz. 251 ad esclusione dell’autoblinda in questione. Si tratta, in pratica, di un’Sdkfz. 234/3 privato del cannone da 7.5cm/L24 a cui fu istallato il 2cm Schwebelafette.
Al momento non è ancora noto se si trattò di un esemplare unico realizzato sul campo ibridando un’autoblinda danneggiata con un affusto recuperato da un Sdkfz. 251/17, oppure se si trattò di una ridotta sottoversione realizzata in fabbrica usando quanto disponibile sul finire della guerra. A far propendere per la prima ipotesi è il fatto che l’unico esemplare attualmente conosciuto parrebbe un’unione di parti recuperate da veicoli diversi considerando le diverse mimetiche apposte sulle stesse. In ogni caso, l’autoblindo in questione, apparteneva alla 20. Panzerdivision ed è visibile su un filmato girato da cameraman americani durante la resa della divisione in Cecoslovacchia nel maggio del 1945.
Lo stesso veicolo (riconoscibile per mimetica e vari dettagli) è stato poi fotografato in almeno due diversi siti in cui furono raccolti i mezzi militari tedeschi in disuso.
Il kit dedicato a questa speciale autoblinda è stato realizzato alcuni anni fa in tiratura limitata da Cyber Hobby, sottomarca Dragon specializzata in versioni secondarie dei modelli creati dalla casa madre. A conseguenza di quanto precede, la scatola di montaggio non si discosta dall’usuale qualità Dragon. Ogni stampata appare perfetta e ricca di dettagli splendidamente riprodotti e non ho nulla da aggiungere a quanto già detto relativamente ai kit della stessa famiglia.