Batailles Aériennes 066 – Octobre, Novembre, Décembre 2013
Dopo aver letto i numeri speciali 17 e 18 della rivista « Batailles & Blindés » dedicati all’offensiva tedesca nelle Ardenne del dicembre 1944, mi è sembrato più che naturale dedicarmi al volume in oggetto che, appartenente ad una nota collana francese dedicata alla storia dell’aeronautica militare, è consacrato all’operazione “Bodenplatte”, gli eventi della quale sono legati alla citata offensiva.
E’ con grande interesse che mi sono accostato all’argomento in quanto si tratta di quella che, a ragione, è universalmente riconosciuta come l’ultima grande azione da parte di una Luftwaffe ormai esangue e ridotta ai minimi termini. Questo aspetto di ultimo quanto disperato attacco da parte di una forza aerea al crepuscolo contro un avversario dieci volte superiore, fa sì che “Bodenplatte” sia un argomento reso nebuloso da un’aurea mistica che non è facile dissipare.
Il volume in oggetto è chiaramente finalizzato a fare luce su molti aspetti poco conosciuti, sfatare leggende create da fonti di parte e dare un quadro preciso degli avvenimenti. Altrettanto evidente è che l’opera stessa non ha la portata e l’approfondimento necessario per poter essere considerata pienamente esaustiva. E’ più che altro un buona introduzione abile a dare informazioni basilari e consentire ai più interessati di approcciarsi, con una buona preparazione di base, agli approfondimenti di libri dedicati.
La natura da “bigino” di questo testo è ulteriormente confermata da alcune scelte relative alla modalità di narrazione degli eventi che, a mio parere, non sono felicissime. Circa un terzo delle pagine è dedicato all’elenco degli stormi (tedeschi ed alleati) presenti nell’aerea coinvolta, i loro effettivi e gli aeroporti di stanza insieme ad una breve descrizione degli eventi a loro intercorsi durante il 1944. Con un poco di fantasia si potrà facilmente immaginare che il ripetersi di queste nozioni didascaliche per tutte le numerose squadriglie coinvolte, rendono discretamente noiosa la lettura delle pagine interessate. Un altro terzo del volume ha ad oggetto il Focke-Wulf 190 D-9. Sono da sempre un amante incondizionato di questo meraviglioso caccia ma è chiaro che poche pagine non gli rendono la dovuta giustizia e, con la fine della lettura delle stesse, si ha la certezza che queste potevano essere usate in un modo migliore.
Quando dedicato all’operazione “Bodenplatte” vera è propria è narrato, anche in questo caso, squadriglia per squadriglia smembrano così definitivamente il racconto in un modo tale che è assai difficile al lettore avere un quadro unitario e complessivo degli eventi che si svolsero il primo gennaio 1945. Solo per fare un esempio, mi pare del tutto inutile indicare per ogni squadriglia le modalità di briefing e l’orario di sveglia dei piloti o le consegne che questi subirono durante la notte prima dell’attacco nel momento in cui, nei fatti, tutto ciò si ripeté ogni volta in modo più o meno identico.
In ogni caso il volume in oggetto mi ha chiarito molte questioni e fornito informazioni assai preziose. Prima di tutto viene spiegato che “Bodenplatte” doveva essere, come buon senso vorrebbe, un’incursione contro gli aeroporti avversari precedente o contemporanea all’avvio dell’attacco di terra contro le linee alleate nelle Ardenne. Essa, quindi, era stata pianificata in gran segreto per consentire la distruzione al suolo del maggior numero di aerei avversari allo scopo di ridurre al massimo i distruttivi attacchi degli stessi contro le truppe tedesche di terra. Continuamente rimandata per ragioni a volte del tutto ignote, alla fine le parole d’ordine furono comunicate agli stormi con sole poche ore di anticipo senza che, ancora oggi, nessuno sappia chi abbia la responsabilità di averle inviate e, quindi, di aver dato il via ad un attacco ormai inutile (l’offensiva terrestre, al primo di gennaio 1945, era ormai chiaramente fallito) e le cui direttive e obiettivi non erano nemmeno stati aggiornati al modificarsi della situazione bellica tant’è che erano vecchi di ben tre settimane.
Quello che si evince dalla lettura è che “Bodenplatte” fu un’operazione più che altro simbolica, aveva obiettivi di impatto limitato sul corso delle operazioni (la distruzione dei aerei a terra non comporta perdite di piloti avversari ed è irrisoria considerando le capacità industriali americane), fu scatenata fuori tempo massimo ed organizzata con superficialità disarmante. Solo per citare due esempi: (i) non tutte le batterie contraeree tedesche furono avvisate ed il fuoco amico determinò numerose perdite (stimabili nel 5%, sono spesso citate fuori luogo cifre molto più alte), (ii) la pianificazione del percorso di alcuni stormi non tenne conto del passaggio su zone ove erano dislocate numerose unità antiaeree nemiche aventi come obiettivo l’abbattimento delle V1, ciò determinò perdite enormi ed ampiamente evitabili.
Tenuto conto di quanto precede e di molti altri aspetti che qui non citerò ma fra cui non bisogna dimenticare la più totale inesperienza di gran parte dei giovanissimi piloti tedeschi dell’epoca, “Bodenplatte” seppe in ogni caso infliggere perdite sensibili agli Alleati occidentali, scosse seriamente le certezze di questi ultimi e, per chi cadde prigioniero, rappresentò una salvezza inaspettata di cui non godettero molti altri piloti tedeschi abbattuti nei mesi successivi. Rappresentò, nella pratica, una tragica reazione d’orgoglio dai risultati materiali alquanto limitati, incapace di modificare l’ineluttabile ma di un impatto emotivo ancora oggi percepibile.
Di notevole fattura sono i profili presenti nel volume, sempre ben circostanziati e correlati alle foto dell’epoca dell’aereo coinvolto.