Qualche settimana fa scoprii con mia grande sorpresa che, dal 22 ottobre 2014 al 6 gennaio 2015, il Museo del Cinema di Torino (http://www.museocinema.it) dedica i propri particolarissimi spazi ad una mostra interamente dedicata a Sergio Leone dal titolo “C’era una volta in Italia”. Sono da sempre un grandissimo estimatore di questo geniale e poliedrico regista che seppe fare di ogni suo film un capolavoro nonché regalare al Western, tipologia di film ormai in declino, un decennio di rinnovati fasti grazie ad un realismo ed una serie di originalità espressive che hanno rivoluzionato non solo il genere ma anche il modo di fare cinema in generale. Nei fatti, riferendosi ai film per il grande schermo, è possibile parlare di un prima e di un dopo Sergio Leone. Egli ha rivoluzionato a tal punto il modo di concepire e di girare i film da influenzare tutti i lavori successivi che, in modo diretto o indiretto, devono moltissimo al regista italiano.
Se a tutto ciò si aggiunge l’iconografia creata dai protagonisti dei suoi film (Clint Eastwood, prima di tutti) è facilmente comprensibile quanto imperdibile fosse per me l’evento. Ho, quindi, approfittato di un sabato di tempo incerto per recarmi a Torino e gustarmi la mostra in ogni suo aspetto.
Pur non capitandomi spesso, vado sempre con piacere a Torino. E’ una città che apprezzo moltissimo in quanto ogni scorcio del centro comunica una storia di assai lunga durata ed una natura di capitale mancata che ha un indubbio fascino. Per di più, i lavori di ristrutturazione realizzati in concomitanza delle Olimpiadi Invernali del 2006, hanno contribuito non poco a migliorare l’aspetto di una città dalla sottile vena decadente. Per di più, in Piazza San Carlo, era in svolgimento nello stesso week-end la fiera del cioccolato “CioccolaTo”.
Il Museo Nazione del Cinema si trova all’interno della Mole Antonelliana, edificio fra i più simbolici e particolari della città di Torino. Pur essendo già stato anni fa sulla cima all’edificio, non ero mai entrato nel museo che risente anch’esso della struttura originale della Mole. Il museo è una collezione assai interessate di cimeli derivanti da film fra i più famosi nonché di reperti storici testimonianti lo sviluppo della tecnologia alla base del moderno cinema. Vale sicuramente la pena di una visita che, però, consiglio vivamente di far coincidere con una mostra tematica di interesse. In caso contrario, infatti, penso esista il serio rischio di restare un po’ delusi se non altro perché, essendo presente un po’ di tutto, non è approfondito nulla di preciso.
La mostra dedicata a Sergio Leone inizia al piano terra con dei manichini indossanti costumi originali di alcuni film del regista e prosegue lungo la volta della mole in un originalissimo percorso circolare che, dagli inizi della sua carriera con la direzione della magistrale scena della corsa delle bighe di “Ben Hur”, prosegue fino al progetto solo abbozzato di una pellicola dedicata all’assedio di Leningrado nel corso della Seconda Guerra Mondiale.
I cimeli esposti sono fra i più vari ed affascinanti. Alle locandine originali che si evolvono secondo i gusti grafici dell’epoca (includendo vari espedienti commerciali come, ad esempio, simulare con nomi fasulli l’origine americana di “Per un Pugno di Dollari”), si sommano copioni originali, foto sul set, dischi, buste di ogni tipo, bozzetti, etc.
Veramente interessantissimi sono gli schermi che propongono in contemporanea un confronto fra le scene dirette da Leone e quelle di altri film da cui quest’ultimo prese ispirazione. Sotto questo punto di vista, escludendo “Yojimbo” di Akira Kurosawa la cui storia di un Ronin (samurai senza padrone) ispirò enormemente “Per un Pugno di Dollari”, il confronto con i film western americani non lascia scampo a questi ultimi. La retorica di cui sono intrisi, la metodologia espressiva, il realismo inesistente del trucco e delle riprese in set chiusi dimostra quanto fossero film incapaci di adattarsi ai gusti e sensibilità di una società in trasformazione come quella occidentale degli anni sessanta. Non sorprende, quindi, scoprire quanto le pellicole di Leone scossero dalle fondamenta il modo di fare cinema espresso fino ad allora e ne condizionarono lo sviluppo successivo.
In conclusione, consiglio questa mostra a tutti gli appassionati di cinema. Sono sicuro sia in grado di dimostrare (e ce n’è ancora assai bisogno!) che la grandezza di Sergio Leone come regista travalica ampiamente il genere western con cui più spesso si cimentò. Genere che, essendo ancora oggi considerato di secondaria importanza, condiziona ingiustamente il giudizio sul regista italiano.