Chi mi conosce sa che, in ambito modellistico, non sono un amante del “vecchiume”. Non subisco, in altre parole, il fascino del vintage e preferisco di gran lunga la qualità dei kit attuali all’approssimazione di quelli passati.

Ci sono, però, moti del cuore che freddi ragionamenti razionali non possono contrastare né contenere.  Trovare in uno stand di “Lucca Comics and Games” il modello in oggetto è stata un’emozione veramente indescrivibile e, soprattutto, incomprensibile per tutti quei tapini che non conoscono quel gioiello totale che è la seria animata “Maison Ikkoku”, realizzata nel 1986 a trasposizione dell’omonimo manga di Rumiko Takahashi (l’autrice di “Lamù”, “Ranma” ed “Inuyasha”). La serie, composta da 96 episodi, è stata trasmessa in Italia col titolo “Cara dolce Kyoko” a partire  dal 1991 e, superando varie peripezie, si è conclusa nel 1993 con il passaggio tv degli ultimi 44 episodi.

Non mi metterò certo in questa sede a descrivere cosa sia “Maison Ikkoku”. Un’opera senza tempo non può essere raccontata, deve essere vissuta di prima persona. In caso contrario, meglio restare inconsapevoli di cosa si è perso. Quello che si può onestamente dire, eludendo valutazioni personali legate alla sensibilità soggettiva, è che “Maison Ikkoku” rappresenta un mondo che non esiste più. Nell’odierno ambiente dell’entertainment (non solo giapponese) in cui, per il successo commerciale, è considerata essenziale una storia banale e ripetitiva condita da duelli ipercinetici, fisicità estreme e stereotipi caratteriali, nessuno avrebbe oggi il coraggio di produrre una serie come “Maison Ikkoku” che, al contrario, trae la sua essenza dalla quotidianità della vita e dalla straordinarietà di personaggi comuni quali sono i suoi protagonisti e comprimari. Una storia d’amore tanto emozionante e coinvolgente quanto sono meravigliosamente vivi ed empatici i suoi due protagonisti: Kyoko e Yusaku (Godai).

Personaggio emblema di tutta la serie è, ovviamente, Kyoko intorno alla cui complessissima caratterizzazione psicologia ruota tutta la storia raccontata. A dimostrare quanto la protagonista femminile di “Maison Ikkoku” sia lontano dai canoni attuali, basti notare che, per imporsi all’attenzione dello spettatore, non ha bisogno di poteri o capacità straordinarie, di proporsi ammiccante con forme sproporzionate ed innaturali né, tanto meno, adeguarsi a stereotipi da lolita come è ormai regola attuale. Kyoko è un personaggio così realistico, sfaccettato ed affascinante da non aver bisogno di beceri sotterfugi per conquistare l’affetto dello spettatore. Del resto erano tempi diversi, “Dragon Ball” ed i suoi emuli erano ancora a venire e le serie animate erano realizzate per omaggiare la potenza della storia raccontata e non per lucrare sulla vendita di gadget.

Il kit in questione rappresenta un salto indietro nel tempo ancor più vivo di quanto possa essere la visione del cartone animato da cui è tratto. In un mercato in cui imperversano migliaia di figure in PVC già montate e colorate tratte da qualunque nuova serie prodotta dalla sempre più bulimica animazione nipponica, un modello in plastica da montare e colorare dedicato ad un personaggio degli anni ’80 è ancestrale e fuori luogo quanto un brontosauro ai comandi di un’astronave…

Ovviamente la stampa ed il dettaglio sono a dir poco elementari, eppure c’è della genialità in questo vecchio kit. L’amministratrice della malandata pensione Ikkoku, è rappresentata intenta in una delle sue attività più caratteristiche: spazzare il vialetto di accesso alla casa con indosso il tipico grembiule giallo su cui è ricamato un pulcino pigolante. Posa azzeccattissima in quanto capace istantaneamente di identificare  personaggio e contesto. Grazie e teste e braccia opzionali, è anche possibile scegliere di riprodurre due differenti posture di Kyoko, aumentando in tal modo il pregio della scatola di montaggio.

Non da ultimo, è incluso nel kit anche il cane Soichiro; un bastardone di rara bruttezza il cui aspetto, purtroppo, non può che essere ulteriormente peggiorato da una riproduzione in plastica di trent’anni fa… Non manca, infine, un foglio decal includente anche gli occhi del personaggio.

E’ evidente che il modello in oggetto risente degli anni trascorsi. Non era considerabile nulla di eccezionale già al momento della sua uscita e, non trattandosi di una bottiglia di buon vino, invecchiando non è certamente migliorato. Ciononostante ha l’indiscutibile pregio di consentire la realizzazione di un personaggio ormai al di fuori di ogni interesse commerciale e, quindi, estraneo a qualsivoglia nuova riproduzione in scala. Si tratta, in altre parole, di un pezzo di estrema rarità (non l’ho nemmeno trovato su Ebay nel corso di una ricerca fatta per curiosità) avente l’indubbio vantaggio di fornire le basi necessarie per un soggetto inequivocabilmente originale e, soprattutto, molto amato dagli appassionati.

Basterebbe quanto precede a giustificarne l’acquisto e la realizzazione, se a tutto questo si aggiunge che sono innamorato di Kyoko da più di vent’anni, sono sicuro che nessuno metterà in discussione il mio proposito di investire su questo modello tutto il mio savoir-faire modellistico e, ci potete contare, otterrò un ottimo risultato!

Dando libero sfogo ai ricordi, termino questa recensione riportando commosso una delle frasi più belle di “Maison Ikkoku”. E’ un pensiero di Yusaku (Godai) avente, ovviamente, ad oggetto Kyoko:

La donna che amo è… gelosissima e non mi ascolta mai. È molto testarda, è difficile e orgogliosa. Ma quando mi sorride… bhe’… io tocco il cielo con un dito!”.