Una delle mete principali che mi sono prefissato durante la mia sortita a Bruxelles in quest’estate 2014 è stata una visita al campo di battaglia di Waterloo e soprattutto ai monumenti ivi presenti.

La battaglia di Waterloo è stata combattuta il 18 giugno 1815 e vide contrapposte le truppe francesi guidate da Napoleone ed una alleanza composta da Inglesi, Olandesi, Belgi e Tedeschi sotto il comando del Duca di Wellington nonché da Prussiani agli ordini di Von Blucher. La battaglia sancì la sconfitta e la fine delle velleità imperiali di Napoleone nonché la restaurazione delle precedenti monarchie nazionali.

La battaglia di Waterloo è stata oggetto di infinite pubblicazioni e su Internet è possibile trovare di tutto. Non ho le competenze per raccontarne adeguatamente la cronistoria, perciò vi rimando a fonti più attendibili. Da parte mia faccio solo presente che Victor Hugo ne offre un coinvolgente ed appassionato racconto ne “I Miserabili”. Questo grande romanziere regala al lettore un affresco dell’evento impossibile da dimenticare e dotato di un pathos difficile da ritrovare in saggi più specifici. Fra l’altro, il padre di Marius, innamorato di Cosette, restò coinvolto nella disgraziata carica della cavalleria francese il cui impeto fu smorzato dalle caratteristiche del viottolo che attraversava le linee avversarie. Avendo tale stradina di campagna niente meno che la natura di un fossato, esso dovette riempirsi di uomini e cavalli prima che il resto della cavalleria, nell’impeto della carica, potesse superarlo usando i compagni ivi caduti come appoggio. Il padre di Marius precipitò in tale baratro e, durante la notte successiva alla battaglia, fu involontariamente salvato da Thénardier, sul posto per scopi di sciacallaggio. E’ inutile dire quanto questo fatto influenzi la storia narrata nel romanzo, né ricordare la crudeltà di cui furono capaci Thénardier  e la moglie nei confronti dei protagonisti dello stesso.

Dipinto

La spedizione a Waterloo è stata da me approntata per lunedì 18 agosto. La mattina si è presentata come serena e tiepida e ciò ha incoraggiato il desiderio di raggiungere la mia destinazione in bici usufruendo delle numerose piste ciclabili disponibili. Fatta colazione, mi sono diretto al centro informazioni turistiche a poca distanza dal municipio di Bruxelles dove ho acquistato, a prezzo simbolico, la pianta delle rete ciclabile della città e dei suoi sobborghi. Tale acquisto si è poi dimostrato estremamente utile sia per il reticolo di vie e viuzze che compone Bruxelles, sia per orientarsi nei giganteschi parchi che avrei dovuto attraversare.

Imprevisto davvero irritante è stata la difficoltà a trovare un noleggio di biciclette. Non potendo, infatti, utilizzare quelle pubbliche poiché non avrei trovato l’apposita stazione a Waterloo per poterla ancorare in sicurezza, ho dovuto appoggiarmi ad un noleggio privato. Da una precedente ricerca on line sapevo essercene uno alla Stazione Centrale di Bruxelles ma mi è stato impossibile trovarlo. Era probabilmente chiuso visto che anche il chiosco di informazioni turistiche della stazione mi indirizzava nello stesso punto dove lo cercavo io. Mi hanno, quindi, dato il recapito di un secondo e più lontano noleggiatore ove ho finalmente recuperato una bicicletta. Purtroppo tutto ciò mi ha fatto perdere l’intera mattina e, considerando che sono montato in sella a mezzogiorno passato con l’obbligo di restituire la bici entro le cinque e mezza del pomeriggio, il tempo disponibile per l’impresa si era ridotto esponenzialmente. Inizialmente ciò non mi ha preoccupato più di tanto in quanto la distanza dal centro di Bruxelles a Waterloo è di circa dieci chilometri. Avrei poi scoperto che fra il centro di Waterloo ed il campo di battaglia ve ne sono altri dieci e ciò mi ha imposto tempistiche decisamente più pressanti.

Mappa

Il percorso scelto mi ha permesso di restare sempre su piste ciclabili e di attraversare due grandi parchi della città, ciononostante non sono mancate salite e discese a causa del territorio collinoso della zona. E’ comunque impressionante costatare i bei percorsi immersi nel verde di cui godono i cittadini di Bruxelles.

Ciò non toglie che non appena usciti dalla capitale ed immessi nella N5, è necessario prestare attenzione in quanto la strada è assai trafficata viepiù ci si avvicina al centro di Waterloo e, soprattutto, al successivo incrocio con l’autostrada RO fungente da raccordo anulare di Bruxelles.

E’ proprio questa trafficata rete stradale a compromettere la visita al sito della battaglia. Centro visite e Colle del Leone, infatti, si trovano a pochi passi dall’incrocio della RO con la N5, gran parte degli edifici dell’epoca sono collocati lungo quest’ultima via, la quale separa in due anche il nucleo centrale dei monumenti nazionali in ricordo dei rispettivi caduti. Non metto in dubbio l’intera zona sia sottoposta a vincolo paesaggistico ma ciò non toglie che la presenza ed il rumore di tante auto e camion condizionino pesantemente la vivibilità del luogo. Se si aggiunge che sono al momento in corso numerosi lavori in vista del bicentenario che cadrà l’anno prossimo (alcuni anche assai discutibili come la costruzione di un grande hotel di fronte al centro visite), sono probabilmente capitato a Waterloo nel momento peggiore. La situazione non è stata certamente migliorata da un meteo improvvisamente invernale con nuvole, piovaschi e vento gelido.

Arrivando dal centro di Waterloo, il primo edificio legato alla battaglia che si incontra è la fattoria di Mont St. Jean che, appena dietro le linee inglesi, fu usata come ospedale militare per i feriti di ritorno dal fronte. L’edificio è oggi tristemente parte dello svincolo creato dall’incrocio fra l’autostrada RO  e la nazionale N5.

Successivamente si raggiunge un incrocio fra la N5 e la strada che porta al centro visite ed alla Collina del Leone. La vista di quest’ultimo è decisamente imponente e suggestiva soprattutto da una certa distanza. Il colle è artificiale e non esisteva ai tempi della battaglia. Fu eretto dagli Olandesi nel 1826 nel luogo presunto in cui il principe Guillaume d’Orange fu ferito ad una spalla. L’orientamento del leone alla sommità permette di comprendere rapidamente come erano disposte le truppe sul campo: davanti a lui i Francesi in marcia verso Bruxelles, alla sua destra e sinistra la linea alleata che li fronteggiava.

Attorno a quello che adesso è un trafficato incrocio semaforico e che allora era un viottolo di campagna che incrociava la vecchia strada Bruxelles-Charleroi (l’attuale N5, usata da entrambi gli eserciti per raggiungere il campo di battaglia), sono eretti alcuni monumenti in ricordo dei caduti appartenenti alle nazioni vittoriose. Per la precisione:

  • Il monumento ai caduti belgi;
  • Il monumento annoverano dedicato alla King German Legion composta da Tedeschi esiliati ed arruolatisi nell’esercito inglese;
  • Il monumento a Gordon aiutante in campo di Wellington.

Lasciata la N5 mi sono diretto verso la Collina del Leone ove, come dicevo sopra, sono in corso dei lavori edilizi su tutto il lato nord. Qui, superata una brasserie dal non casuale nome “Wellington”, si arriva al centro visite/museo con alcuni reperti dell’epoca, cartine esplicative ed uno shop con paccottiglia dedicata. In esso è possibile acquistare il biglietto per salire sulla Collina del Leone e per visitare il Panorama edificato a fianco. Con un sovrapprezzo si può anche accedere alla sala cinematografica dove viene proiettato un film esplicativo. Io, sfortunatamente, non avevo abbastanza tempo a disposizione per approfittarne.

E’ inutile evidenziare come la Collina del Leone sia il monumento più rappresentativo del sito della battaglia di Waterloo. Alto 41 metri, se ne raggiunge la sommità tramite una scala di 226 gradini che potete ben immaginare quanto sia stato piacevole percorrere sotto le raffiche del vento gelido ed umido di quel pomeriggio. Val la pena segnalare che i 290.000 metri cubi di materiale utilizzati per erigerlo, sono stati recuperati livellando proprio quella cresta di terra che, attraversata dal viottolo che oggi è una strada asfaltata che congiunge la N5 con il centro visite, creava allora quel fossato (detto “Chemin Creux D’Ohain“) in cui precipitarono le prime file della cavalleria francese raccontata da Hugo. La costruzione della Collina del Lione ha, quindi, fortemente modificato il paesaggio che, in quel punto, non è più come ai tempi della battaglia.

Raggiunta la sommità e posizionandosi in modo da godere della stessa vista del leone, il panorama è decisamente emozionante e permette di raggiungere con lo sguardo alcuni dei luoghi più noti della battaglia: le fattorie “Papelotte”, “La Haie Sainte” e “Hougoumont” nonché la locanda “Belle Alliance” dove soggiornò Napoleone. Una mappa con la disposizione delle forze in campo permette di cogliere con relativa facilità tali luoghi cardine della battaglia. Meglio non spingere lo sguardo altrove se non si vuole contemplare cantieri, autostrade e periferie di città in crescita.

Il meteo, il poco tempo disponibile ed i cantieri che non permettono di accedere a sentieri normalmente aperti al pubblico, mi hanno impedito di visitare i luoghi visibili dalla sommità della Collina del Leone. Nel riprometti di tornarci per il duecentesimo della battaglia, ricordo qualche fatto particolarmente impresso nella memoria comune:

Waterloo 2014 29

La fattoria “La Haie Sainte” era giusto di fronte alle linee inglesi e divenne presto evidente quanto fosse importante il controllo della stessa. Fu la King German Legion ad essere incaricata della sua difesa. Sfortunatamente quest’ultima fu informata di tale compito solo all’ultimo momento perciò la notte prima, martoriata da una pioggia torrenziale, i soldati smantellarono porte, finestre, pavimenti ed anche il grande portone d’accesso per accendere fuochi e riscaldarsi compromettendo, così, le possibilità di difesa dell’edificio. Ciò non impedì ai Tedeschi della legione di difendere accanitamente il luogo che cadde in mano ai Francesi solo nel tardo pomeriggio. Dei 350 membri della King German Legion, solo 41 raggiunsero le linee inglesi poco distanti e, a ricordo di questo fatto d’arme, fu eretto il Monumento Annoverano citato sopra.

La difesa della fattoria “Hougoumont” è uno degli episodi più famosi della battaglia di Waterloo. Fu circondata dai Francesi e mai espugnata nonostante l’assedio e ripetuti attacchi che durarono tutto il giorno della battaglia. La resistenza dei distaccamenti delle Scots Guards e Coldstream Guards impedirono all’esercito francese di accedere ad una valle laterale che avrebbe permesso a quest’ultimo di aggirare lo schieramento avversario e colpire Wellington alle spalle. Ciò ebbe un’influenza determinante sul corso della battaglia compromettendo irreparabilmente gli spostamenti dell’armata napoleonica ed inchiodando truppe necessarie altrove.

A fianco del centro visite si trova un Panorama edificato nel 1912. L’edificio, grazie ad un dipinto di 110 metri di lunghezza per 12 di altezza, permette una visione a 360° della battaglia. Questa sorta di “cinema circolare” era molto in voga nel XIX secolo e ne furono realizzati innumerevoli. Quello conservato a Waterloo è uno degli ultimi rimasti ed è fra i meglio conservati. Raffigura i combattimenti verso le sei del pomeriggio del 18 giugno 1815, con apice nella carica dei corazzieri francesi del maresciallo Ney contro i quadrati della fanteria alleata.

Nonostante il poco tempo disponibile ed il meteo avverso, sono contento di essere riuscito a visitare il sito di Waterloo benché il periodo non sia stato fra i più favorevoli a causa del cantiere presente. Ciononostante il luogo è, come ogni altro in cui avvennero fatto così importanti, affascinante. L’ampia vallata che si apre alla vista dall’alto della Collina del Leone è estremamente suggestiva in quanto rimasta praticamente immutata. Resta evidente che essa è assediata dall’avanzare delle città e da varie opere urbanistiche a cui, temo, daranno ulteriore vigore i nuovi edifici in corso di realizzazione per l’anniversario del prossimo anno. Se a tutto ciò aggiungiamo la vocazione meramente turistica con cui è gestito il luogo, non resta facilmente percepibile l’anima vera di questo sito che altro non è che un immenso cimitero in cui quasi 50.000 uomini persero la vita o rimasero feriti nel corso di una battaglia il cui esito condizionò la storia successiva dell’Europa.

In tutta franchezza, ritengo molto più evocativo e toccante un sito rimasto più intimo ed isolato come quello della battaglia di Solferino del 24 giugno 1859.