Concluso il 16 di agosto il tour in bici Praga-Dresda con il gruppo Zeppelin nonché sfruttato il giorno in più concessomi per scoprire al meglio la città di Dresda, sono partito in treno alla volta di Bruxelles. Il viaggio è stato comodo e, avendo dovuto cambiare treno una sola volta a Francoforte, per niente complesso. Ciononostante la tratta da percorrere era lunga e, conseguentemente, anche molto stancante. Nonostante i treni in orario, è stato necessario quasi tutto il giorno per arrivare a Bruxelles essendo partito alle otto e mezza del mattino ed arrivato a destinazione quasi alle sei del pomeriggio.
Una nota di merito va riconosciuta al sito delle Deutsche Bahn, molto utile e facile da usare per comprare i biglietti in anticipo oltre che essere dotato di pagine interamente in Italiano che semplificano assai l’operazione. Nel caso si prenoti un posto on line come ho fatto io, è importante ricordarsi di avere con sé un documento d’identità o la carta di credito usata per l’acquisto a seconda di quale fra essi si è scelto di indicare come mezzo per dimostrare la propria identità al controllore. Giudizio totalmente opposto per la metro di Bruxelles che ho trovato caotica, mal proposta nei pochi cartelli informativi ed incomprensibile nella pratica. L’ho usata sole due volte affidandomi alla fortuna e credo di aver capito che i numeri non identificano la linea ma la direzione. La stessa linea, quindi, è identificata con numeri e colori diversi a seconda del capolinea previsto.
L’albergo in cui ho alloggiato da domenica 17 agosto a mercoledì 20 agosto era in pieno centro. Ho, quindi, potuto apprezzare pienamente il cuore della città che mi si è offerto al meglio fin dal mio arrivo essendo coinciso con il week end in cui era stato allestito nella piazza centrale un tappeto di begonie coloratissime. Inutile dire quale ambiente fiabesco fossero in grado di creare.
La zona centrale di Bruxelles è molto bella in quanto non mancano numerosi edifici storici dall’architettura veramente molto particolare ed affascinante che, soprattutto la sera, creano un gioco di ombre di sicuro impatto visivo. E’, invece, nei giorni di sole che essi si mostrano al loro meglio reggendo senza difficoltà il confronto anche con i migliori centri città italiani.
Non mancano certo ristoranti ed attività commerciali di ogni tipo per soddisfare anche i turisti più esigenti. Fra essi sono i negozi di cioccolatini che la fanno da padrone e che sembrano vere e proprie gioiellerie grazie alle curatissime vetrine che vi sono allestite e l’attenzione con cui vengono presentati i prodotti.
Questa zona di Bruxelles è, in ogni caso, estremamente turistica. Trovare un ristorante che sfugga al sistema che ciò comporta è praticamente impossibile e, se ci si avventura in orario di cena in alcuni vicoli, si è destinati ad essere presi d’assalto da numerosi “buttadentro” che approfittano di ogni espediente (pioggia compresa) per occupare un tavolo in più.
Non ha bisogno di tale espediente “Chez Leon”, il famoso ristorante specializzato in cozze, capostipite di un franchising diffuso in Belgio, Francia e non solo. Si tratta di una meta segnalata su qualunque guida e, quindi, molto ambita dai turisti che ne riempiono i locali ad ogni ora del giorno. Non ho potuto fare a meno di andarci anche io, spintovi all’interno dal solito improvviso acquazzone. Sinceramente non posso dire di aver colto grandi differenze fra le pentole di cozze qui proposte ed altre gustate in diverse circostanze. L’ambiente ha il fascino dell’antico ma è troppo caotico per poterlo veramente apprezzare. Il servizio è, comunque, molto curato ed attento e, per bontà divina, nessuno è venuto ad incitarmi a lasciar libero il tavolo appena posata la forchetta. Cosa, questa, che capita troppo spesso in luoghi di grande affluenza.
“Chez Leon” non resterà nella mia memoria per quanto gustato a cena ma per avervi conosciuto Yoichiro, un turista giapponese esploratore in solitaria come me, con cui ho condiviso le cene successive e, spero, un’amicizia duratura.
Il mio personale giudizio su Bruxelles è molto positivo. Ho conosciuto una città vitale, interessante e con molti ed ampi parchi oltre che propensa allo spostamento in bici (da me noleggiata lunedì 18). Il mio personale giudizio è limitato alla zona centrale o poco più che, come detto, è comunque compromessa dalla vocazione prettamente turistica. I quartieri limitrofi, probabilmente molto più frequentati dagli abitanti del posto e, quindi, più autentici, mi sono quasi del tutto sconosciuti. Per varie ragioni ho preso coscienza principalmente di due zone fuori dal centro storico e mi sono fatto l’idea essere raccomandabile informarsi precedentemente prima di buttarsi in esplorazioni improvvisate. Nel primo caso, infatti, ho attraversato un infinito quartiere di grattaceli ed uffici che non offre assolutamente nulla al visitatore. Nel secondo caso sono capitato in un quartiere molto piacevole (quasi una piccola cittadina separata dal resto della città) che avrebbe meritato più attenzione soprattutto dal punto di vista dei ristoranti e locali disponibili.
Nel complesso Bruxelles merita una visita anche se non consiglierei più di tre giorni anche in considerazione dei prezzi decisamente alti che incombono sulla città.
Come ogni capitale, Bruxelles offre un’ampia gamma di ristoranti e tavole calde. Al di là delle inevitabili terrine di cozze cucinate con ogni più stravagante intingolo, la fanno da padrone le patatine fritte. Purtroppo i tre posti che mi ero segnato nella speranza di trovare le originali patate fritte alla belga (cotte in due momenti diversi, a temperature differenti e con l’aggiunta di strutto) erano tutti chiusi. Ne ho assaggiate, quindi, nei posti che capitavano senza trovarvi, comunque, nulla di eccezionale se non una cottura integrale e completa che rende la patatina dorata, gustosa e croccante. Si tratta, paradossalmente, di una cosa non da poco considerando la frittura frettolosa che, ormai comunemente fatta qui da noi, trasforma la patatina fritta in una bastoncino pallido, floscio ed insapore.
Non facendo colazione in albergo, è stato molto divertente cambiare posto ogni mattina e devo confessare di aver sempre trovato una notevole varietà di offerte a patto di evitare i maggiori franchising presenti sul mercato. Le caffetterie e le boulangerie che servono la colazione sono tantissime, basta avere il desiderio di provare quanto di più particolare offrono. Pur restando molto diverse da quelle nostrane, ho molto apprezzato la cioccolata “fai da te”, cioè quella da creare al tavolo immergendo nel latte caldo un bastoncino con cioccolato puro.
Come ogni popolo che si rispetti, anche i Belgi adorano il gelato nonostante il meteo non lo renda sempre appetibile. Ovviamente le gelaterie all’italiana non mancano ma non ho potuto fare a meno di assaggiare, se non altro per l’originalità, quello australiano. Si tratta di una catena di gelaterie che si trova in tutto il Belgio e che offre un gelato molto buono e soprattutto morbido e cremoso. Ciò lo rende superiore a gran parte dei gelati esteri che, di solito, sono cubetti di ghiaccio aromatizzati.
Concludo facendo notare che, ovviamente, non è stata una “botta di cultura” nel senso più comune del termine che mi ha portato a visitare Bruxelles, bensì due mete precise e fondamentali che saranno oggetto di separati articoli: Waterloo e il Musée Royal de l’Armée et d’Histoire Militaire.
State sintonizzati!
Complimenti per le descrizioni, sia positive che negative dei luoghi visitati e delle varie degustazioni, Invogliano proprio a partire!
Dovresti fare il selezionatore turistico.
La tua mamma.
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