Nadia Sadamoto 02“Nadia – Il mistero della Pietra Azzurra” è uno di quei rari anime di cui mi sono innamorato al primo sguardo. Realizzato dallo Studio Gainax prima dei fasti internazionali ottenuti con “Neon Genesis Evangelion”, “Fushigi no umi no Nadia” è una serie animata composta da 39 episodi che furono trasmessi in Giappone nel 1990 ed arrivò in Italia nel 1991.  Inutile dire che l’adattamento italiano fu quanto meno discutibile (dialoghi modificati, storia ritoccata, scene tagliate, un intero episodio mai trasmesso), ciononostante il lavoro realizzato dallo Studio Gainax per mezzo di quello stesso regista (Hideaky Anno) e character designer (Yoshiyuki Sadamoto)  che hanno marcato il successo di “Neon Genesis Evangelion”, è di tale livello da conquistare gli spettatori anche dopo un tale trattamento. In ogni caso Yamato Video S.r.l. (www.yamatovideo.com) ha curato nel 2003 la riedizione dell’anime proponendo per l’home video l’intera serie ridoppiata e con un adattamento degno dell’originale giapponese.

La storia, ambientata nel 1889 al momento dell’Esposizione Internazionale di Parigi, richiama con particolare ingegno tanto i romanzi di Jules Verne quanto alcune opere di Hayao Miyazaki innestando il tutto su alcuni cardini fondamentali poi ripresi e ampliati (nonché esponenzialmente complicati) in “Neon Genesis Evangelion”. Con quest’opera, “The Secret of Blue Water” condivide tantissimi elementi tanto che può essere considerata una sorta di prototipo della seconda. Il legame tra i due anime è così forte che anche nel recentissimo film “Evangelion: 3.0 You Can (Not) Redo”, terzo capitolo cinematografico della serie omonima, è presente un esplicito riferimento a “Fushigi no umi no Nadia”: il momento del decollo della nave da guerra “Wunder”, infatti, è per riprese e musica praticamente identico a quello del “N-Nautilus” di “The Secret of Blue Water”.

Non mi dilungherò in questa sede sulla descrizione della storia o sui parallelismi con “Neon Genesis Evangelion”, la rete offre molto più di quanto sia in grado di riassumere qui, mi limiterò a ricordare i due protagonisti: Jean (giovane e vulcanico appassionato di scienze ed inventore dilettante) e Nadia (acrobata circense dal misterioso passato ed in possesso di quella pietra azzurra che da il nome alla serie e sarà al centro della storia narrata).

Jean & Nadia

Inutile dire che Nadia è uno dei personaggi dell’animazione giapponese di cui sono da sempre devoto ammiratore. A causa di ciò non ho certo potuto esimermi dall’acquistare di un gran numero di modelli a lei dedicati e ricalcanti i diversi look con cui compare nella serie. Fra questi ultimi, uno dei miei preferiti è quello mostrato durante la permanenza dei due protagonisti sull’isola tropicale a seguito di naufragio. La tunica bianca che Nadia si confeziona sfruttando quanto disponibile dai rottami del modulo di salvataggio è, a mio parere, fra gli abbigliamenti più sexy che abbiamo mai coperto le grazie di una eroina dell’animazione ed è pretesto di una divertente scena con Jean impossibile da dimenticare (a patto di essere fra i fortunati ad averla vista nell’edizione Yamato Video in quanto censurata nei precedenti passaggi televisivi).

Fra gli innumerevoli garage kit in mio possesso, l’unico da me al momento realizzato non poteva che essere una bella riproduzione di Nadia con il suo camicione bianco ed una postura che ricorda proprio quella della scena sopra citata. Si tratta anche in questo caso di un recast in resina offerto da E2046 (www.e2046) di un PVC già montato e colorato comparso sul mercato nel 2004 e da me realizzato lo stesso anno.

Nadia Pvc

Anche in questo caso, dopo un accurato lavoro di pulizia dei pezzi e di verifica degli incastri, ho colorato il tutto principalmente ad aerografo con smalti della Testor. Ricordo che si dimostrò particolarmente difficile gestire il montaggio/pittura del braccio sinistro che, poggiante sul fianco a contatto della tunica, impose un complesso processo di lavorazione. Mia personale aggiunta fu l’ambientazione che, riprodotta con opportuni elementi naturali, richiama i paesaggi tropicali dell’isola coinvolta.

Concludo questo intervento, facendo presente che Nadia è stata oggetto anche di un altro mio modello (tra l’altro sempre con indosso il medesimo vestito). Si tratta di un’opera che per me ha più che altro un valore sentimentale essendo in assoluto la prima Jap Figure che realizzai. Non ricordo con precisione l’anno coinvolto (penso fosse l’inizio degli anni ’90), in ogni caso erano ancora tempi in cui non era utilizzata la resina per questo tipo di soggetti ed infatti si tratta di un terrificante modello in vinile morbido. Il termine “terrificante” non lo uso in riferimento alla scultura in sé (comunque non certo eccelsa) ma al materiale di cui è composto. Il vinile morbido, infatti, è una sorta di plastica morbidissima che rende estremamente complicata sia la pittura che il montaggio poiché non è assolutamente una base stabile su cui lavorare. A dimostrazione di ciò basti dire che dovetti utilizzare un tondino in ottone per evitare che la figure si piegasse da un lato.

In ogni caso, pur nei limiti imposti dalla natura del modello in sé nonché dalle mie capacità non ancora ben rodate, questo modello resta uno di quelli a cui sono più affezionato e che mi ricorda quotidianamente i progressi ottenuti fino ad oggi.