Durante la settimana dedicata alla “Festa del Cinema” (8-15 maggio 2014), Nexo Digital (www.nexodigital.it) ha distribuito nei cinema italiani “Principessa Mononoke”, uno dei film più noti del celebre regista giapponese Hayao Miyazaki (“Porco Rosso”, “Kiki Delivery Service”, “Nausicaa”, etc.). Alla prima proiezione in Giappone risalente al 1997, seguirono innumerevoli successi anche a livello internazionale che permisero ad Hayao Miyazaki di raggiungere una meritata fama in tutto il mondo. Sull’onda dei riconoscimenti europei ed americani, il film in oggetto raggiunse anche i cinema italiani nel 2000 e, se la memoria non mi inganna, fu il primo film di Miyazaki a godere di una distribuzione ufficiale nel nostro paese. Ricordo che lo andai a vedere conteso fra la curiosità e l’emozione per la proiezione nei cinema italiani di un cartone giapponese (in quei tempi era evento unico, oggi il mercato è più aperto anche se siamo ancora lontano dai fasti di altri paesi europei) ma restai perplesso per una storia di difficilissima comprensione. Spesso i dialoghi sembravano non seguire gli avvenimenti ed omettere informazioni preziose alla comprensione della storia.
Dopo tanti anni, Nexo Digital da a tutti dimostrazione che tali sensazioni erano corrette offrendo allo spettatore del 2014 quello che può essere considerato un nuovo film. “Principessa Mononoke” gode ora di un nuovo doppiaggio e soprattutto di un adattamento molto ben fatto e fedele all’originale. A prova di ciò testimonia un’opera ora decisamente più comprensibile nella trama e nei messaggi in essa contenuti.
Fra le omissioni che ho notato, quella che più facilmente si coglie è la narrazione di una delle ragioni per cui San, personaggio simbolo di tutta la storia, prova un implacabile odio per il genere umano a cui ella stessa appartiene. Si scopre dalla parole di Moro, sua madre adottiva e divinità protettrice del bosco dalle sembianze lupoidi, che fu la sua vera madre a lanciarla contro Moro stessa nel tentativo di salvarsi da un attacco di quest’ultima. Si aggiunge, in tal modo, anche un ulteriore tassello al mosaico della ben poco edificante rappresentazione dell’umanità proposta da un film che concede all’uomo ben pochi sconti ed eccezioni.
E’ proprio il conflitto fra un’umanità proiettata verso la modernità e le ancestrali forze della natura ad essere al centro del film in oggetto. La macchina divoratrice di risorse che è il progresso umano impone il sacrificio di quei boschi e quei territori selvaggi dove si nascondono gli ultimi animali/divinità che incarnano la natura più selvaggia e di cui l’uomo non ha più paura né rispetto grazie all’arrogante senso di superiorità concessogli dalla sua stessa tecnologia.
Nonostante il nuovo adattamento, “Principessa Mononoke” resta un film di difficile fruibilità e comprensibilità. Ai numerosi riferimenti alla storia, alla cultura ed alle tradizioni giapponesi, già di per sé non facilmente accessibili al pubblico occidentale, si aggiungono tematiche complesse, a volte sfuggenti e spesso offerte allo spettatore frammentate in dettagli di cui non è scontato tirare una somma finale.
Come ogni opera degna di nota e superire alla media, “Principessa Mononoke” non si concede con facilità allo spettatore ma impone attenzione e sensibilità. Si tratta di un film che domanda ripetute visioni senza concedere false illusioni. “Principessa Mononoke” è un film destinato a restare sfuggente accordando allo spettatore l’unica consapevolezza di aver solamente sfiorato temi e morali che, forse, non possono essere pienamente compresi con la ragione richiedendo, al contrario, quello spirito naturale che abbiamo sopito sotto le ceneri della nostra “civiltà”.