A luglio di quest’anno uscirà in Giappone il 48° ed ultimo volume del manga “Ah, My Goddess” di Kosuke Fujishima (http://it.wikipedia.org/wiki/Oh,_mia_dea!) iniziato nell’ormai lontano 1988. Fujishima è uno dei mangaka più talentuosi del Giappone grazie ad uno stile di disegno di rara bellezza ed eleganza. E’ anche grazie a tali doti del loro autore che le tre sorelle dee protagoniste di “Ah, My Goddess” affascinano al primo sguardo nonostante replichino il classico stereotipo del trio femminile composto dalla sorella maggiore casinista e sexy (Urd), la mezzana posata ed elegante (Belldandy) e la sorellina confusionaria ed infantile (Skuld).
In sedici anni di onorata carriera, Fujishima ha realizzato un’infinità di personaggi e di varianti delle tre protagoniste. Fra di esse ho un particolare debole per Belldandy in versione demoniaca comunemente chiamata “Evil Belldandy”.
Non devo essere l’unico ad apprezzarla visto che esistono una decina di modelli ad essa ispirati con colori dal rosso al viola scuro. Un particolare garage kit mi ha subito conquistato per la sensazione di movimento e di leggerezza che riesce a trasmettere grazie ad una Belldandy che, sorgendo da un vortice magico, viene circondata dai suoi fluenti capelli racchiusi in una lunga coda di cavallo.
Ho realizzato il modello in questione nel 2010, acquistandolo (non saprei dire quanti anni prima) da E-2046 (http://www.e2046.com). Come per tutti i soggetti appartenenti al mondo delle Jap Figure, ho lavorato quasi interamente ad aerografo utilizzandolo per la pelle ed il costume rosso (sfumature comprese). A pennello ho, invece, dipinto i capelli, il vortice ed i restanti dettagli (oro incluso). Con l’aeropenna ho usato gli smalti della Testor mentre a pennello gli acrilici Vallejo.
Dei lavaggi ad olio sono serviti per dare maggiore profondità ai vari dettagli nonché alla pelle nei punti più nascosti. I capelli singoli all’incrocio del ciuffo sono l’unico dettaglio che ho aggiunto al kit e li ho realizzati con filo di rame.
Ho amato fin da subito questa figure che ho voluto rendere attraente ed armoniosa grazie a colori caldi ben amalgamanti fra di loro. E’ anche a questo scopo che mi sono concesso una licenza stilistica colorando in oro i bordi del vestito di Belldandy. L’originaria ideazione dell’autore prevede il bianco ma, a mio parere, tale tinta avrebbe rappresentato una eccessiva rottura cromatica con il rosso facendo così perdere l’armonia che cercavo.