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Mi sono accostato a questo numero speciale di “Ligne de Front” con l’interesse che suscita in me ogni pubblicazione dedicata alle testimonianze ed ai racconti di chi visse direttamente gli eventi grandi e piccoli di cui è costellata la Seconda Guerra Mondiale.

Sulla base di esperienze passate non particolarmente positive, mi sono accostato al volume in oggetto con prudenza seppur incoraggiato da un’introduzione a garanzia del rigore applicato dagli autori sia relativamente alla veridicità di quanto raccontato sia sul rifiuto di ogni edulcorazione dei fatti criminali di cui si macchiarono alcuni reparti delle Waffen-SS. Non metto in discussione il rispetto effettivo di quanto precede da parte del volume in oggetto, segnalo però che non vi è presente alcuna narrazione di crimini di guerra o di particolari atti di barbarie che possa rappresentare un’ammissione diretta o indiretta di responsabilità in tal senso. Unica sostanziale eccezione è ravvisabile nel rivoltante racconto di quanto perpetrato da parte di unità Dirlewanger a spese del personale sanitario di un ospedale polacco durante la soppressione della rivolta di Varsavia del 1944. Testimonianza, tra l’altro, riportata non da un membro delle Waffen-SS ma da uno Sturmpionier della Wermacht. In tutta sincerità, il volume poteva essere più coraggioso sulla materia anche per distinguersi da numerose altre pubblicazioni dedicate alla Waffen-SS e poco interessate a dipanare il cono d’ombra che ancora persiste sull’argomento. Aggiungendosi ciò a quello che altro non è che un susseguirsi di testimonianze di cui è difficile mantenere le fila in quanto riportate da soggetti sempre diversi, i racconti presentati scorrono uno dietro l’altro senza che il lettore ne sia adeguatamente coinvolto. Ne consegue che, terminata la lettura, resta impresso nella memoria solo quel poco che si distingue per bizzarra singolarità o per drammaticità del contesto. Questo, si badi, non è dovuto a testimonianze poco significative dei diretti interessati, non mi permetterei mai di stilare una qualunque classifica su fatti ed esperienze che, anche se apparentemente minori sulla carta, sono capaci di segnare una persona fin nel profondo dell’anima, ma è semplicemente dovuto alla sensazione di aver già letto tutto ciò. Percezione che, solo latente nella prima parte del volume, diventa certezza nella seconda (in questi ultimi anni credo di essere incappato almeno una decina di volte nella lettura dello stesso stralcio di memorie di Karl-Heinz Turk, comandante di uno degli ultimi Tiger II a Berlino). Tirando le somme di tutto quanto precede, non mi sento di dire che questo volume abbia migliorato la mia conoscenza della storia della Seconda Guerra Mondiale o la mia comprensione della psicologia e delle ragioni di chi si arruolò nelle Waffen-SS oppure degli elementi che hanno caratterizzato tale corpo militare e politico. Ritengo che ciò sia anche dovuto alla natura stessa del testo. Come nel caso precedente dedicato alla battaglia di Berlino (« Batailles & Blindés » Hors-Série n° 19 – J’ETAIS A BERLIN), resto dell’idea che un mosaico di testimonianze di soggetti sempre diversi non offra un’opera dal mordente necessario a trattare i fatti coinvolti. Ben vengano, ovviamente, le testimonianze dirette ma come biografia di un solo soggetto o, ancora meglio, come preziose caselle di un saggio storico ben strutturato ed approfondito.

Concludo consigliando questo volume solo a chi si è accostato al tema di recente, per tutti gli altri il mercato offre di meglio.