La sera di mercoledì 2 aprile 2014, nei cinema che hanno aderito all’iniziativa di Nexo Digital (http://www.nexodigital.it), gli appassionati hanno potuto godere della proiezione delle prime due puntate di “Arise”, la nuovissima serie (2013) dedicata al mondo di “Ghost in the Shell” ed avente lo scopo di narrare gli antefatti di quanto raccontato nelle precedenti opere. Si tratta di un vero e proprio prequel che, personalmente, accolgo con grande entusiasmo in quanto il racconto degli eventi che hanno portato alla nascita della “Sezione 9” comandata da Motoko Kusanagi nonché delle vite dei protagonisti prima di essere arruolati in essa è argomento di sicuro fascino e coinvolgimento.
La visione di soli due episodi di una serie composta in tutto da quattro puntate, non consente di elaborare un giudizio finale sull’opera nel suo complesso ma certamente, anche grazie all’impatto visivo che il cinema permette allo spettatore, ne è subito facilmente apprezzabile la grande qualità sia narrativa che visiva. Le animazioni, anche nelle scene di azione più concitata, sono estremamente fluide senza che nella visione si noti alcun intervento della computer grafica. Le storie trattate nelle due puntate sono molto complesse ma, come nella classica tradizione delle serie televisive dedicate a “Ghost in the Shell”, allo spettatore sono fornite nel corso dell’episodio tutte le informazioni necessarie per comprendere i vari aspetti del caso investigato nonché la sua soluzione. Il tutto, e questo è uno dei punti di forza di qualunque opera fin’ora realizzata per “Ghost in the Shell” che si tratti del manga o di animazioni, senza mai togliere allo spettatore il gusto, rivedendo le puntate, di scoprire nuovi dettagli narrativi o spunti di riflessione precedentemente sfuggiti. Come nel caso delle due precedenti serie “Ghost in the Shell – Stand Alone Complex”, anche per “Arise” si coglie la volontà di trattare casi autonomi in ogni puntata fornendo, però, in ognuna di esse gli elementi di una storia principale che, dipanandosi in secondo piano nei precedenti episodi, si completa nelle ultime puntate e rappresenta il cuore dell’intera serie.
Detto quanto sopra, “Arise” è penalizzata, a mio parere, da una qualità complessiva inferiore a quella di “Ghost in the Shell – Stand Alone Complex”. Le tecniche di animazione sono chiaramente migliori ma la qualità dei disegni è inferiore. Pur non capitando spesso, alcune inquadrature dei visi dimostrano un’approssimazione che i suoi predecessori non hanno. Al contrario è, sempre a mio personale giudizio, davvero molto apprezzabile la sigla di testa che, grazie ad ritmo incalzante e ad uno stile evidentemente ispirato ai polizieschi americani, si sostituisce nel migliore dei modi a quella in computer grafica di “Ghost in the Shell – Stand Alone Complex”.
Ultima nota personale: mi auguro qualche ditta del settore realizzi il modello della bellissima moto di Motoko che, credo di non sbagliarmi, è chiaramente ispirata a quelle disegnate da Masamune Shirow in “Appleseed”.