Poteau Storical 09

Come ho già avuto modo di dire, durante il mese di agosto 2014 mi sono recato nella zona delle Ardenne allo scopo di visitare alcuni luoghi simbolo dell’offensiva scatenata nell’area da parte dell’esercito tedesco a partire dal 16 dicembre 1944. Nel mio articolo sul Kampfgruppe “Peiper” ho avuto modo di sottolineare il ruolo chiave che gli fu dato e come fu profuso ogni sforzo possibile nel tentativo di garantire a quest’ultimo il raggiungimento degli obiettivi affidati. In tale contesto, due reparti furono incaricati di proteggere i fianchi di tale unità: il Kampfgruppe “Knittel” fu dislocato a nord ed il Kampfgruppe “Hansen” a sud della direttrice d’attacco del reparto corazzato al comando del SS-Obersturmbannfuhrer Joachim Peiper. Essi avevano il compito di proteggere i fianchi del Kampfgruppe “Peiper” così da permettere a quest’ultimo di concentrare tutte le proprie risorse per il proseguo dell’avanzata all’interno delle linee avversarie. Nel medesimo tempo, le due unità dovevano consolidare il fronte allargando la breccia nelle linee americane e bloccando ad ogni tipo di contrattacco nemico in grado di minacciare le retrovie del Kampfgruppe “Peiper” o di impedire il rifornimento di quest’ultimo.

All’interno di questo quadro, il Kampfgruppe “Hansen”, facente parte della 1. SS-Panzer-Division “Leibstandarte SS Adolf Hitler” come gli altri reparti citati e sotto il comando del SS-Standartenfuhrer Max Hansen, si rese protagonista di un evento che divenne in brevissimo tempo il simbolo stesso dell’intera offensiva tedesca nelle Ardenne. Tale fatto d’armi che, ancora oggi, è inscindibilmente correlato a quanto si svolse in quel dicembre 1944, è comunemente noto come: “Ambush at Poteau”.

Nei primi giorni dell’offensiva, il fronte americano, frantumato dai colpi di maglio dell’inatteso attacco tedesco, visse le ore più critiche. Il caos era generale, mancavano direttive comuni che consentissero un ripiegamento coordinato su nuove linee difensive e l’iniziativa fu, nella pratica, lasciata ai comandanti sul campo spesso all’oscuro di quanto in corso a poca distanza dai loro quartier generali. Il panico e l’inattività furono spesso l’opzione più comune ma comandanti di maggior polso ebbero la volontà di applicare un sano pragmatismo. Quest’ultimo imponeva prima di tutto di ripristinare i contatti persi con le unità amiche vicine. E’ a tale scopo che Il 18 dicembre 1944, durante le primissime ore del mattino, il 14th Cavalry Group lasciò la guarnigione arroccata a Poteau in direzione di Recht. Poteau è, oggi come allora, un semplice incrocio bordato da poche case in cui due importanti direttrici stradali provenienti da Recht e St. Vith si uniscono per proseguire verso Vielsalm. Il luogo fu lungamente conteso fino al 24 dicembre 1944, giorno dell’abbandono definitivo da parte degli Americani.

Dopo poche centinaia di metri percorse lungo la strada che conduce a Recht, il 14th Cavalry Group cadde in una imboscata tesa da alcuni Panzergranadier del Kampfgruppe “Hansen” appoggiati da due Jagdpanzer IV L70 (V). Lo scontro, breve ma intenso, si concluse con il completo annientamento dell’unità esplorante americana.

La distruzione del 14th Cavalry Group è, in sé, un fatto d’armi di secondaria importanza. Probabilmente sarebbe oggi noto solo ai più esperti di vicende militari se non fosse che, pochissimo tempo dopo gli scontri accorsi, sopraggiunse sul posto un’unità del Kriegsberichter (corrispondenti di guerra) che realizzò un filmato e scattò una serie di fotografie sul campo che divennero in breve tempo famosissime.

Quelle immagini di uomini ben armati e sicuri di sé che si concedono una pausa approfittando di sigarette e razioni americane depredate, i numerosi veicoli americani abbandonati ed in fiamme, i panzer tedeschi in avanzata, aiutarono non poco la propaganda nazista sempre ansiosa di mostrare in patria e nei territori occupati quanto l’esercito tedesco fosse ancora combattivo e tutt’altro che sconfitto. Si trattò di materiale che entrò in possesso anche degli Americani contribuendo alla costernazione che suscitò nell’opinione pubblica l’inaspettata offensiva tedesca nelle Ardenne.

Foto e filmato sono una testimonianza notevole delle condizioni in cui si svolsero i combattimenti nelle Ardenne e condizionano ancora oggi la percezione comune degli stessi. Gli scatti “in action” sono ovviamente ricostruiti a favore di telecamera ma mostrano in modo chiaro e diretto l’aspetto delle unità appartenenti alle Waffen-SS in quel teatro operativo. Approfondendo quest’ultimo tema, è importante soffermarsi su questo notissimo scatto che ritrae un giovane mitragliere armato di MG-42.

Poteau Storical MG Gunner

Come si può facilmente notare, il soldato in questione si è prontamente procurato un impermeabile di produzione americana. Si tratta certamente di una preda bellica sottratta ad un prigioniero o recuperata su un veicolo avversario abbandonato. Il fatto non deve sorprendere. Le divisioni della Waffen-SS, benché appartenenti ad un corpo d’elite normalmente rifornito col meglio della produzione bellica tedesca, furono pessimamente equipaggiate per affrontare l’inverno nelle Ardenne. L’intendenza delle Waffen-SS indirizzò tutte le divise imbottite reversibili verso il fronte orientale giudicando inutile fornirle ai soldati destinati al fronte occidentale. Il risultato di ciò fu che gli uomini delle Waffen-SS impegnati nell’offensiva “Wacht am Rhein” affrontarono l’inverno 1944, uno dei più freddi e rigidi che gli abitanti delle Ardenne ricordassero, senza alcun equipaggiamento aggiuntivo (guanti compresi) e vestiti delle sole divise estive. Ciò acutizzò la corsa da parte dei tedeschi ad usufruire di tutto ciò cadesse nelle loro mani di provenienza americana. Non furono, quindi, razziati solo veicoli e preziosissima benzina ma anche generi alimentari e, soprattutto, vestiario. Ciò portò ad una pericolosa uniformità estetica fra i due avversari che non solo aumentò i casi di fuoco amico ma, soprattutto, acuì la paranoia alleata per i commandos tedeschi camuffati da soldati americani.  Tale tipo di infiltrazioni furono, nella realtà, opera di sporadici gruppi appartenenti alla Panzer-Brigade 150 “Rabenhugel” sotto il comando del Obersturmbannführer Otto Skorzeny. L’impatto sull’andamento della battaglia di tali commandos fu tatticamente irrilevante ma causò di un’ondata di panico ed incertezza che condizionò a lungo l’attività nelle retrovie americane. A causa di tale paranoia, ci furono numerosi casi di semplici soldati tedeschi che, indossando indumenti americani al solo scopo di proteggersi dal freddo e dalle intemperie, furono fucilati sommariamente.

Durante il mio tour nelle Ardenne, non potevo mancare di passare nei luoghi di questa famosa imboscata. Sul posto, Poteau si conferma il semplice incrocio delle citate strade. E’ difficilmente indicato sulle cartine e non pensate di trovarlo nei data base dei navigatori satellitari. In ogni caso i cartelli dimostrano facilmente la correttezza del sito e, fra le pochissime case che vi si affacciano, un edificio sembra essere stato occupato dal “Museum Poteau-44”. Parlo al passato perché il luogo appare dismesso, al mio passaggio era chiuso, privo di cartelli informativi e quelli dipinti sulle pareti erano parzialmente cancellati. Mi pare evidente che, qualunque attività vi si svolgesse, è ormai interdetta al pubblico.

Allontanandosi da Poteau in direzione di Recht, si percorre (teoricamente) il medesimo percorso intrapreso dal 14th Cavalry Group. Sono più volte andato avanti ed indietro fra Poteau e Recht ma non posso dire di aver trovato con certezza i luoghi dello scontro. L’imboscata dovrebbe essersi svolta entro il chilometro di distanza da Poteau ma dubito di aver individuato il luogo corretto. Sono sinceramente portato a credere che la statale attuale non segua il percorso dell’epoca. In ogni caso, propongo qui di seguito le foto scattate nella location che mi è apparsa più simile e, sulla carta, il luogo esatto degli scatti.

Benché abbia dovuto lasciare Poteau con l’incertezza di una dubbia identificazione dei luoghi, trovarmi nell’area coinvolta nei fatti storici sopra narrati è stata un’esperienza emozionante. Mi auguro che tutto ciò venga presto impreziosito da un museo che, come in altre zone delle Ardenne, dia giusto risalto alla notorietà del luogo con una esposizione moderna e, soprattutto, accessibile al pubblico.