VF-0S 00

ITALIAN LANGUAGE

Nell’ormai lontano 1982 fu trasmessa in Giappone la seria animata a sfondo fantascientifico dal titolo “Macross” (Chōjikū Yōsai Makurosu) su idea di Shoji Kawamori (che ne curò anche il mecha design) e con Haruhiko Mikimoto quale character design. La serie, rimaneggiata in vario modo dalla società americana Harmony Gold, raggiunse gli schermi di gran parte del mondo sancendone un immediato e duraturo successo grazie ad una storia originale, un coinvolgente triangolo amoroso ed una progettazione decisamente innovativa degli armamenti ivi rappresentati. Fra di essi, ruolo principale hanno indiscutibilmente i VF-1 “Valkyrie”, i caccia trasformabili (Variable Fighter – VF) sviluppati dall’umanità sfruttando tecnologia aliena.

L’incipit di “Macross” risiede in un evento straordinario avvenuto in un ipotetico 1999 e consistente nell’impatto sulla Terra di un’enorme astronave aliena abbandonata. I successivi eventi fino al 2009, anno di inizio della storia narrata dalla prima serie di “Macross”, sono raccontati sommariamente nel primo episodio di quest’ultima ed informano di una lunga guerra scoppiata fra le potenze terrestri per il controllo della nave aliena e della relativa tecnologia. E’ questa guerra mondiale ad essere oggetto della serie di cinque episodi “Macross Zero” realizzata nel 2002 per il solo circuito dell’home video ed ambientata nell’anno precedente l’inizio della serie originale.

L’impatto dell’astronave aliena sulla Terra, rappresentò uno shock culturale e sociale di enorme portata oltre ad essere potenziale fulcro di un salto tecnologico importantissimo. L’umanità si trovò a dover prendere coscienza dell’esistenza nell’universo di una razza extraterrestre non solo esponenzialmente più evoluta di quella umana ma anche potenzialmente pericolosa considerando la natura indiscutibilmente bellica del vascello spaziale precipitato. In vista di un successivo contatto con alieni ostili, si generò un forte impulso per la creazione di un governo planetario in grado di gestire in modo unitario le risorse e gli sforzi necessari allo studio e sfruttamento della tecnologia aliena recuperata. Ciò anche allo scopo di allineare un esercito in grado di contrastare un’invasione aliena. Le nazioni concordi in questa visione del prossimo futuro, si coalizzarono nella Earth U.N. Government, organizzazione finalizzata a concretizzare quel governo globale la cui nascita era ormai matura ed improrogabile. Contro tale iniziativa, però, si schierarono alcune nazioni che, vedendo in tale progetto un pretesto per privare di autonomia le nazioni esistenti soggiogandole ad una forma di totalitarismo militare, si unirono in una alleanza Anti-U.N.  Da qui si scatenò la Unification Wars che sconvolse il pianeta Terra per molti anni e che aveva come scopo primario il controllo dell’isola di South Ataria e, quindi, della tecnologia aliena contenuta nella vascello extraterrestre in essa schiantatosi.

Avendo la U.N. accesso a gran parte dei manufatti alieni recuperati dopo l’impatto, fu quest’ultima ad impegnarsi per prima in un’applicazione militare delle stesse. Il progetto principe in questa corsa agli armamenti di scala globale aveva in oggetto lo sviluppo del VF-1, il caccia trasformabile che sarebbe poi stato impiegato contro gli Zentradi nel conflitto raccontato nella serie del 1982. E’ però evidente che un salto tecnologico così importante non era gestibile né in tempi rapidi né senza la realizzazione di una serie di prototipi che permettessero l’acquisizione pratica dell’esperienza necessaria a rendere i VF-1 operativi nel minor lasso di tempo possibile. E’ da questa esigenza che nacque il VF-0 “Phoenix”, primo caccia a configurazione variabile (Fighter, Gerwalk e Battroid) a godere di una produzione significativa.

Il VF-0 fu un caccia prodotto dalla joint-venture Northrop Grumman/Stonewell/Shinsei a cominciare dal 2004. Non essendo ancora disponibili i nuovi motori in corso di sviluppo per il VF-1, il VF-0 era equipaggiato con due EGF-127. Si trattava di turbine di tipo convenzionale che imposero al caccia dimensioni superiori a quelle del successivo VF-1 e che, rispetto a quest’ultimo, ne condizionavano negativamente le prestazioni ed, ovviamente, ne impedivano l’uso al di fuori dell’atmosfera terrestre. Gli EGF-127, pur garantendo una velocità di Mach 2.74 a 11.000 metri d’altezza, non erano in grado di fornire tutta l’energia necessaria ad un Variable-Fighter e, conseguentemente, il VF-0 aveva un’autonomia limitata nelle configurazioni di cui era dotato (per esempio il combattimento in aria come Battroid non poteva superare i 20 minuti). L’armamento del VF-0, oltre a prevedere un’ampia gamma di missili, includeva già i cannoni laser Mauler e, predecessore del GU-11 del VF-1, il GPU-9, fucile a tre canne rotanti Gatling da 35mm con rateo aggiustabile di 60/1,250/2,500 colpi al minuto e caricatore da 550 proiettili con velocità alla bocca di 1.100 metri al secondo.

Il VF-0 “Phoenix” non raggiunse mai la produzione di serie né avrebbe mai dovuto essere utilizzato in combattimento reale. Ciononostante nel 2008 esso fu urgentemente reso operativo ed in ingaggiato in combattimento per contrastare l’entrata in servizio dell’Sv-51 da parte delle forze Anti-U.N. Esse, infatti, utilizzando le informazioni ottenute sul VF-0S a seguito dell’attività spionistica perpetrata a danni di quest’ultimo, riuscirono a sviluppare un proprio Variable Fighter che, nonostante il numero limitatissimo di esemplari, si stava dimostrando in grado di influire sul corso della guerra.

In totale la U.N. ebbe in dotazione le seguenti versioni e numero di esemplari del VF-0 “Phoenix”:

Vf-0A

  • 24 VF-0A quali caccia monoposto standard con ala a geometria variabile (a cui sono da aggiungere 4 VF-0A biposto da addestramento e 2 VF-0A biposto da ricognizione armata);

Vf-0D

  • 18 VF-0D quali caccia biposto con ala a delta (a cui sono da aggiungere ulteriori 6 VF-0D monoposto);

Vf-0S

  • 4 VF-0S, versione del VF-0A destinata ai comandati di squadriglia.

Vf-0B

Si aggiungono, infine, alcuni VF-0B biposto e VF-0C monoposto principalmente utilizzati per test.

Oggetto del mio modello, ormai datato 2006, è il VF-0S pilotato da Roy Focker, asso della U.N. e personaggio fondamentale sia in “Macross Zero” che nella serie originaria del 1982. Ricordo ancora l’emozione che mi suscitò anni fa lo scoprire che Hasegawa avrebbe realizzato kit dedicati al mondo di “Macross”. La società giapponese non ha tradito le aspettative ed i suoi modelli tratti da questa serie animata non hanno nulla da invidiare per qualità a quella offerta dai kit di soggetti storici. Unica vera pecca è la costante realizzazione del vetro della cabina in plastica trasparente con la linea di fusione che lo percorre centralmente per tutta la lunghezza del pezzo. Nulla che non possa essere risolto con molta pazienza, carta abrasiva finissima ed un coprente lucido ma resta in ogni caso un elemento importantissimo del modello che rischia di non avere la qualità necessaria. A ciò si aggiunge qualche discutibile complicazione nelle modalità di montaggio di alcuni elementi (in particolar modo a livello dei propulsori) ma, anche in questo caso, uno studio preciso delle istruzioni e un assemblaggio preventivo “a secco” permettono di superare con successo l’impresa.

Personalmente non ho trovato alcuna necessità di modificare sensibilmente il kit in questione. La qualità dello stesso mi ha permesso un puro montaggio da scatola salve due sole eccezioni: da una parte ho migliorato il dettaglio dei carrelli aggiungendovi i cavi dei freni e girando verso sinistra le ruote di quello anteriore e dall’altra ho reso mobili i timoni di ali e coda; il tutto per adattare tali elementi al movimento del caccia sulla pista. Ho, infatti, successivamente inserito l’aereo in un piccolo diorama immaginandolo spostarsi verso sinistra sotto la direzione del personale di terra.

Il modello è stato in gran parte dipinto ad aerografo con varie sfumature di bianco e di grigio chiaro allo scopo di simulare la differenza di tonalità della varie pannellature. Decisamente importante fu il lavoro dedicato all’apposizione delle numerose decal previste. Allo scopo di evitare che si noti lo spessore delle stesse, è importante applicare in precedenza uno strato di coprente lucido, applicare le decal ammorbidendole con un prodotto apposito così da far sì che si adattino perfettamente alle forme ed alle cavità del modello e ricoprire di nuovo il tutto con coprente lucido.

Oltre ad evidenziare i contorni delle pannellature con colori ad olio (nero e bruno Van Dyck) molto diluiti, ho, probabilmente sotto l’influsso di radicate abitudini tratte dal modellismo militare, realizzato anche un lungo quanto accurato lavoro mirato a riprodurre colature di sporco lungo tutta la superficie dell’aereo. Anch’esse sono state realizzate a pennello tirando verso la direzione desiderata i colori ad olio citati (in questo caso lasciati ad una maggior consistenza) ma ammetto che, pur essendo il VF-0S un caccia operativo nella sola atmosfera e quindi soggetto agli agenti atmosferici, attualmente non rifarei più un lavoro simile e di tale intensità.

Il modello è stato completato con una base avente lo scopo di limitare il più possibile i due principali difetti legati alla messa in scena di un aereo: l’appiattimento dovuto ai pochi centimetri di altezza del velivolo e l’ampiezza degli spazi orizzontali necessari ed occupati solo in minima parte da ali genericamente lunghe e strette. Per fare tutto ciò, ho realizzato un basamento molto alto allo scopo da elevare il centro dell’attenzione e più stretto della superficie occupata dall’aereo le cui ali, coda e muso sporgono al di fuori dello stesso. In questo modo la scena gode di una altezza in grado catalizzare l’attenzione dell’osservatore coadiuvata da una sensazione di leggerezza garantita dal ristretto volume complessivo.

???????????????????????????????

Questo mio VF-0S è da considerare in parallelo con l’Sv-51 da me realizzato alcuni anni dopo. Essendo i due caccia avversari, li ho rappresentati in modo che fossero agli antipodi uno dell’altro. A tale scopo ha giovato non solo la colorazione (uno bianco e l’altro nero) ma anche la postura in quanto quello in oggetto è in movimento per decollare ed il secondo, al contrario, è parcheggiato sulla pista in attesa degli eventi.

Nonostante gli anni passati dalla sua realizzazione, sono ancora molto orgoglioso di questo mio VF-0S che, benché qualche difetto che gli imputo, non solo è il modello da me realizzato che ha conquistato più premi ai concorsi (attualmente undici, di cui nove ori e due argenti) ma mi ha anche concesso l’inaspettata soddisfazione di vincere un bronzo al World Model Expo 2014 di Stresa.

Questo mio VF-0S è da considerare in parallelo con l’Sv-51 da me realizzato alcuni anni dopo. Essendo i due caccia avversari, li ho rappresentati in modo che fossero agli antipodi uno dell’altro. A tale scopo ha giovato non solo la colorazione (uno bianco e l’altro nero) ma anche la postura in quanto quello in oggetto è in movimento sotto la direzione del personale di terra mentre l’Sv-51 è parcheggiato sulla pista.

 

ENGLISH LANGUAGE

I’m a great fun of the Japanese animation series “Macross” since I was a kid. Of course I’m very excited every time Hasegawa announces a new model kit dedicated to “Macross” saga!

The first model I built, was the VF-0S piloted by Roy Focker in “Macross Zero”, the prequel to the original series produced on 2002. The VF-0 is the first variable fighter produced introducing alien technologies and was deployed during the world war started for the control of the extraterrestrial spaceship crashed on Earth. The Hasegawa kit has a level equal to its historical models and it is quite easy to built. Only little modifications was carried out by me: the frontal landing gear was turned on the left and I moved the control surface as if the plane was moving on the runway.

I painted my VF-0S by airbrush with different tones of light gray. An hard weathering work was made by me using oil colors but I suppose to have exaggerated the number and the intensity of the drips of dirty. At least considering that we are talking about an operational fighter.

At last, the model was fixed on a very high base in order to avoid the squashing sensation typical of any airplane diorama.

Let me say that I’m very proud of this model that won several awards (nine gold medals and two silver medals) to which is recently added a bronze medal at the World Model Expo 2014 in Stresa.

FRENCH LANGUAGE

Je suis un grand passionné de la série animée Japonaise « Macross »  depuis ma jeunesse. Vous pouvez, donc, bien imaginer mon enthousiasme toutes les fois que Hasegawa annonce une nouvelle maquette dédiée a cette saga.

Le kit du VF-0S ait été le premier que j’ai réalisé. Il s’agit de l’intercepteur transformable piloté par Roy Focker en « Macross Zero », le prequel du 2002  à la série originelle narrant la guerre mondiale déclenchée pour la possession de l’épave d’un titanesque vaisseau extraterrestre tombé sur la Terre (la future SDF-1). La maquette Hasegawa a la bonne qualité des ses kits dédiés aux sujets historiques. L’assemblage est facile à l’exception de quelque passage qui nécessite d’un peu plus d’attention. Les seules améliorations apportées furent relatives au carrelle d’atterrissage frontal tourné sur la gauche et au mouvement des gouvernails de direction. Tout ca pour donner l’idée du déplacement de l’avion sur la piste d’atterrissage.

J’ai peint l’avion à l’aérographe avec une panoplie des gris clairs. Le vieillissement a été réalisé avec les couleurs à l’huile (Noir et Brun Van Dyck) pour les bords des panneaux et pour les fuites de saleté. Ceux-ci sont probablement trop nombreux pour un avion opérationnel mais, à ce moment-là, ma formation liée aux chars de bataille a eu l’avantage sur moi.

Finalement, l’avion a été fixée sur une base très haute pour réduire la sensation de pression à la baisse typique des dioramas aéronautique.

Je suis très fier de cet avion qui a remporté plusieurs prix aux concours de maquettes compris une inattendue médaille de bronze au World Model Expo 2014 de Stresa.